Ieri la quarta giornata di lavori consiliari si è aperta con le dichiarazioni di voto sul progetto di legge di iniziativa popolare di riforma della normativa referendaria. Dopo quindi due giorni di dibattito, si è passati alla votazione del provvedimento, emendato dalla maggioranza, che è stato quindi approvato con 38 voti a favore, 9 contrari e 8 astensioni.
Di seguito un riassunto della prima parte della seduta consiliare odierna. Comma 6. Progetto di legge di iniziativa popolare “Progetto di legge per la modifica della vigente normativa in materia di referendum”. Approvato con 38 voti a favore, 9 contrari e 8 astensioni.
Dichiarazioni di voto
Paride Andreoli, Ps: “Come è stato più volte sottolineato, quella referendaria è materia non di parte, ma di interesse generale che deve coinvolgere tutti gli attori in ambito consiliare. Perciò crediamo ci sia stato un approccio sbagliato della maggioranza. La legge ha introdotto tutta una serie di emendamenti che hanno in parte svilito l’importanza di alcuni articoli presentati dai promotori. Uno dei punti salienti è quello del quorum. Era un punto importante, fermo, del comitato, verso cui ‘erano molte attese da parte della cittadinanza. Invece é stato avanzato un emendamento che ha dato risposte diverse. Mi permetto poi di sottolineare di non aver visto in maggioranza quella coesione necessaria a prendere decisioni importanti. Per questo motivo, prendendo atto che il provvedimento che si va a legiferare con emendamenti rappresenti comunque un passo in avanti rispetto la normativa attuale, il gruppo socialista si asterrà dal voto”.
Francesca Michelotti, Su: “Nel dibattito avevamo espresso una posizione interlocutoria, e l’intenzione era quella di votare comunque il provvedimento. Ma alla sua conclusione, non ci possiamo sentire di appoggiare questo progetto perchè non è quello presentato dai cittadini, ma da una maggioranza che non ha volato troppo alto sul tema. Il miglioramento del testo è un make up leggero sulla legge vigente. L’unica concessione significativa fatta alla legge è stato anticipare il giudizio di ammissione da parte del collegio garante. Il tema centrale di questa legge era l’abolizione del quorum, si voleva ripristinare parità di armi tra i favorevoli e i contrari al referendum. Non ci avete convinto, questa è materia costituzionale e di principio che esula dai rapporti di minoranza e maggioranza. La proposta di iniziativa popolare giace in attesa dell’iter consiliare dal novembre 2011, nella scorsa legislatura aveva incassato la maggioranza dei consensi, anche con quelli del Psd. Ma oggi la proposta così non va bene, perchè non raccoglie il consenso dei partner di governo. Il tema del referendum non era concordato nel programma di Bene comune e non avrebbe dovuto incidere sulla stabilità di governo. Ai consiglieri del Psd dico quindi che non avete neanche quella scusa lì. Voteremo contro”.
Giovanni Lonfernini, Upr: “Si dice che il progetto di legge è un passo in avanti, posso dire, per non essere fazioso, che la legge sicuramente ha elementi di novità. Ma perchè è un passo in avanti? Lo è per il Consiglio grande e generale o per il comitato? Per la maggioranza e il governo? Per il comitato credo sia difficile ritenere che la legge sia un passo in avanti. Ci sono state parziali concessioni, ma il cuore del problema, il quorum, rimane. Per il Consiglio è un passo in avanti? Difficile dirlo, c’è stato un problema nella gestione e nel metodo. Si trattava di materia istituzionale. Il governo poi ha detto in apertura di dibattito che avrebbe preso atto delle valutazioni al termine del confronto. La verità è che questa legge rappresenta un passo in avanti per qualcuno all’interno della maggioranza. Si sono ricercate comode soluzioni per qualcuno e messe in campo difficili retromarcie per qualcun altro”.
Lorella Stefanelli, Pdcs: “Esprimo voto favorevole al progetto di legge di iniziativa popolare per i gruppi di maggioranza. Il testo emendato rappresenta un’avanzamento rispetto la normativa attuale, è un passo in avanti verso i cittadini e va comunque nella direzione della volontà dei promotori, nel rendere più agevole ricorso al referendum.
E’ stata accolta la richiesta di anticipare il giudizio ammissibilità. Si mantiene sì l’autentica della firma, e pur con ciò, si è aumentato il numero dei funzionari pubblici davanti ai quali i cittadini possono recarsi per firmare e si è estesa questa facoltà ai capitani di Castello o a un membro di giunta delegato. Altro punto il quorum: l’aver abbassato la soglia dal 32 al 25% significa aver diminuito i sì necessari di olte 2.500 voti. Il 25% corrisponde a circa 8 mila voti, rispetto ai 10 mila precedenti. Non è certo un segnale di ostacolo o paura della volontà dei cittadini. Da ultimo, la scelta delle forze di maggioranza di aver lavorato sul progetto di legge per apportare aggiustamenti tecnici e modifiche è frutto di una volontà politica chiara per testimoniare il profondo rispetto e la considerazione delle legittime proposte dei cittadini. Concludo ribadendo per i gruppi di maggioranza il voto favorevole al testo emendato”.
Andrea Zafferani, C10: “La proposta dei promotori sanciva tre principi, le firme senza ausilio del notaio, l’anticipazione al giudizio di ammissiblità e la fine del quorum. Alla fine dell’esame della legge troviamo solo un risultato, tutto il resto è sparito. Un piccolo passo avanti, ma un enorme passo indietro rispetto alla proposta dei cittadini. Alla luce di quello che è emerso, la non partecipazione e il disinteresse restano premiati nella campagna referendaria. In quest’Aula ci sarebbe stata una maggioranza a favore dell’abolizione del quorum, ma la scelta di negoziare e trattare fatta purtroppo dal Psd, che credeva in questo principio, ha portato a questo minimo risultato. Nel Paese che ha fatto l’Arengo, noi daremo ancora valore al disinteresse e al non voto. Questo è il grosso amaro in bocca di questa legge. C10 è per facilitare il referendum in tutti i modi, per annullare il quorum e per l’autocertificazione firme, ed è per la crescita della cultura della partecipazione. Siamo per quello che era scritto nella legge. La proposta è stata ribaltata. Per non vanificare i piccoli passi fatti noi ci asterremo, ma la maggioranza si prenderà la responsabilità di aver portato a un risultato assolutamente deludente”.
Alessandro Rossi, Su: “Mi astengo perché sono dimissionario. Stiamo discutendo una legge importantissima per gli equilibri democratici della nostra Repubblica. Io credo che il dato principale riguardi le gabbie della maggioranza che sono negative per San Marino: se questo Paese non si è evoluto e se non esiste un rapporto stretto tra partiti ed elettori è responsabilità delle gabbie della maggioranza. Le forze riformiste dovrebbero recepire questo meccanismo e comprendere che certe istanze, con i conservatori al governo, non verranno mai accolte”.
Vladimiro Selva, Psd: “L’opposizione, penso alle parole di Francesca Michelotti e Andrea Zafferani, fa interventi ipocriti. La nostra proposta è un punto di equilibrio e Francesca Michelotti, che è stata anche segretario di Stato agli Interni, avrebbe potuto formulare una sua proposta ai tempi”.
Mario Lazzaro Venturini, Ap: “I toni e le parole ridicole emerse nel dibattito di ieri, oggi per fortuna sono rimaste fuori dall’Aula. Il dibattito è stato sgradevole sia per i toni, che per le espressioni usate. Parte dell’opposizione ha dato un pessimo esempio e noi siamo stati costretti a subire le lezioni della ‘politica che sarebbe uscita sconfitta’. Invece la politica viene sconfitta proprio quando non si occupa dei problemi, come in questo caso: parte dell’opposizione si metta una mano sulla coscienza. Dire che la maggioranza ‘deve prendersi la responsabilità di questo provvedimento’ poi è ovvio: non abbiamo bisogno della predica. Il Comitato promotore è rimasto deluso secondo alcuni ma quello che mi chiedo è: ciò che viene presentato dai cittadini deve essere obbligatoriamente approvato oppure il Consiglio ha la libertà di modificare la proposta? Il Comitato non rappresenta tutta la popolazione e ritengo che qualcuno stia dando i numeri”.
Francesca Michelotti, Su: “Io sono in Aula e faccio il mio dovere, cercando di non attaccare nessuno personalmente. Attacco la politica e la mancanza di idee e di coraggio. Io non credo di meritare tanta acredine e cattiveria. In ogni caso non cambio idea ma continuo a fare le cose secondo coscienza”.
Matteo Zeppa, Rete: “Se si fosse davvero cercata la condivisione su questa proposta, avremmo evitato di parlare per due giorni sui massimi sistemi. Sapevamo benissimo che c’era uno schieramento che voleva il quorum, un altro che non lo voleva e un altro che voleva un compromesso, però abbiamo continuato a parlare dei massimi sistemi mentre c’è un Paese che va a rotoli. Questa non è politica ma è parlarsi sopra”.