Ammortizzatori sociali, due le ipotesi vagliate dal governo: la prima a scaglioni, la seconda invece è fissa.
di Edoardo Giorgetti e Tommy Fantini
Il problema degli ammortizzatori sociali e delle pensioni continua tuttora a rimanere, in Italia, un’incognita. Con la nuova riforma, che dovrebbe essere varata in autunno o al massimo entro la fine dell’anno, sarà possibile rendere più flessibile il sistema pensionistico. Tra le ipotesi al vaglio dell’esecutivo, la possibilità di portare il pensionamento all’età di 62 anni. Tale manovra, porterà comunque forti penalizzazioni, ovvero, ridurrà il compenso percepito.
Le piste da seguire
Le ipotesi più calde messe in evidenza sono due: la prima, già prevista dalla riforma Fornero, consiste nel ritirare il 2% della quota retributiva lorda per ogni anno di prelievo anticipato rispetto all’età sovra citata, avendo almeno 42 anni di contribuzione. La seconda opzione mette in pratica, una riduzione di aliquota dal 10% al 12% sull’assegno.
Aspettative future
Queste manovre potrebbero diventare sempre più leggere ritardando l’età pensionistica fino ad essere esenti per le uscite con 67 e più anni. Questo “mini piano” favorirà anche l’incremento dell’occupazione degli over 50, diventando uno dei processi più importanti della così nominata ‘staffetta generazionale’.