Mentre il mondo moderno e occidentale – non vogliamo neanche usare la parola ‘capitalista’, sappiamo che non vi piace – sta affidando sempre più servizi tradizionalmente pubblici a realtà private, qui le esternalizzazioni non vanno proprio di moda.
di Loris Pironi
E tra gli amici, magari, potete anche cominciare a chiamare la vostra patria Nueva Cuba. Eh sì perché anche quella vecchia, di Cuba, ahinoi, ha smarrito la strada: tutta colpa di quel rammollito di Raul, che ha cominciato a insufflare nel suo popolo lo spirito della libera concorrenza, aprendo le porte all’economia privata.
Mentre il mondo moderno e occidentale – non vogliamo neanche usare la parola ‘capitalista’, sappiamo che non vi piace – sta affidando sempre più servizi tradizionalmente pubblici a realtà private, qui le esternalizzazioni non vanno proprio di moda. I servizi pubblici restino pubblici, guai a chi si frappone. Qualche esempio? Il plebiscito – chiamiamolo così – per non lasciare cadere nelle sgrinfie dei privati i poveri bimbi di Falciano, che ora potranno frequentare un caldo e accogliente asilo nido pubblico. Non che nello specifico caso fossimo a favore della privatizzazione, per carità, non vorremmo vedere giungere davanti alla nostra redazione di via Giacomini orde di mamme e babbi col forcone e le torce infuocate in mano; diciamo semplicemente che conosciamo realtà private dove la missione di prendersi cura dei bambini è portata avanti con la stessa cura e passione di una struttura pubblica. Anzi.
Oppure se volete vi raccontiamo della privatizzazione della Centrale del Latte, una farsa che dura da anni. ‘Perché il latte che beviamo deve essere munto da mucche pubbliche, una sacra bevanda che non può essere lasciata in mano agli speculatori’. Giusto. E perché limitarsi solo al latte, allora. E la pasta? E il pane? E tutto il resto degli alimenti che mettiamo sulle nostre tavole? Però non dimenticatevi che se il bilancio della Centrale oggi è in sostanziale pareggio è solo perché da anni non sono stati fatti investimenti, al punto che la struttura ormai è prossima dal cadere a pezzi; lo Stato può permettersi tutto questo, i privati no.
Oppure parliamo delle esternalizzazioni dei servizi dello Stato (ad esempio, per intenderci, le forniture dell’Ospedale ma non solo), quei costi che vanno a gravare sul pubblico bilancio: non sarebbe meglio assumere qualche altro centinaio di persone, acquistare macchinari per milioni di euro e risparmiare così su tutti i servizi che vengono appaltati ai privati?
A noi di Fixing non piace generalizzare. Per cui, come non sosteniamo che l’ente pubblico è inefficiente a priori, sentiamo rizzarci il pelo quando vediamo l’iniziativa privata demonizzata a prescindere. Ovvio che le scelte politiche vanno ponderate e prese con scrupolo e coscienza, ma ci pare che a San Marino il problema sia da sempre il contrario, ovvero l’incapacità di compiere qualsiasi scelta.
Ancora una volta ribadiamo il concetto: le nostre non sono mere chiacchiere da bar, sappiamo quanto siano preziose (leggasi costose) le nostre righe e colonne, proprio perché siamo un’azienda privata. Non ci interessa difendere un’astratta teoria economica globale calandola a forza nella micro-realtà di San Marino per il gusto di farlo. Diciamo solo che, se il modello economico a cui aspirate è quello statalista-socialista-sovietico, beh, forse è il caso che facciate un upgrade del vostro approccio alla realtà.
Altrimenti, beh, altrimenti non avete alcun diritto di lamentarvi della patrimoniale o delle altre tasse “straordinarie” che dovrete pagare sempre più a caro prezzo per sostenere la pubblica gestione, che amate così tanto. Noi che la pensiamo diversamente continueremo invece a lamentarci, e a buon diritto, magra consolazione. Anche perché sappiamo quanti sprechi si annidino in una gestione statalista (è inevitabile: non si tratta infatti di una questione di persone o di idee). E siamo convinti che un welfare di primissimo livello come quello sammarinese richiederà sempre più nuove tasse per essere mantenuto. Soprattutto oggi che non ci sono più quelle entrate “sbarazzine”, chiamiamole così, che fino a ieri hanno permesso di sostentare questo anacronistico principio economico.
Anzi, ci piacerebbe proprio vedere la vostra faccia, cari collettivisti impenitenti, quando arriveranno i risultati della spending review: scommettiamo che resterete sorpresi. Scommettiamo che forse incomincerete a pensare che più efficienza significa riduzione dei costi per liberare risorse utili a far ripartire l’economia. Comincerete a pensare che le tasse che pagate davvero hanno un valore perché non sono più soldi che vengono buttati nel pozzo nero. E quando magari tornerete a leggere (su Fixing) qualcuno che afferma che se lo Stato ogni anno acquista energia dall’estero per 5 milioni e vi fa un regalo facendovene pagare in bolletta soltanto 4 “perché tanto il resto lo mette lo Stato”, magari comincerete a domandarvi chi è davvero lo Stato.
Se invece di tutto ciò volete continuare a sostenere lo statalismo a ogni costo, beh, allora potete davvero raccogliere firme per far diventare pubblica anche la residenza per anziani Casale La Fiorina, come qualcuno ha già proposto (sic!). Già, dalla culla alla tomba. E allora sì che dopo potrete finalmente invitare il compagno Fidel – se è davvero ancora vivo – a abbandonare la sua troppo moderna Cuba per venire a guardare tramontare il Sole dell’Avvenire dalle pendici del Titano.