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San Marino, “La patrimoniale deprime chi fa impresa”

da Redazione

Paolo Rondelli (Cams): “Se si vuole sanare il bilancio dello Stato, si tocchino le aziende statali”. Michele Gualandi (LCBeauty): “Gravi danni per l’intera economia del Paese”. Delio Maiani (Sedi): “Per pagarla, saremo costretti ad accendere un finanziamento”.

 

di Alessandro Carli

 

E’ scesa, come la spada di Damocle. La patrimoniale – dopo tanti rumors e una serie di slittamenti – è diventata realtà. Sul numero 18 di San Marino Fixing abbiamo pubblicato una tabella dettagliata con tutti gli importi che dovranno essere pagati. Dopo i numeri, quindi, le parole e le riflessioni di alcuni imprenditori, probabilmente una delle categorie più tartassate dal provvedimento.


Roberto Amati (ASA)

 

“La patrimoniale è una tassa iniqua, che va a schiacciare ulteriormente il sistema produttivo industriale. Credo che si sarebbe dovuto, in primo luogo, mettere in atto la spending review. Le segreterie di Stato ci dicono che il mondo è cambiato e che anche San Marino di deve adeguare. Il soldi che arrivavano una volta oggi non ci sono più. Eppure non mi sembra che si sia andato a toccare il sistema elefantiaco della pubblica amministrazione. Un professore, sul Titano, guadagna più del doppio rispetto a un insegnante che presta il proprio servizio in Italia. Se si deve mettere in campo la parola ‘coraggio’, credo che si debba fare in questo momento”.


Loriano Racchini (Electra)

 

“Per le aziende del territorio è già difficile lavorare in piena crisi. La patrimoniale, di fatto, va a incidere ulteriormente sulle difficoltà già presenti. Ma come verranno investiti i soldi che entreranno nelle casse statali? Questa iniziativa, secondo me, va a deprimere ulteriormente il sistema produttivo. Come ripeto, la crisi è palpabile, però viene chiesto uno sforzo alle aziende mentre la pubblica amministrazione continua a mantenere lo status quo. Probabilmente è il caso di attivare anche la spending review”.


Roberto Renzi (Tecnoplay)

 

“Credo sia giusto contribuire a superare questo periodo difficile. Il problema è che la patrimoniale mette in difficoltà l’economia reale, l’unico comparto che cerca di ‘tenere’. Non trovo giusto che questa tassa non sia accompagnata da altre iniziative per risanare i conti. La spesa corrente deve essere contenuta. Oltre alla spending review – taglio delle pensioni d’oro e degli stipendi alti della PA -, bisognerebbe provare a privatizzare alcuni asset statali. Non possiamo indebitarci per la spesa corrente: al massimo potremmo farlo per far crescere la produttività e incrementare lo sviluppo”.


Franco Capicchioni (Aliparquets)

 

“L’aspetto fondamentale è che la patrimoniale sia una tantum. E’ opportuno che uno Stato serio faccia alcune imposizioni alle imprese sull’effettivo utile consegnato e non sulle rendite di posizione. Le aziende fanno già i propri bilanci. Il guadagno è indipendente dagli immobili di proprietà. Non mi piace che lo Stato metta le mani sui risparmi dei cittadini. Credo sarebbe più opportuno che mettesse in campo un’economia di gestione più prorompente, più attenta”.


Neni Rossini (Gruppo Sit)

 

“Sono tutti gli interventi che girano attorno alla crisi. Chi può, deve spingere a contribuire al risanamento. La patrimoniale è un peso che grava sulle spalle delle imprese. Credo sia corretto che tutti debbano aiutare lo Stato, però deve esserci un progetto in prospettiva. Si devono cioè porre basi solide per una crescita che sia organica. La patrimoniale è un sacrificio e il momento è indubbiamente delicato. Però, ripeto, deve essere messo in campo per far ripartire la crescita e non per coprire i buchi”.


Paolo Rondelli (Cams Group)

 

“In Italia stanno facendo di tutto per togliere l’IMU, che di fatto è una tassa patrimoniale in quanto hanno capito che è controproducente. A San Marino hanno fatto di tutto per metterla. Va contro ogni logica di mercato. Se si vuole sanare il bilancio dello Stato, potevano toccare le economie delle aziende statali. Gli stipendi dei dirigenti dell’Istituto per la Sicurezza Sociale – pubblicati nei giorni scorsi – sono assolutamente fuori mercato. Se si parla di spending review seria, gli stipendi dei dirigenti della Pubblica amministrazione andrebbero segnalati e cambiati. La patrimoniale serve per pagare le spese dello Stato. E’ come una coperta: se la allunghi, si accorcia dall’altra parte. Se serve per risanare i conti, dall’altra parte comprime i consumi e l’economia dei sistema Paese. Nell’ultimo anno gli imprenditori hanno dovuto caricarsi sulle spalle l’addizionale, le tasse sulle licenze, il fondo pensione, per metà a carico del dipendente e per metà a carico dell’impresa. Le imprese hanno già dato: la patrimoniale è un ulteriore salasso che andrà a colpire il sistema economico locale. Le aziende produttive hanno gli stabilimenti e i capannoni: perché penalizzarle? E quelle commerciali e finanziarie, che hanno pochissimi immobili in pancia? Rimane il contratto: il 3% di aumento, in un momento di crisi, non è poco”.    


Giulio Caramaschi (Colorificio Sammarinese)

 

“Ho cercato di capire le linee della patrimoniale: mi sembra una tassa sulle aziende. Secondo me l’iniziativa ci può stare, visto che lo Stato non ha più soldi. Si tratta di un provvedimento anche corretto – se accompagnato poi anche dalla spending review – ma solo se con i soldi che entrano nelle casse dello Stato si andrà a promuovere la ripresa del lavoro e il mondo produttivo della Repubblica”.


Christian Montanari (Industrie Montanari)

 

“Quando le cose vanno bene, vanno bene per tutti. Parimenti, nei momenti di difficoltà, occorre che tutti contribuiscano. Sono d’accordo che si debba pagare qualcosa, però in maniera capillare. Bisogna rivedere tutto il sistema: se si vogliono tassare le imprese, si deve anche alleggerire la macchina pubblica, che è costosa e molto pesante. Nel 2008 abbiamo ristrutturato l’azienda per poter competere sui mercati. Ora arriva la patrimoniale. Vorrei però vedere che anche la pubblica amministrazione partecipasse, in maniera attiva, alla riduzione dei costi in modo da poter liberare risorse da destinare alla crescita del Paese”.


Luka Simetovic (Hit medica)

 

“La situazione economica del Paese è stagnante e prelevare risorse alle imprese significa tagliare investimenti destinati alla crescita. Una tassazione che serve solamente per coprire il rosso della spesa corrente dimostra una scarsa visione di prospettiva, dimostra l’assenza di un piano che serve per rilanciare l’intero sistema del Titano”.

 

Michele Gualandi (LCBeauty)

 

“Tassare il patrimonio immobiliare è un grave errore. E se ci fossero dubbi in proposito, basterebbe guardare all’Italia, che ci offre l’evidente dimostrazione di come questo tipo di intervento produca gravi danni per l’intera economia, a partire proprio dal settore immobiliare. Infatti oggi vediamo che non sanno come uscirne. La patrimoniale, poi, è demoralizzante per noi che facciamo impresa. Prendiamo l’esempio, peraltro comune, di un imprenditore che ha due capannoni e oggi si trova ad averne uno vuoto per via della crisi. Già quell’immobile non produce reddito, se se lo trova pure gravato da tasse, anziché essere stimolato a trovare nuovi utilizzi gli verrebbe voglia di venderlo. Peccato però che il mercato sia del tutto fermo. È un circolo vizioso che dimostra che fare la scelta più facile (creare nuove imposte, ndr) è un errore. Senza contare che bisognerebbe vedere i tagli prima di parlare di tasse. A mio avviso, insomma, si è persa un’occasione”.


Delio Maiani (Sedi)

 

“Per pagare la patrimoniale saremo costretti ad accendere un finanziamento. Oggi non c’è più denaro contante. Il settore edile poi sta attraversando un periodo di grandissima difficoltà: ci sono immobili invenduti e i non completamente finiti. Nel nostro campo c’era un po’ di lavoro, ma adesso è quasi sparito. Ci sono commissioni un po’ a spizzichi e bocconi, lavori di breve durata, da 15 o 20 giorni al massimo. E’ molto difficile. Le banche poi cercano di non esporsi economicamente, e quindi fanno fatica a concedere i finanziamenti. Cercano di evitare i rischi. Come imprenditori non vogliamo sottrarci alle responsabilità: credo sia giusto aiutare lo Stato, però non dobbiamo essere gli unici”.


Alessandro Bollini (La Splendor)

 

“Piuttosto che appesantire le aziende che sono rimaste sul territorio, si dovrebbe dar modo al tessuto produttivo di investire risorse per cercare di mantenere e conquistare nuovi mercati, anche attraverso nuovi prodotti. La patrimoniale è una tassa sistemica molto pesante, che penalizza le imprese. Per me non è la cura giusta: si impoverisce il vero volano del Paese. Certo, stiamo attraversando un periodo di crisi, però se si vogliono recuperare liquidità e risanare i conti, bisogna anche andare a ridimensionare la pubblica amministrazione. Le aziende fanno molta fatica a reinvestire gli utili per portare avanti un percorso di crescita, di sviluppo”.

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