Home NotizieSan Marino Le inesattezze del “Fatto”. San Marino Rtv querela

Le inesattezze del “Fatto”. San Marino Rtv querela

da Redazione

“Il Fatto di oggi (ieri, ndr) ” ha dichiarato il Dg della San Marino RTV Carlo Romeo “con un articolo a firma Emiliano Liuzzi si occupa di RAI, di San Marino e della sua RadioTelevisione, infilando una dopo l’altra inesattezze giornalistiche, fantasie apparentemente e incomprensibilmente rancorose, condite da un paio di vecchie informazioni mal comprese e peggio utilizzate.

Peccato. Sarebbe bastata una semplice telefonata a San Marino per evitare di fornire false informazioni, per non dire balle, sul conto di un piccolo Stato, della sua RadioTelevisione e dei suoi dipendenti, il cui lavoro è facilmente verificabile e verificato tutti i giorni. Se una telefonata fosse stata troppo impegnativa, è possibile trovare altrettanto facilmente sul web i bilanci 2011 e 2012 della San Marino RTV, il Piano Editoriale e il Piano Industriale 2013-2015 e persino il reale stipendio dell’attuale Direttore Generale, purtroppo di molto inferiore a quello millantato dal Fatto. A questo punto, come spesso accade in Italia, saranno purtroppo gli avvocati a dover ristabilire la verità e chi ha sbagliato avrà sicuramente modo di pagare”.

 

 

Di  seguito L’articolo del Fatto quotidiano

Viale Mazzini e i 3,6 milioni alla sede fantasma di San Marino

Sprechi. Zero servizi e programmi, 60 dipendenti inutilizzati per un pubblico potenziale di 15.000 persone. Un altro milione lo mette lo Stato

di Emiliano Liuzzi

C’è un paradiso che non è solo fiscale, ma si chiama anche Rai. Precisamente sede di San Marino, una delle più ambite sedi all’estero per chi non ha troppa voglia di consumarsi le scarpe sui marciapiedi a cercare notizie e a fronte di uno stipendio che si aggira sui 320 mila euro lordi ogni anno, spese a piè di lista, auto, autista e casa. Uno scherzo che costa a viale Mazzini – attraverso le casse dello Stato – 3 milioni e 600 mila euro, grazie a un trattato internazionale ratificato nel 1998 a firma dell’allora ministro degli esteri, Massimo D’Alema. Altri 900 mila euro ce li mette lo stato del Titano. Per una sede fantasma, nonostante i 60 dipendenti, tra giornalisti, impiegati e operatori: pochissimi servizi prodotti, un bacino potenziale di utenti di 15.000 persone, raccolta pubblicitaria in caduta libera, i residenti effettivi perché tutti gli altri vivono altrove e lì conservano solo la residenza fiscale. Il conto in banca, per dirla senza giri di parole. Ma su questo fronte neppure Mario Monti ha osato metterci mano. E tutte le volte che qualcuno del Pd prova a esaminare la questione è messo a tacere. Non sappiamo se sia l’effetto D’Alema che, comunque, nel partitone che fu rosso, ha ancora un suo peso, o semplicemente perché di accordo internazionale si tratta. Resta una spesa che appare spropositata, se si contano lo scarso utilizzo che ne fa la Rai stessa e le notizie o i palinsesti che può produrre quello che per numero di abitanti è paragonabile a un paesello di campagna. D’ALTRO NDE il 23 ottobre 1987 venne firmato il primo accordo in materia di collaborazione radiotelevisiva tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di San Marino, ratificato con legge 9 aprile 1990: grazie a questa norma il governo italiano e la Repubblica di San Marino si sono impegnate a costruire una società di diritto sammarinese a capitale sociale misto fra la Rai stessa e l’Eras, Ente per la radio diffusione sammarinese. Scopo della società mista è la gestione in esclusiva del servizio pubblico radio-televisivo nella Repubblica di San Marino. Convenzione che a dire il vero sarebbe scaduta, ma che si rinnova in maniera tacita. Accordo firmato sotto forma di trattato internazionale, appunto. Quasi blindato. Non solo: il direttore della sede viene pagato come un corrispondente da Parigi o Berlino. Con una differenza: non produce quanto i loro colleghi. Ma la Rai sarebbe il minimo. Il via vai sammarinese si muove fuori da ogni regola. Come quando ci sono le elezioni. Arrivano improbabili elettori dal Sudamerica, dagli Stati Unito. Dalla Francia. E sono in gita pagata dai partiti. “Io non abito qui, sono venuto per votare. Non so niente. Non voglio dire il nome del politico, diciamo che c’è più di un partito dietro l’organizzazione dei viaggi”, disse uno dei cittadini residenti all’estero al Fatto Quotidiano il 19 novembre dello scorso anno, data dell’ultima elezioni. “Sono alcuni partiti a occuparsi dei viaggi. Noi non abbiamo soldi, ma loro probabilmente hanno pagato anche l’alloggio”.

IN ITALIA, secondo le leggi in vigore (almeno per adesso) si chiamerebbe voto di scambio. Un reato. A San Marino tutto avviene con molta naturalezza. Per non parlare delle banche e di quel segreto che resiste. Qui la criminalità organizzata ripulisce il denaro. Due mesi fa sono state arrestate 24 persone. Nell’estate del 2011, invece, dietro le sbarre su richiesta della Dda era finito il presidente del Credito Sammarinese Lucio Amati con l’accusa di riciclaggio. Con la stessa accusa era stato arrestato l’8 luglio anche Walter Vendemini, direttore della banca di Amati. Nella vicenda, entrava la ‘ndrangheta calabrese con Vincenzo Barbieri, ucciso in un agguato nel 2011 a Vibo Valentia, e il sodale Francesco Ventrici. I due avrebbero aperto un conto per il tramite dello stesso Vendemini presso il Credito Sammarinese intestato a Barbieri, nonostante quest’ulti – mo fosse già noto alle cronache, ma soprattutto ai tribunali, come affiliato delle ‘ndrine. I casi di cronaca legati a questo tipo di operazioni sono innumerevoli. Ma al governo del piccolo stato va bene così. Quando è il caso negano. Altrimenti cercano di fare di tutto per evitare che la guardia di finanza possa mettere il naso nella loro terra.

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