Home FixingFixing Il ‘terzo grado’ degli studenti al Segretario all’Istruzione

Il ‘terzo grado’ degli studenti al Segretario all’Istruzione

da Redazione

Al culmine del percorso di giornalismo portato avanti da Fixing e dal Liceo Economico la lunga intervista a Giuseppe Morganti su scuola, università e ruolo della cultura.

 

Per uno studente italiano è probabilmente un sogno irrealizzabile quello di confrontarsi con un ministro, soprattutto con il ministro all’istruzione, in questo caso Maria Grazia Carrozza. Per fortuna invece a San Marino non è così. Nella nostra Repubblica abbiamo infatti l’opportunità di poter incontrare i rappresentanti del Governo anche per la strada, e a volte capita anche l’occasione di poter scambiare impressioni e rivolgere domande dirette a un Segretario di Stato persino in sedi e in occasioni istituzionali. Questo è capitato a otto ragazzi del Liceo Economico di San Marino che, mercoledì 8 maggio, hanno potuto intraprendere una lunga intervista con il Segretario all’Istruzione Giuseppe Maria Morganti. L’incontro è stato organizzato al culmine del percorso di giornalismo realizzato in collaborazione con San Marino Fixing. Il nostro arrivo nel grande salone della Segreteria, in Contrada Omerelli, è stato accolto molto calorosamente. Durante l’inevitabile “anticamera” in attesa dell’arrivo del ‘ritardatario’, noi ragazzi ci siamo scambiati le ultime messe a punto sul “botta e risposta” che sarebbe seguito. All’arrivo del Segretario Morganti, dopo esserci accomodati tutti attorno al grande tavolo ovale, ha avuto inizio il momento formale delle presentazioni. Eravamo molto emozionati e grati per l’esperienza che la scuola ci ha offerto, perciò puntavamo a tener alto il nome della nostra istituzione mostrandoci preparati e competenti. Durante quel piovoso pomeriggio si è fatto luce su numerosi aspetti scolastici, universitari e culturali. Di questi, alcuni ci hanno addirittura sorpresi.


Segretario Morganti, crede che la scuola a San Marino sia da ritenere un buon percorso formativo?

 

“La scuola nell’ambito sammarinese è percepita non solamente come un ‘preparatore culturale’ ma anche come un trampolino di lancio per entrare in società. La Scuola Secondaria Sammarinese consegue ottimi risultati, ogni anno in crescita. Questo tipo di istituzione deve essere anche un ponte di collegamento con le imprese. Per questo motivo, il Liceo Economico Aziendale, come voi ben sapete, ogni anno organizza degli stage lavorativi su misura per gli studenti in modo che possano mettere in pratica quello che è stato appreso durante l’anno scolastico. Lo scambio deve esserci, ma contemporaneamente la scuola deve aiutare i propri studenti a mantenere la ‘mente aperta’. Perché, se questo scambio col mondo del lavoro è importante, spesso tuttavia le aziende tendono ad essere molto settoriali sotto il profilo culturale”.


La preparazione è efficiente ed equa per tutti gli indirizzi?

 

“La scuola, da sempre, cerca di conferire a tutti gli studenti un’istruzione di base molto vasta. Io penso che comunque dovrebbe fare di più, adeguandosi alle nuove esigenze della società, proponendo nuove attività che modernizzino il tradizionale metodo d’apprendimento e ampliando il numero delle attività”.


Passiamo ad un altro argomento molto significativo, lo sviluppo dell’Università. L’offerta sammarinese è limitata e il nostro ateneo fatica a competere con le storiche università italiane, in particolare quelle del circondario. Si potrebbero creare nuovi indirizzi di studio anche più qualificati?

 

“L’aumento degli indirizzi è un punto fondamentale. Oggi offriamo tre corsi di laurea triennali e una serie di Master. Abbiamo realtà d’eccellenza, estremamente qualificate, che però fanno comunque moltissima fatica ad entrare in concorrenza con le analoghe realtà italiane. Si dovrebbero creare nuovi corsi, spaziando in particolare nel campo della tecnica e della tecnologia che in questo momento sono le più ricercate e rinomate”.


Sa Segretario, ci sono tanti studenti sammarinesi che, usciti dalla scuola secondaria decidono di intraprendere percorsi di studio in ambito medico. È possibile pensare di aprire una facoltà di medicina in territorio?

 

“Il discorso è complicato. L’università di medicina è la più importante che si potrebbe avere in territorio. Una scelta di questa portata va però presa tenendo salda la testa sulle spalle. Non è possibile ragionare su un’ipotesi, e in passato si è fatto un tentativo del genere, che ci metta in concorrenza con le altre università, portando da noi gli studenti che non erano riusciti a entrare nei numeri chiusi degli altri atenei. In ogni caso per avere una facoltà di medicina è fondamentale avere alle spalle un polo ospedaliero forte, perché gli studenti devono avere a disposizione posti letto in ospedale per esercitarsi. C’è una proposta, che vi racconto in esclusiva: in Emilia-Romagna ci sono due grandi poli. Uno è Bologna, l’altro è allargato sul territorio, la macroarea che comprende Forlì, Cesena, Rimini, Santarcangelo. E San Marino. Su questa macroarea non ci sono Università che incidono, non c’è per ora un interesse specifico. Eppure in questa area ci sono circa 2.200 posti letto ospedalieri. Facendo un rapporto tra studenti e posti letto, sarebbe possibile dare opportunità di studio almeno a 4-500 studenti. Con un simile ragionamento si potrebbe pensare alla nascita anche di una facoltà di medicina. Che porterebbe volontari, ricercatori e fama al nostro ospedale e a quelli limitrofi. Su questa ipotesi vi posso dire solo che ci stiamo lavorando”.


Quali saranno le traiettorie per lo sviluppo dell’Università? Come si può renderla “internazionale”?

 

“Questo è un elemento centrale per noi. Stiamo ragionando concretamente su un progetto di riforma della nostra Università. Quando si parla di riforma si parla anche di miglioramento nell’amministrazione e delle questioni burocratiche. Le Università in generale, e la nostra in particolare, deve cambiare volto. Prima di tutto l’Università deve collaborare col territorio, è una ricchezza. Punteremo su tre settori particolari. Un reparto che si occuperà di comunicazione, uno di orientamento, in entrata e in uscita. E il terzo è l’internazionalizzazione, quindi il contatto con le università estere per riuscire a dare vita a iniziative assieme all’interno del territori o fuori, aprendo un rapporto internazionale”.


Come dovrebbe essere trattata la cultura nel panorama sammarinese?

 

“Occorre passare da una concezione di ‘sfruttamento’ della cultura al concetto di ‘produzione’ della cultura. La cultura non deve farci buttare via soldi ma deve fare profitto, dalla cultura ci si deve guadagnare. E lo dico con tutta la mia energia. Bisognerebbe dunque invertire questo processo e investire sulla cultura pensandola come un business, capace di creare nuovi posti di lavoro, in particolare individuare la possibilità di raccogliere profitti da artisti, specialmente in ambito musicale, lavorando sulla garanzia dei diritti di autore. Noi puntiamo, con il progetto della creazione di un distretto culturale, ad un’altra strada possibile, ovvero quella della creazione di una industria della cultura, che molto prontamente ci fornisce grandi esempi come l’Inghilterra in ambito musicale o Hollywood nel campo della cinematografia”.


Per concludere, quali sono le aspettative per il futuro del nostro Paese?

 

“Ci troviamo sicuramente in una fase molto difficile, ma d’altronde dai periodi di crisi nascono le grandi idee. Io sono ottimista, e pongo molta fiducia nelle generazioni future. Dovete però uscire dalla mentalità che c’è stata negli ultimi anni. Non dovete più pensare di pretendere aiuto incondizionatamente dallo Stato. Le idee e i progetti devono essere i vostri, poi lo Stato vi dovrebbe aiutare, o per lo meno dovete sperare che non vi ostacoli. Io penso che vivere di rendita, come è stato fatto in tempi recenti, sia un freno per lo sviluppo, mentre il profitto dà sempre l’incentivo per andare avanti, fare selezione e migliorare la qualità. Sono convinto che da questa crisi possa emergere una nuova San Marino capace di puntare sull’innovazione, anche se questo può portare a una qualche percentuale di rischio. Ma, dopotutto, senza rischio non si fa nulla”.

 

Il video dell’intervista integrale su www.sanmarinoweb.com.

La fotogallery dell’incontro su www.sanmarinofixing.com.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento