Home NotizieSan Marino CGG, approvato a larga maggioranza progetto di legge sulla mediazione familiare

CGG, approvato a larga maggioranza progetto di legge sulla mediazione familiare

da Redazione

Ieri mattina i lavori consiliari sono ripresi con l’esame dei progetti di legge in seconda lettura. Il primo all’ordine del giorno “La mediazione familiare”, dopo un dibattito in cui è emersa la condivisione da parte di tutte le forze politiche, è stato approvato a larga maggioranza, con 45 voti a favore, 5 contrari, 3 astenuti.

Si è quindi passati al progetto di legge di iniziativa popolare sulla riforma della materia referendaria, su cui si è aperto un acceso dibattito a seguito di un incontro avuto tra i capigruppo in cui la maggioranza ha presentato la sua posizione e le proposte di modifica al progetto di legge, frutto di intesa con il comitato promotore. Gli iscritti ad intervenire sono 26.

 

Di seguito un riassunto della prima parte dei lavori.

Comma 5. Progetto di legge “La mediazione familiare”. Approvato con 45 voti a favore, 5 contrari, 3 astenuti.

Anna Maria Muccioli, Pdcs, relatore unico: “Il progetto di legge posto all’attenzione del Consiglio grande e generale introduce nell’ordinamento della Repubblica di San Marino la mediazione familiare, un istituto nuovo che, in altri Paesi, seppure con caratteristiche e discipline diverse, ha trovato, già da tempo, ampia diffusione e utilizzo. La mediazione familiare costituisce un percorso finalizzato alla riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito alla separazione, allo scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, all’interruzione di una relazione di coppia genitoriale.

Il mediatore familiare è un professionista, dotato di una formazione specifica e certificata, che opera, in un contesto strutturato ed autonomo rispetto all’ambito giudiziario, come terzo neutrale ed equidistante rispetto ad entrambe le parti in quel momento contrapposte. La sua funzione è quella di ricostituire un ponte di comunicazione tra quei genitori che versano in una situazione di conflitto e

ha il compito di facilitare la comunicazione ed il confronto sia sugli aspetti relativi alle relazioni con i figli minori (quali educazione, istruzione, salute, mantenimento, tempo libero, frequentazioni, organizzazione della presenza di ciascuno accanto ai figli), sia su questioni economiche. Indirizzerà i coniugi verso i vari professionisti di cui necessitano, ma non si sostituirà in alcun modo a giudici, avvocati, medici, psicologi, psicoterapeuti o consulenti finanziari. La mediazione familiare, infatti, non è sostitutiva del sistema legale ed ottiene migliori risultati quando è il frutto di un’integrazione tra le competenze del mediatore e quelle dei legali delle parti.

Il progetto demanda all’adozione di apposito decreto delegato l’istituzione del servizio pubblico di mediazione familiare, nonché l’istituzione del registro professionale dei mediatori familiari”.

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni: “Esprimo la mia soddisfazione perchè su questo provvedimento c’è stata condivisione in Commissione consiliare. Inoltre il testo è frutto di un lavoro fatto in collaborazione dell’Authority per le Pari opportunità. Lo scopo del progetto di legge è quello di introdurre nell’ordinamento un istituto nuovo nell’interesse dei minori e dei figli quando ci sono situazioni di divorzio e separazione dei genitori. Il mediatore garantisce imparzialità, competenze specifiche, massima riservatezza e autonomia dall’autorità giudiziaria. Questo strumento, se debitamente attuato, può essere un modo per individuare una figura esterna che consenta il dialogo, per trovare soluzioni opportune nell’interesse del minore che subisce il disagio nell’ambito della coppia familiare. Lo Stato deve poi provvedere, con decreto,per garantire quale sarà il servizio di mediazione familiare per i meno abbienti”.

Lorella Stefanelli, Pdcs: “Il progetto di legge è volto ad introdurre nel nostro ordinamento lo strumento della mediazione familiare, presente da tempo in altre realtà statuali, anche limitrofe. La figura si inserisce nei giudizi di separazione, divorzio, su precedenti sentenze su minori. Esprimo la mia condivisione al progetto di legge del segretario, che ha il merito di aver impresso un’accelerazione al suo iter legislativo, segno di importanza e sensibilità che si nutrono verso questo istituto di rilevanza sociale. Due gli obiettivi: l’immediata realizzazione di una nuova figura professionale, che crea anche nuove opportunità di lavoro per i nostri giovani laureati. Il secondo obiettivo è quello di fare crescere una cultura alla non litigiosità della coppia”.

Mimma Zavoli, C10: “Esprimo il mio compiacimento per l’introduzione di una figura assente ad oggi al nostro ordinamento. E’ un’articolato ben bilanciato e assolutamento condivisibile che propone una nuova figura professionale che entra in campo in un momento delicato quale la fine di un’unione. Il progetto sarà sicuramente approvato dal mio gruppo”.

Mirko Tomassoni, Psd: “La mediazione familiare offre un elemento per facilitare il dialogo nella coppia, per trovare soluzioni condivise nel caso della loro separazione, riguardo in particolare i figli. Per i genitori in via di separazione la mediazione è da considerarsi come accettazione di uno spazio superiore gestito da un professionista esterno. Posto che non tutti i casi possono considerarsi mediabili, per esempio se ci sono violenze, la mediazione è un’opportunità in cui i genitori possono sentirsi protagonisti nelle scelte dei figli. E’ uno stimolo al confronto e alla riflessione dei genitori. L’istituto può inoltre alleggerire il lavoro del servizio minori e del tribunale, oltre a rappresentare nuove opportunità di lavoro”.

Federico Pedini Amati, Ps: “Prendo atto che questo progetto sia condiviso da tutta l’Aula consiliare, anche il mio gruppo voterà favorevolmente a questa norma molto valida per la tutela dei ragazzi minorenni. E’ una nuova forma che potrà alleggerire il lavoro adempiuto fino ad oggi strettamente dall’ambito del tribunale”.

Francesca Michelotti, Su: “La mediazione familiare è un’idea, già applicata in tante altre istituzioni simili alle nostre, che a San Marino ancora non aveva trovato un riconoscimento. Siamo a favore. La legge ha un taglio abbastanza programmatico dunque non è legge di precetto ed è perciò apprezzabile dato che stiamo trattando un argomento molto delicato. L’intenzione della legge è di produrre meno danni possibili ai figli in caso di divorzio dei genitori: deve però essere garantita l’autonomia dall’ambito giudiziario (dalla causa di divorzio ndr) e il segreto professionale. Voteremo a favore di questo provvedimento normativo che rappresenta un’evoluzione e non un’involuzione, speriamo però che le nostre osservazioni possano essere recepite”.

Franco Santi, C10: “Sono soddisfatto dell’introduzione nel nostro ordinamento del mediatore familiare. Il mediatore è un facilitatore del dialogo tra le parti, ovvero tra moglie e marito, grazie al quale si riuscirà a creare un percorso di vita che tutelerà comunque i figli”.

Valeria Ciavatta,Ap: “Esprimo la mia condivisione su questo provvedimento. Mediatore familiare deve essere una figura assolutamente terza, ma deve costituire un veicolo per aiutare la coppia: auspico che gli avvocati esperti in diritto di famiglia non possano essere mediatori familiari e, al contempo, che il mediatore non si appoggi a qualche studio legale. Serve una norma transitoria per indicare che, fino a quando non ci sono decreti attuativi, questo provvedimento non possa entrare in vigore, altrimenti si rischia di istituire la legge senza essersi però degli strumenti necessari”.

Ivan Foschi, Su: “E’ opportuno istituire la figura del mediatore familiare, figura terza. Esprimo un giudizio sostanzialmente positivo e invito il governo a non trascurare l’attuazione di questo provvedimento, evitando tempi morti. Si renda operativa la legge nel minor tempo possibile. Ribadisco l’invito al Segretario di Stato ad affrontare al più presto tutte le altre problematiche familiari che restano aperte, potenziamento servizio minori, implementazione figura mediazione familiare etc.”.

William Giardi, Upr: “Un problema può essere rappresentato da quale organo vada a controllare e verificare il buon operato di questi mediatori, chiamati ad operare in contesti delicatissimi. C’è chi ha parlato di opportunità occupazionale, ma ricordo che sono 60 i divorzi in un anno a San Marino, di cui solo il 15-20% conflittuali, poco più di una decina, di cui solo minimissima parte andranno ad accedere a questa istitutzione. Già conosco personalmente 4-5 persone che hanno conseguito in Italia questo titolo e mi viene da dire che il mercato sarà già saturo. Se solo uno degli interventi potrà contribuire alla salvaguardia di un minore, comunque ben venga questo istituto, quindi il mio gruppo darà voto favorevole. I giudici solo nel 3-5% dei casi utilizzano uno strumento di mediazione, perchè spesso in casi conflittuali vengono usate consulenze tecniche di ufficio di parte, o il servizi minori. Sarebbe quindi importante sensibilizzarli in questo tema. Concludo con una perplessità, mi sembra strano che psichiatri e neuropsichiatri infantili, che fanno della mediazione familiare il loro pane quotidiano, non possano accere neppure al corso”.

Rossano Fabbri, Ps: “Come Ps è un provvedimento che condividiamo. Nulla toglie, ma semmai aggiunge alle normative già in vigore per dare un ausilio ai coniugi. E’ una facoltà che i genitori hanno nel caso in cui non raggiungano un’accordo consensuale e che ci siano aspetti da regolamentare per i figli”.

Maria Luisa Berti, Ns: “E’ evidente il sostegno mostrato da tutte le forze politiche al provvedimento, significativo a riguardo che dalla commissione consiliare sia uscita una relazione unica. Nessuno può negare che questo istituto rappresenti un sostegno per la famiglia che negli ultimi tempi sta soffrendo situazione di crisi evidenti. E sicuramente l’obiettivo è quello di promuovere maggiormente la cultura della genitorialità, perchè si può attivare anche in situazione di unioni di fatto, non solo in caso di separazioni e divorzi. Sono sicura che il valore di questo istituto lo si possa affermare nel momento in cui si hanno anche le consapevolezze dei suoi limiti. Non è infatti la panacea delle problematiche della famiglia smembrata, è una forma di sostegno, come ne esistono altri, nè il mediatore può essere considerato un ausiliare del giudice, per cui c’è già il servizio minori, e non penso neppure che possa essere la mediazione parificata a una situazione di psicoterapia. Se non abbiamo consapevolezza che istittuo ha limiti non evidenziamo valore mediazione. Sarà opportuno lavorare poi nei decreti delegati sulla necessità ci sia un organismo superiore di controllo. Il mediatore poi non deve avere relazione con i legali delle parti, a garanzia della sua neutralità. Esprimo quindi il voto favorevole del gruppo Pdcs-Ns”.

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni, replica: “Registro che tutti gli interventi hanno espresso parere favorevole. Le finalità sono quelle di completare con questa legge il nostro ordinamento introducendo uno strumento di supporto per le problematiche di alcune coppie. Chi ne paga le conseguenze spesso sono i minori in primo luogo. Concordo con Berti, non è la soluzione a tutti i mali, ma è uno strumento in più per favorire dialogo nell’interesse del minore. L’auspicio é che questo strumento possa essere usato sempre di più e possa essere di supporto per tutelare i minori”.

Comma 6. Progetto di legge di iniziativa popolare “Progetto di legge per la modifica della vigente normativa in materia di referendum”.

Relazione: “La proposta di legge di iniziativa popolare è presentata con lo scopo di rendere più agevole da parte della cittadinanza il ricorso a uno strumento di democrazia diretta quale quello del Referendum. Di seguito sono chiarite le modifiche più significative dell’attuale assetto legislativo in materia referendaria. 1) Riguardo al referendum abrogativo di iniziativa popolare è stato previsto un diverso iter per il giudizio di ammissibilità. E’ stato infatti ripristinato il giudizio del Collegio garante all’atto del deposito del quesito e prima della raccolta delle firme. La stessa procedura è prevista per i referendum confermativo e propositivo e di indirizzo. Si intende così evitare una dispendiosa e impegnativa raccolta di firme per lo svolgimento del referendum, con il rischio che il quesito sia dichiarato inammissibile. 2) Altra modifica sostanziale è quella del quorum. Con la presente proposta il referendum viene considerato validamente svolto qualunque sia il numero degli elettori che vi partecipano, evitando così di considerare impropriamente l’astensione come espressione negativa alla proposta referendaria. La proposta è approvata se la maggioranza dei voti validi si è espressa per l’accoglimento del quesito. 3) E’ stata ribadita la validità anche per il referendum delle procedure di votazione previste dalla legge elettorale. Il presente progetto prevede una delega al governo per proporre con decreto in caso di referendum una procedura più semplice e praticabile: le votazioni si svolgeranno nel periodo compreso fra il lunedì e la domenica consecutivi fra il sessantesimo e il novantesimo giorno dalla emanazione del decreto; le votazioni si svolgeranno utilizzando un sistema informatico centralizzato, con terminali presso gli Uffici pubblici dove gli elettori possono esercitare, sotto la sorveglianza di funzionari dello Stato, il loro diritto di voto.4) E’ stata proposta la riduzione dei termini per la raccolta delle firme”.

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato agli Affari Interni: “La proposta di legge del Comitato è stata esaminata, discussa e approfondita dalle varie forze politiche. Poco fa si è tenuto infatti un incontro con i capigruppo dove è stata illustrata la proposta di maggioranza con cui cercheremo di rendere più operativo l’istituto del referendum: mi rimetto alle indicazioni scaturite nel confronto con i gruppi consiliari”.

Vladimiro Selva, Psd: “E’ un’iniziativa portata avanti da alcuni cittadini sulla base delle attuali normative. Apprezzo la volontà di trasformare lo strumento referendario in qualcosa di più semplice e accessibile. Anche dai colloqui avuti con il Comitato promotore, questa logica è stata giustificata dalla voglia della popolazione di dare indirizzi su temi specifici. Sono tre le novità fondamentali che abbiamo apportato come consiglieri nell’ambito della nostra discussione: sul quorum necessario c’è un abbassamento dal 32% al 25%, la verifica sulla ammissibilità dei quesiti referendari da parte del Collegio Garante verrà fatta prima della raccolta firme e non dopo ed, infine, c’è maggiore disponibilità per la verifica dell’autenticità delle firme estendendo la competenza anche ai capitani di Castello. E’ un forte passo in avanti, che non esclude la possibilità di farne altri, anche se non coincide con la proposta del Comitato promotore”.

Simone Celli, Ps: “Ringrazio i firmatari che hanno promosso l’iniziativa legislativa. Un argomento molto sentito che però non ha avuto l’adeguato confronto tra tutte le rappresentanze consiliari: è un comportamento anomalo della maggioranza perché quando si discute di regole del gioco occorre cercare larghe intese e massimo coinvolgimento delle altre forze politiche. Invece c’è stato poco confronto, mentre l’intesa andava cercata all’interno dell’Aula consiliare. Siamo di fronte a un progetto di legge significativo e importantissimo, ma possiamo ragionare solo sull’intesa trovata all’interno della maggioranza: non mi sembra un modus operandi propenso al raggiungimento delle larghe intese. L’intervento del Comitato promotore si basa su principi condivisibili e, al netto dell’intesa in maggioranza, occorre mantenere aperto il dibattito. La proposta di legge ha dato spunti interessanti che mi auguro non vengano disattesi. Il compromesso raggiunto dalla maggioranza mi auguro possa essere una sintesi accettabile. Ribadisco però che il metodo non corrisponde alla necessaria disponibilità al confronto che occorre avere quando si parla di regole del gioco e della democrazia”.

Augusto Michelotti,Su: “E’ importantissimo che il giudizio del Collegio garante avvenga prima della raccolta delle firme: è una buona notizia aver ottenuto questa possibilità. Non capisco però perché la proposta di togliere il quorum spaventi così tanto: eliminando il quorum eviteremmo di considerare come negativa ai fini del referendum l’astensione. Mi auguro che andando avanti si migliori di più nella direzione di favorire i referendum: permettono di gestire il potere passando per il giudizio dei cittadini”.

Marco Podeschi, Upr: “Nell’incontro dei capigruppo, quelli di maggioranza hanno illustrato l’accordo raggiunto tra le loro forze e il comitato promotore. Credo il problema sia all’interno della maggioranza, non riesco a capire qual’è la sua posizione su questo argomento. L’anno scorso ho sottoscritto come cittadino questo quesito referendairo perchè ritengo che la legge sul referendum vada modificata. Mi sarei aspettato che in Aula un confronto tra maggioranza e opposizione e che nell’incontro delle 15.10 i rappresentanti della maggioranza avessero condiviso gli emendamenti che presenteranno sul Pdl di iniziativa popolare, ma probabilmente questi emendamenti sono in mano ai loro 33 consiglieri. Sull’abbassamento del quorum, gli istanti chiedono una cosa ovvia, il quorum richiesto è elevato. Altro aspetto molto ben pensato nella legge è il fatto di avviare la macchina della raccolta delle firme dopo che il referendum è ritenuto ammissibile, è una scelta sensata, logica”.

Elena Tonnini, Rete: “Vogliamo esprimere apprezzamento per l’impegno profuso dal Psd in vista di un effettivo impegno a favore della legge di iniziativa popolare. Mi riferisco al consigliere Vladimiro Selva che ha interpretato questo progetto di legge come una richiesta, da parte della cittadinanza, per una maggiore facilità di partecipazione alla politica. Emerge così una visuale molto diversa da quella di altre parti di governo di cui fa parte. Abbiamo saputo solo mezz’ora fa la posizione generica dell’esecutivo, perchè di fatto ancora non abbiamo un testo e non abbiamo visto gli emendameni, nonostante le continue richieste da parte del nostro movmento per capire gli umori a riguardo. Capiamo come sia difficile mantenere autonomia e libertà di pensiero all’interno della coalizione e come sia facile invece continuare a riproporre questa balla del confronto e della condivisione, senza corrisponderla ai fatti. L’abbattimento del quorum è un elemento fondante, lo scopo è quello di spingere le persone alla partecipazione. Abbassare quorum del 5% però non è abbastanza”.

Luca Santonini, C10: “Non ci sono molte parole per indicare il sostegno a questo progetto di legge. Il referendum a San Marino è uno strumento difficilmente accessibile. Il quorum è unodei deterrenti principali, è stato superato solo su un tema nodale come quello della tutela del territorio. Il messaggio deve essere che chi vuole dire la sua sul quesito, che sia un no o un si, si deve alzare dal divano e andare a votare. Qualcuno obietta che con questa legge si rischia l’abuso del quesito referendario, ma in questo caso interverrebbe das freno il Collegio garante. Con l’abolizione del quorum si responsabilizza la cittadinanza. La proposta della maggioranza, con un suo piccolo abbassamento, è un piccolo passo, ma assolutamente insufficiente e non può essere accolta dal nostro gruppo”.

Federico Pedini Amati, Ps: “Il problema del referendum visto negli anni è legato all’aspetto del quorum, per cui su 33 mila persone si prevede, con l’attuale legge, che il 32% esprima un voto affinchè sia valido l’esito. Con l’ultima proposta, si passa da 10.700 voti a 8.200, abbassando il quorum di due mila persone e lo leggo come dato positivo. Molti referendum del passato non hanno raggiunto il quorum e quindi di fatto non sono stati considerati validi. E’ un grandissimo impedimento che deve spingere la politica, tutta, ad iniziare un ragionamento sull’istanza. Nel marzo 2011, ben 12.100 votanti hanno espresso il loro voto contrario sull’inalienabilità dei terreni e si è considerato valido il referendum, ma i precedenti appuntamenti non hanno dato indicazioni valide alla politica sui temi affrontati. Mi auguro perciò che con l’abbassamento e con la maggiore responsabilità della cittadinanza si possa arrivare a una definizione completa dei vari referendum”.

Luigi Mazza, Pdcs Ns: “Il progetto di iniziativa popolare é a disposizione di tutti i consiglieri: non si può dire che la minoranza non poteva visionarlo. Lo stesso Comitato preferiva, piuttosto che vedere rinviata la proposta di legge, trovare una possibile intesa su alcune modifiche. Dall’opposizione solo il consigliere Zeppa si è fatto sentire. Siamo disponibili a confrontarci con le altre forze politiche: la maggioranza non ha avuto scarsa attenzione della minoranza, caso mai sono stati alcuni consiglieri di minoranza a mostrare poca sensibilità nei confronti delle istanze del Comitato”.

Guerrino Zanotti, Psd: “La proposta di legge popolare rendeva lo strumento referendum molto più agevole e percorribile dalla popolazione. I partiti che si sono impegnati a verificare la proposta l’hanno ritenuta non applicabile in toto: abbiamo fatto un lavoro di sintesi rispetto alle diverse posizioni emerse all’interno della maggioranza. La polemica dell’opposizione è fuori luogo e montata ad arte. Durante l’articolato valuteremo gli interventi che i gruppi di maggioranza intendono fare sul testo presentato”.

Fabio Berardi (Pdcs Ns): “Parlando con alcuni esponenti di Alleanza Popolare è emersa la volontà di individuare formule innovative per introdurre miglioramenti nel nostro ordinamento legislativo per dare sempre più rappresentatività ai cittadini”.

Ivan Foschi. Su: “A San Marino il referendum è vissuto come una molestia nei confronti di chi governa. E n’è la prova l’atteggiamento di quel partito che quando era all’opposizione riteneva giusta l’abolizione del quorum, mentre ora che è in maggioranza è contrario. E’ legittimo cambiare idea, ma è anche logico pensare che dietro a certi ragionamenti ci sia un calcolo opportunistico. Bene la semplificazione, bene il parere Comitato Garante prima della raccolta delle firme, ma questi sono aspetti secondari: la vera partita era legata all’abolizione del quorum. Noi dobbiamo dare buon esempio ai nostri cittadini introducendo strumenti che favoriscono la partecipazione. Purtroppo mi dispiace constatare che, a parte qualche ritocchino migliorativo, anche le prossime campagne referendaria partiranno con un handicap per il comitato promotore”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento