Muccioli (Pdcs-Ns): “Si prevede una riduzione significativa del quorum: dal 32% al 25% degli iscritti alle liste elettorali”.
I lavori consiliari sono proseguiti il 21 maggio con il dibattito sul progetto di legge in seconda lettura di riforma sulla normativa referendaria che riprenderà domani alle 14, con le repliche.
Comma 6. Progetto di legge di iniziativa popolare “Progetto di legge per la modifica della vigente normativa in materia di referendum”.
Giovanni Lonfernini, Upr: “Avete declassato una materia istituzionale a un confronto esclusivamente con il comitato. Ma c’è una falla nel ragionamento con cui vi giustificate, quando dite che la maggioranza è stata più aperta e attenta rispetto alle esigenze del comitato promotore. Che senso allora aveva di parlare di regole del gioco, quando poi la trattativa c’è stata solo tra comitato promotore e maggioranza? Non mi sorprendo se su una materia istituzionale le parti in campo esprimono posizioni diverse e poi si arriva la sintesi, ma questo processo è stata applicato solo alla parte che nelle ultime elezioni ha raccolto il 50,7% delle adesioni. Il metodo è stato discutibile e ora ci viene detto che noi siamo stati poco attenti. Siamo invece molto attenti a rilevare che le difficoltà nascono dal lavorio interno alla maggioranza”.
Valeria Ciavatta, Ap: “In questa legislatura l’opposizione ha sollecitato tutti i gruppi consiliari su alcune materie, per esempio sul regolamento consiliare. Allora devo chiedere perchè sulla materia referendaria non c’è stata la stessa attivazione da parte dei gruppi consiliari di opposizione. Non credo sia giusto, nè onesto, dire che la maggioranza aveva l’onere e il dovere di attivarsi presso gli altri gruppi per concordare la posizione. E non vedo perchè la maggioranza non avrebbe dovuto verificare le sue di posizioni. Avremmo preferito tutti una modalità di sviluppo del confronto allargato all’opposizione, ma se non è successo in tempi più favorevoli, non può essere buttata la croce addosso ai consiglieri di maggioranza. E’ vero che il confronto in maggioranza c’è stato, ed è stato utile, tra i contenuti politici più sostanziosi emersi c’è il quorum di validità. Non credo sia corretto toglierlo, perchè qualunque numero di cittadini esprima il suo parere, poi c’è l’obbligo di recepirne l’esito in legge”.
Gian Matteo Zeppa, Rete: “Dal capogruppo Mazza sono stato indicato come l’unico soggetto dell’opposizione ad essermi attivato sul progetto, glielo devo, come devo a tutti ammettere che sono stato ingenuo. Alla fine della scorsa sessione consiliare mi sono avvicinato a Mazza per chiedergli un incontro tra tutte le forze consiliari per arrivare oggi ad avere un progetto condiviso. Io sono uno dei firmatari della proposta referendaria e avevo il timore di quello che si è palesato oggi. Durante la scorsa settimana ho ricevuto risposte della maggioranza, tramite sms, però purtroppo questo incontro non c’è stato e si è ravvisato quello che temevo. In modo ingenuo ho fatto una richiesta informale per avere una visione d’insieme su un argomento importante che non c’è stato. L’intera Aula non si è data la volontà di incontrarsi al di fuori per trovare punti in comune. Non c’è stata la volontà di condivisione da parte di maggioranza e minoranza. Sono stato ingenuo, ma non sono fesso e la prossima volta farò una richiesta scritta. Credo che l’abbattimento del quorum potrebbe essere una valorizzazione della cittadinanza, che qui dentro l’andiamo a cercare solo ogni 5 anni. Il cittadino ha invece la facoltà di incidere adesso”.
Franco Santi, C10: “Mi chiedo di cosa ha paura questo Consiglio, che gli venga tolto il potere legislativo delegato dal voto elettorale? Ci sono tutta una serie di paletti sulla normativa referendaria, l’unico motivo per mantenerli è la volontà di sottrarsi al confronto. Come rappresentante di un movimento civico mi sento profondamente contrario a questo modo di fare, sostengo con forza le motivazioni portate dal comitato promotore e credo che abbiamo perso un’ulteriore occasione per fare un passo in avanti verso la partecipazione attiva e la ricerca di crescita di una cittadinanza consapevole”.
Nicola Renzi, Ap: “Noi dobbiamo assolutamente fare in modo che si favorisca la massima partecipazione a qualsivoglia competizione elettorale e a qualsivoglia campagna referendaria. Sono favorevole all’accoglimento della proposta sul Collegio garante, che dia il parere precedente alla raccolta delle firme. Con un lavoro di condivisione e un confronto serio si riuscirà ad arrivare a partecipazioni molto più elevate a quelle avute nel passato. Dire però che ci sono stati tentativi di frapporsi tra la volontà popolare e le decisioni prese in quest’Aula, rappresenta a mio avviso un atto di mistificazione della realtà”.
Annamaria Mucccioli, Pdcs-Ns: “Si prevede una riduzione significativa del quorum: dal 32% al 25% degli iscritti alle liste elettorali. Questo, se da una parte consente di ridurre l’incidenza dell’astensionismo sull’esito del referendum, dall’altra garantisce che sia una percentuale rilevante della popolazione a determinare l’esito referendario. Voglio sottolineare come resta aperta la strada per trovare nuovi strumenti più snelli di confronto con la popolazione e per avvicinare i cittadini a decisioni importanti che coinvolgono il paese. Restiamo disponibili al dialogo”.
Roberto Ciavatta, Rete: “Perché non mettiamo il quorum alle elezioni politiche? In quel caso non viene messo perché c’è interesse che le elezioni politiche siano sempre e comunque valide mentre per il resto non c’è questo interesse. Il consigliere Berardi ha parlato del pericolo di aumento di spesa: mi fa sorridere perché non si parla mai di spese in altre situazioni. Se qualcuno crede che le spese per la democrazia siano da limitare io penso che non sia nel posto giusto. Il vero perdente di quest’Aula consiliare è il Psd. La sua condotta politica è quella di appiattire le proprie idee a quelle del partner politico di turno. Voteremo la proposta perché rappresenta un passo in avanti ma la battaglia non finisce qui: è interesse di tutto il Consiglio dare il giusto peso alla gente che va a votare”.
Andrea Zafferani, C10: “La maggioranza ha fatto da sola queste scelte, nonostante si stia parlando di regole del gioco. Il Psd nella scorsa legislatura proponeva la riduzione del quorum, mentre un altro partito voleva continuare a rendere difficoltoso il ricorso allo strumento referendario: deve essere stato difficile per questi due partiti trovare un’intesa. Un vero peccato è l’aver trattato un tema così importante in questa maniera. Per uno Stato come San Marino la democrazia diretta è uno strumento da potenziare il più possibile. E se credevamo che la sovranità del popolo non dovesse essere espressa ogni cinque anni, allora occorreva ragionare in maniera più attenta a questa proposta di legge. Che avrebbe potuto dare una maggiore propensione ai cittadini alla partecipazione e all’informazione sulla vita politica del paese. La maggioranza ha invece deciso di smorzare questa legge. Sia tenendo un quorum molto alto, sia rendendo impossibile l’autocertificazione delle firme. I travagli interni alla maggioranza hanno portato un risultato deludente ma che comunque voteremo perché ci fa fare un piccolo passo in avanti nella valorizzazione del referendum”.
Pier Marino Mularoni, Upr: “Mi spiace di essere qui a parlare di una legge diversa rispetto quella di iniziativa popolare. Il metodo è stato discutibile. Una legge di iniziativa popolare è oggetto di una discussione allargata, soprattutto se di materia istituzionale. Qualcuno si è dovuto giustificare dialetticamente per motivare il compromesso al ribasso. Sui contenuti non possiamo negare che ci sono elementi migliorativi rispetto la legge in vigore. All’articolo 28 però si compromette il compromesso, perchè si dice che i referendum già presentati vanno eseguiti con vecchie norme. Poi il quorum. Il referendum alle maggioranze di turno fa paura. E nel 2013 non siamo in grado di gestire votazione referendaria con sistema elettronico? Si è ragionato con un vecchio modo di concepire la politica, quello di non disturbare il manovratore. Avrai firmato il testo così presentato, non quello che va oggi in presentazione, molti hanno firmato per l’abrogazione del quorum e non un compromesso al ribasso. Questa è un’occasione persa”.
Francesca Michelotti, Su: “Di cosa avete paura voi della maggioranza Dei nostri cittadini che siano loro a dettare alla politica l’agenda della priorità o che esercitino il loro sacrosanto diritto di controllare la politica? o che addirittura minimo le basi della democrazia rappresentativa. Balle, la paura è che nessuno deve disturbare manovratore, ha ragione Mularoni. Oggi vi preoccupate di chi propone di togliere qualche ostacolo all’esercizio della democrazia, Dispiace il camaleontismo del Psd, prima sosteneva senza riserve la riforma referendaria, una volta al potere unica preoccupazione è conservarlo a tutti i costi. Ebbene, il costo questa volta sarà alto, la delusione di chi credeva in voi e che mi auguro alle prossime elezioni si ricordi della vostra inaffidabilità”.
Paride Andreoli, Ps: “Diversamente dal collega Luigi Mazza, ho partecipato oggi all’incontro che all’inizio pensavo fosse un ulteriore tavolo di confronto, con i promotori per verificare le volontà comuni. Mi sono ritrovato con la pappa fatta, ben venga e togliamoci il cappello di fronte a chi ha lavorato. Il Partito socialista comunque nel tempo ha sempre sottolineato aspetti legati al tema referendum, in passato aveva incontrato già il comitato promotore. Ancora una volta i politici invece si adattano, mi riferisco al Psd che ha fatto mille battaglia sul referendum e ancora una volta ha modificato le volontà manifestate”.
Gerardo Giovagnoli, Psd: “E’ più facile presentare il referendum con questa norma? Si. E’ più facile che abbia esito valido e che i sì siano convalidati? Si. Questi due fattori per noi sono elementi chiave del confronto, anche partendo da posizioni diverse su cui è legittimo che si cerchi un compromesso non verso il ribasso, ma verso l’alto. Di queste tematiche è tanto che se ne parla e che ci si lamenta, non smentiamo la nostra posizione, ma adesso si arriva al punto in cui si fa un passo avanti nella direzione auspicata, quindi ci vuole coerenza. Dal nostro punto di vista non c’è granché di cui pentirsi. Quando si parla di regole del gioco, non si può fare l’oltranzista e vedere o tutto bianco o tutto nero. Questo per noi questo non è il punto di arrivo ma è certamente più avanzato del precedente”.
Gian Nicola Berti, Ns: “Da anni tutte le forze politiche hanno ravvisato l’opportunità di mettere mano alla legge del referendum per renderlo più fruibile e utile all’esercizio della democrazia diretta del Paese. E’ una condivisione che traspare dal dibattito, che però ha anche alte sfaccettature. Mi sembra ci sia una sorta di delusione mista a un pizzico di ipocrisia. Il collega Giovagnoli ha dato delle risposte sul fatto che si sta facendo un passo in avanti, estremamente importante. Eppure non siamo arrivati ad esaminare il testo proposto dei cittadini e siamo già alla mera critica politica, non lo trovo normale. Si sta già cercando di fare il processo al Psd che invece porta a casa un risultato, perché gli stessi che gli fanno un processo sono imbarazzati da questo. Il Psd ha esercitato il compromesso politico e la democrazia funziona. Gli emendamenti sono frutto di un lavoro parlamentare frutto della democrazia. Ora si è dato all’opposizione la facoltà di migliorare il testo proposto dai cittadini, ma forse qualcuno questa volontà non c’è l’ha. Forse è il caso di esaminare il testo, gli emendamenti e le eventuali proposte di altre forze. Su questo ci sia il confronto attraverso cui la volontà dei cittadini può giungere a un risultato”.