Il Consiglio grande e generale si è aperto riprendendo il dibattito sul progetto di legge di iniziativa popolare di riforma della normativa referendaria, con le repliche.
Si è passati quindi all’esame dell’articolato nella versione emendata dalla maggioranza, che ha occupato tutta la seduta. I lavori riprenderanno oggi con le dichiarazioni di voto e la successiva votazione della legge. Di seguito un riassunto della seduta consiliare di ieri. Comma 6. Progetto di legge di iniziativa popolare “Progetto di legge per la modifica della vigente normativa in materia di referendum”. Sintesi Della Torre
Repliche
Fabio Berardi, Pdcs-Ns: “Il consigliere Roberto Ciavatta ha travisato, ha citato il fatto che avrei affermato che il referendum ha dei costi. Ho solo riportato, onorando l’impegno con il comitato, ponendo l’ipotesi di sviluppo di altre modalità alternative al referendum. Noi oggi consegniamo una legge all’Aula consiliare che rende lo strumento molto più snello e accessibile. Ciò nonostante si possono trovare forme ancora più snelle ed economiche che consentano in certe circostanze la possibilità di consultare i cittadini trovando una via di mezzo tra referendum e sondaggio, questo era il senso”.
Augusto Michelotti, Su: “Volevo chiarire, nella veste di membro del comitato, che tutti gli emendamenti presentati in Consiglio non sono stati contrattati con noi promotori. Noi siamo per l’annullamento del quorum. Se una o due cose sono state recepite siamo contenti, questo non vuole dire che abbiamo contrattato quel tipo di impostazione”.
Vladimiro Selva, Psd: “Alle critiche sul metodo rispondo subito. Qualcuno ha fatto un elenco di orari, ma manca la prima tappa. Lonfernini dimentica di dire che 2 mesi fa, il 20 marzo scorso, c’è stato un incontro con tutte le forze di maggioranza e il comitato dove erano già stati espressi degli indirizzi da parte della coalizione Bene comune, sull’abbassamento del quorum e sull’idea di posticipare la raccolta firme al giudizio di ammissibilità era necessario. Chiederei all’Upr, i più critici sul metodo, di dire qual è la loro posizione, e anche al Ps. A Pier Marino Mularoni ricordo che lui ha votato anni fa per alzare il quorum a 32% e oggi si lamenta che lo abbassiamo invece di abolirlo”.
Alessandro Mancini, Ps: “Abbiamo criticato il metodo, non si può arrivare in Aula con emendamenti frutto della mediazione della maggioranza e non con il comitato promotore. Le posizioni storiche di alcuni partiti di maggioranza le conosciamo benissimo, da un lato c’è il conservatorismo. Ma conosco bene le posizioni del mio ex partito che è dovuto andare a mediare a tutti i costi. Perché, sarebbe caduto il governo? Certo che no, per questo che mi fa arrabbiare. Certo che le proposte sono un passo avanti rispetto la legge attuale, ma le modifiche della maggioranza sono un passo indietro rispetto la proposta di legge del comitato”.
Marco Podeschi, Upr: “In tutti gli interventi di ieri si è detto che si vuole recuperare il rapporto tra cittadini ed elettori. Ma i cittadini spesso non capiscono perché un referendum che ottiene l’80, o anche il 90% dei voti, se non supera il quorum, non è valido. Non riesco a capire perché si vuole ulteriormente affermare un principio, definito nell’84 dallo stesso consigliere Selva, opinabile. Perché si deve andare a studiare formule algebriche. Lo Stato spende denari per un quesito referendario non ritenuto valido per appena 200 voti, è questo un problema. Poi perché si è dovuto introdurre un articolo che non cambia nulla per i referendum già previsti, ovvero quello sull’Europa. Sui punti sostanziali si è andato a modificare nettamente lo spirito di chi ha presentato il progetto di legge. A me piaceva se fosse rimasto così. Chi vince o chi perde lo decidono i cittadini durante le elezioni, non noi qui dentro”.
Gian Matteo Zeppa, Rete: “Non accetto che il segretario di Stato, che qui ha un ruolo, si limiti a fare un’opera per sommi capi nello spiegare cosa è cambiato o meno dalla proposta del comitato. Da un segretario cui i referendum sono rimasti sullo stomaco dopo l’ultima batosta, non lo accetto. Chiedo semplicemente un po’ di decenza quando si usa il microfono. Giovagnoli ieri ha detto per 8 volte che questa proposta è un passo in avanti, va bene, ma non è l’accoglimento di quella che era la richiesta iniziale del comitato Visto che si dovrà emendare tutta la legge e che il punto di rottura è il quorum, chiedo sia portato al 20% e, al contempo, siano aumentate le firme necessarie. Diamo un segnale che anche durante l’iter legislativo andiamo a collaborare. Visto che tutti dovremmo votare una legge che è evidentemente migliorativa, facciamo gli adulti e abbassiamo ulteriormente il quorum, così riusciamo ad andare incontro alla cittadinanza”.
Luca Santolini, C10: “E’ da mesi che chiediamo un confronto su questa proposta di legge di iniziativa popolare, ma purtroppo l’idea del governo ci è stata comunicata appena dieci minuti prima del dibattito. Nonostante la maggioranza del Consiglio sia favorevole all’abolizione del quorum, ancora una volta i sammarinesi dovranno accontentarsi di una mediazione misera ovvero di una sorta di contentino frutto del lavoro di un partito che ha molto peso in maggioranza. Eppure la cittadinanza è sempre più consapevole di quanto accade in questo Palazzo”.
Gian Carlo Venturini, segretario di Stato Affari Interni: “Non mi sono mai sottratto alle mie responsabilità e competenze. I cittadini, appartenenti al Comitato promotore, hanno presentato la legge nel 2011 e il Consiglio ha proposto modifiche già nella scorsa legislatura. Si tratta di una legge di iniziativa popolare e il confronto tra le forze politiche di maggioranza è stato fatto ed è per questo che ho ritenuto non fosse mio compito intervenire”.
Paride Andreoli, Ps: “Dobbiamo essere aperti alle volontà e alle richieste dei cittadini che vogliono contare nelle scelte della politica, usando strumenti messi a disposizione dall’ordinamento. Ci troviamo di fronte a un referendum popolare appoggiato pienamente dal Partito socialista. Noi già da un anno e mezzo abbiamo espresso al tavolo di confronto con il Comitato promotore tutto il nostro appoggio, affinché si dia voce e forza al cittadino per darci quel coraggio che serve per fare leggi importanti”.
Luigi Mazza, Pdcs: “All’incontro di marzo hanno partecipato anche i consiglieri del movimento Civico 10. E non solo. In ufficio di presidenza il tema è stato affrontato in due occasioni e, nel confronto tra tutti gruppi di maggioranza e opposizione, si è detto che sulle tre questioni principali c’erano posizioni diverse. Io rispetto tutti i gruppi intervenuti però dobbiamo essere onesti: qualcuno in Aula dice l’opposto di quello che sostiene in privato. Il referendum è uno strumento ma io credo che il lavoro svolto in quest’Aula non debba essere cancellato. Non credo che il referendum possa sostituire la democrazia rappresentativa. Esempio? Tra 4 mesi voteremo sull’Europa ed io ritengo che sia sbagliato sia il “si” il “no” su quel referendum”.
Andrea Zafferani, C10: “Devo precisare che nell’incontro del 20 marzo c’è stato un giro di opinioni, poi non c’è stata più occasione di confrontarsi nel merito, fino ad oggi che riceviamo gli emendamenti. Nonostante fin dallo scorso Consiglio abbiamo chiesto, io personalmente al capogruppo del Pdcs, di poter incontrarsi a parlare del testo, noi gli emendamenti li abbiamo visti oggi. L’opposizione ha chiesto più volte il confronto, la verità è che la maggioranza ha vissuto travagli interni tali che non ha voluto altri problemi. Concordo con Mancini che il Psd si è giocato molto male la partita, nel programma di governo non c’era nulla sul referendum. La scelta politica è legittima, ma non condivisibile e ha portato a un risultato deludente. La situazione certamente migliora, ma la proposta emendata è uno schiaffo in faccia alla richiesta dei cittadini”.
Francesca Michelotti, Su: “Parlare di metodo è un argomento che mi appassiona poco. Ci sarebbe stato forse bisogno di una maggior sintonizzazione. Il nostro è un Paese piccolo fondato sulla democrazia diretta, non si è mai interrotto il flusso partecipativo alla gestione della cosa pubblica da parte dei cittadini. Dall’opposizione c’è chi si è scagliato contro il riformismo tiepidissimo del Pdcs. Di che cosa avete bisogno per capire che questo è il momento di scelte radicali, forti? Proprio quando registriamo la caduta della politica nella considerazione dei cittadini, questi devono sentirsi valorizzati”.
Gian Nicola Berti, Ns: “Anche nelle repliche continuo ad assistere a interventi demagogici, invece che incentrati sui temi degli emendamenti. Nel referendum sull’Europa oggi non ci sono solo le risposta si o no, ma nel frattempo si è inserita una terza via, quella di una maggiore integrazione, di un rapporto intermedio che ci permetta di mantenere al tempo stesso certe peculiarità. Certe scelte non possono essere fatte con la volontà di minoranza, ma con un minimo di maggioranza qualificata. Un’ipotesi può essere il 25%.
Respingiamo la malafede di alcune affermazioni. La nostra forza politica ha sempre sostenuto l’importanza dell’istituto referendario, che deve essere utilizzato in un sistema più ampio, che è il nostro, quello democratico, e non scivolare sull’abuso demagogico. Smettiamo con le demagogie e iniziamo a confrontarci sui contenuti”.
Ivan Foschi, Su: “Abbiamo capito che anche il Comitato promotore ha dovuto subire decisioni di cui è stato informato della maggioranza. Il punto è politico. Non capisco perché su una legge che non fa parte del programma di governo si debba arrivare a una mediazione, ovvero un compromesso al ribasso. Non penso sia nelle corde del Psd il mantenimento del quorum, ma che si debba adattare alle esigenze degli alleati di governo. La democrazia rappresentantiva prevedeva anche che le donne non potevano votare, ci sono meccanismi che sono migliorabili e da mettere in discussione. Noi non siamo per un’operazione che porti quorum anche alle elezioni politiche, ma siamo perché si valorizzi chi va a votare. Nel 2011 si è cercato di far passare la maggior integrazione come adesione, oggi Mazza ci ha detto apertamente che è un’altra cosa e che il referendum è stato scippato del suo valore”.
Federico Pedini Amati, Ps: “La realtà è che la maggioranza non vuole togliere il quorum. Tutte le volte che si è istituito un referendum non si è mai arrivati a far esprimere i cittadini perché non si è mai riusciti a superare il quorum, eccezion fatta per quello sui terreni inalienabili”.
Gerardo Giovagnoli, Psd: “Nessun passo indietro per il Psd, ma un passo in avanti da un punto di vista della concretezza. Non ho nulla da biasimare al lavoro di questi giorni: chi ha espresso negatività sulle correzioni apportate voterà comunque a favore e questa è la dimostrazione del buon lavoro svolto”.