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Seduta pomeridiana del CGG

da Redazione

E’ proseguito il dibattito sul Progetto di legge “Legge costitutiva dell’Istituto finanziario pubblico”, presentato in prima lettura. Dopodiché il segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, ha letto il riferimento del governo sulle proposte del tavolo di sviluppo e i lavori si sono interrotti.

REPORT DELA TORRE – La sessione consiliare riprenderà lunedì 6 maggio dalle 14. Al dibattito sul Piano strategico pluriennale di sviluppo economico sono iscritti per intervenire 58 consiglieri.

Di seguito un riassunto dei lavori del pomeriggio.

Luca Santolini, C10: “La maggioranza mentiva. Noi crediamo che occorre compiere scelte coraggiose e, se serve, anche impopolari: lavorando sugli sprechi della spesa pubblica, riequilibrando le situazioni insostenibili economicamente e moralmente, a partire dalle pensioni d’oro, rivedendo gli stipendi pubblici più alti. Ipotecare i beni di questo Paese per fare debito pubblico compromette il futuro dei sammarinesi di domani e metterà a repentaglio il sistema-welfare di cui oggi andiamo fieri. Scendiamo tutti in piazza a protestare. Valorizzare il patrimonio pubblico, razionalizzarne i costi si deve fare, ma il sottofondo di tutto questo non può essere il debito pubblico per coprire spesa corrente”.

Nicola Renzi, Ap: “Abbiamo sentito tante ‘pallottole’ in questo dibattito. Chi commette delitti è un criminale e io non sono criminale: sono un consigliere che sta cercando soluzioni per questo Paese. La maggioranza darà massima disponibilità al confronto, chi vorrà apportare dei correttivi sarà ben accetto. Ma il principio che chi propone una via di soluzione venga additato come criminale non può avere la legittimazione dell’Aula”.

Marco Arzilli, Segretario di Stato per l’Industria: “Dico no alla lettura di parte e al processo alle intenzioni. Non ci sto neppure al fuoco di fila. Questo non è uno strumento per svendere il patrimonio, non facciamo falsa informazione. Questo strumento offre le risposte oggi, ma guarda al domani. Il debito? Io non vedo sempre il male in quello che si fa. La politica in questa situazione ha lavorato bene: il cda di questa finanziaria pubblica non sarà una stanza dei bottoni per i soliti noti. Stiamo facendo economie ragionando sullo sviluppo del nostro Paese. Anche io vedo di buon occhio chi è pronto a confrontarsi su questo progetto di legge per migliorarlo mentre mi dispiace per chi preferisce togliersi dal confronto”.

Luigi Mazza, Pdcs: “Siamo di fronte a uno strumento per valorizzare il patrimonio pubblico e chi dice che siamo ‘all’anticamera della svendita’, sta delirando. Questo Stato ha enormi risorse non sempre utilizzate al meglio e in questo momento la classe politica deve fare tutto ciò che serve affinché valori mobiliari e immobiliari siano concentrati in un’unica struttura. Se qualcuno pensa che questo strumento verrà utilizzato per smobilitare il patrimonio, si sbaglia: noi saremo i primi a opporci. In seconda lettura ci confronteremo, cercando di ragionare su tutte le garanzie di cui necessita uno strumento del genere”.

Franco Santi, C10: “Non parteciperemo a fasi successive di questo progetto di legge perché non condividiamo finalità e contenuto. Il nostro è un diniego al provvedimento perché questo strumento ha al suo interno delle dinamiche pericolose. Prima di vendere il patrimonio del Paese per reperire risorse si facciano altre scelte: un progetto sbagliato sin dall’inizio che combatteremo. Il confronto non ci può essere su questo punto perché non ne condividiamo le finalità. Il governo si contraddice: prima sostiene che deve ridurre le spese, poi facciamo un provvedimento che costa tanto da prevedere 3 anni di tempo per andare a pareggio. Io credo che possano esserci altre strade da percorrere. Ci auguriamo che su questo progetto ci siano forti ripensamenti”.

Gerardo Giovagnoli, Psd: “Questo spauracchio rappresentato da Civico 10 e Rete è diventato un vile e incomprensibile accanimento. Non vogliamo svendere il patrimonio dello Stato e creare debito pubblico. Non sarà l’inizio dell’era del debito e voglio fare un invito: la responsabilità non venga lasciata solo alla maggioranza, ma si colga la nostra apertura per valutare il modo migliore da adottare per raggiungere un obiettivo condivisibile. Non si può dire ‘non ne discutiamo nemmeno’. Mi trovo in difficoltà su un elemento di forte importanza per il futuro del Paese. Stiamo presentando una proposta di legge che richiede un confronto e chiederei alla minoranza di rivalutare una posizione così rigida che non dà ragione alla capacità di proposizione che ha dimostrato in passato. Si può discutere insieme di questo provvedimento”.

Mimma Zavoli, C10: “Il nostro Paese è come una bellissima casa abitata da figli inascoltati, che sono i sammarinesi, portata alla rovina da un padre irresponsabile che non ha saputo mantenerla e che altro non è che il governo. Questo è ciò che penso sull’istituto finanziario pubblico: nel suo impianto ha l’obiettivo di mettere a repentaglio il patrimonio dello Stato. Nel progetto di legge ci sono molti passaggi che preoccupano, ‘valorizzare il patrimonio attraverso una gestione redditizia’, ‘favorire interventi tesi alla solidità dei conti pubblici’, ‘supportare lo sviluppo del sistema economico nazionale e il fabbisogno di liquidità’, ‘eseguire operazioni di cartolarizzazione del patrimonio pubblico’. Non ci sono migliorie da presentare, ma ci si può solo opporre”.

Gian Nicola Berti, Ns: “Mi preoccupa più uno Stato che gestisce un grosso patrimonio rimettendoci. Per questo si è pensato a un istituto finanziario che inizi a ottimizzare disponibilità e patrimonio dei sammarinesi. Mi ha fatto piacere l’intervento del consigliere Arcangeloni. Sono anche preoccupato del patrimonio sammarinese e sono sostenitore dell’istituto per un motivo semplice. Quando i politici gestiscono un patrimonio finiscono in logiche di tipo clientelare, perché la politica si fa con il consenso. Quando vado a paragonare il costo locativo di un immobile preso allo Stato vedo che si pagano due soldi, quando invece è lo Stato ad assumere una locazione ne paga otto e mi preoccupa. Credo sempre nella buona fede e allora forse chi gestisce certe cose non è all’altezza e allora è meglio non lasciare tutto così. Meglio entrare nel mercato degli affitti. La finanziaria pubblica può servire se è gestita in modo manageriale per generare ricchezza ed è questa la finalità della legge. Chi si allontana da questo progetto ha torto perché non si assume responsabilità e allora non fa politica. Al segretario di Stato Felici devo fare una critica. Siamo in tempi di spending review ed è ora di iniziare ad accorpare enti, commissioni, comitati perché anche così si può fare risparmio e creare efficienza. Nel 2005 si scelse uno strumento come quello di Banca centrale. L’istituto finanziario pubblico è una sua ottima alternativa. Abbiamo fatto l’errore enorme di creare Bcsm perché esisteva Banca d’Italia, ma a noi Banca centrale non serve, è assolutamente inutile. Quello che avevamo prima era più rispondente alle esigenze della nostra minuscola piazza finanziaria. Perché non cogliamo questa opportunità per andare avanti? Abbiamo l’Aif e la divisione vigilanza di Bcsm, che il Moneyval ci chiede di distaccare da Banca centrale. Cogliamo l’occasione di smantellarla, implementiamo l’Aif e anche la divisione vigilanza, veri strumenti di prevenzione. Vogliamo fare in modo che lo Stato abbia un piglio manageriale”.

Alessandro Mancini, Ps: “Siamo in prima lettura e credo ci siano gli spazi giusti per affrontare il tema. La posizione del Ps è chiara su questo progetto di legge. Nel 2010, quando con noi all’opposizione c’era il Psd, avevamo proposto gli emendamenti per istituire questo organismo. Crediamo che il patrimonio dello Stato sia un tema importantissimo e non deve essere della maggioranza di turno, ma di tutti i sammarinesi. L’unico timore è quello legato alla creazione di un ennesimo carrozzone che entri in conflitto con gli altri organi dello Stato. Non sono d’accordo che Bcsm non serva, ma va fatto ordine su mansioni e compiti. Sul progetto di legge, da parte nostra, c’è tutta la disponibilità al confronto. Il tema è importante e va affrontato in maniera seria e responsabile e mi dispiace ci siano forze dell’opposizione che non intendono confrontarsi su questo tema”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Ho sentito dire che lo Stato deve avere un piglio più manageriale e questo mi inquieta. Lo Stato non è una ditta ma deve calibrare le proprie azioni con la stella polare del bene della cittadinanza. Riccardi dice che non ha paura di indebitarsi per lo sviluppo, ci credo perché non si indebita sulle sue tasche. Ogni volta che si pone un problema, la politica crea qualcosa in più, alcune nomine, un Cda, dei posti di lavoro, intanto inizia a spendere. Fra responsabili e dirigenti facciamo oltre mille dipendenti nella Pa. Se la gestione immobili non ha funzionato, vogliamo dire che qualcuno è responsabile o vogliamo creare ulteriori occasioni di spesa? Si rischia di minare alla base il futuro di questo Paese”.

Ivan Foschi, Su: “Il gruppo di Su ha già avuto modo di annunciare la sua contrarietà e che sarà difficile presentare proposte di modifica del testo. E’ difficile riscrivere questo provvedimento in maniera diversa. Ma vorrei uscire dalla logica dei consiglieri di maggioranza che cadono dal pero per la nostra contrarietà. Questa è un’azione politica che distingue la proposta politica di Bene comune dalle altre. Forse era meglio che vi chiamavate Svendita del bene comune”.

Rossano Fabbri, Ps: “Prendo atto che la sfiducia nei confronti della cosa pubblica è trasversale e faccio mie le richieste di chiarimento espresse dal consigliere Podeschi nel suo intervento preciso ed esaustivo in merito a tutti i punti oscuri dell’intero articolato. Ci sono anche altri aspetti, il riferimento alle normative vigenti, in particolare sulla dismissione dei beni dello Stato, è un punto fermo su cui il Ps non è disposto a transigere, anche perché si vuole rispettare la volontà popolare espressa dal referendum, il quorum quindi non può essere cambiato”.

Augusto Michelotti, Su: “Dopo il referendum che riportava ai due terzi la possibilità di vendere beni dello Stato, ci furono tentativi del governo di riportare le cose come erano prima, ma il marchingegno è stato scoperto fortunatamente. Qui invece iniziamo a fare speculazioni finanziarie sui beni pubblici e si vuole creare un nuovo carrozzone”.

Elena Tonnini, Rete: “Difficile porsi in maniera costruttiva su un progetto di legge che rappresenta un pericolo per San Marino. Si vuole far passare una cartolarizzazione per una valorizzazione. Tutto l’istituto di finanza pubblica è basato su una finanza virtuale. Una continuità col passato che oggi stiamo scontando. Non c’è condivisione delle scelte con la popolazione e quando si parla di patrimonio pubblico questo atteggiamento è inaccettabile. A mio avviso il governo dimostra attraverso questi progetti di legge di non avere la capacità di agire sui privilegi e sugli sprechi”.

Luca Beccari, Pdcs: “Io preferisco restare sull’articolato e intervenire su alcuni passaggi che, se citati, avrebbero aiutato il dibattito. L’articolo 7 parla delle responsabilità e, da una parte, prevede l’approvazione di una relazione programmatica previsionale mentre, dall’altra, parla di una fase di rendicontazione consuntiva: due passaggi fondamentali perché l’Istituto finanziario pubblico è uno degli strumenti di applicazione della politica economica del Paese. Ed è in quest’Aula che si decideranno le linee generali dell’Istituto: investimenti, beni conferiti e risultati di gestione saranno tutti temi discussi dal Consiglio. Questo non è strumento per bypassare le norme che regolano l’alienazione degli immobili. Lo Stato non è un’azienda e paradossalmente potrebbe anche essere in deficit per il soddisfacimento di un interesse comune però determinate attività dello Stato devono reggersi in equilibrio con una logica di tipo privatistico.

Matteo Zeppa, Rete: “Credo che la legittimità di chi pensa che se si darà vita a un ennesimo scempio organizzativo e si finirà a gambe all’aria, esiste. Si dice che l’opposizione rivanga il passato ma non è che possiamo dimenticarcene e fare finta che non sia esistito. E’ giusto temere che l’Istituto di finanza pubblica possa essere l’ennesimo buco nell’acqua. Se funziona sarò il primo a rendere merito alla maggioranza però c’è un particolare articolo che mi preoccupa: “Il Consiglio può deliberare anche su argomenti non inseriti all’ordine del giorno”. Iniziamo male. Non siamo colpevoli della nostra non partecipazione dovuta al fatto che la maggioranza non vuole condividere scelte a livello di Consiglio. Andate avanti per la vostra strada e cercate di rispettare chi non vuole partecipare a un progetto di legge che non ha modo di esistere.

Francesca Michelotti, Sinistra Unita: “Aderisco a un’iniziativa che punta al ritiro del disegno di legge, di cui non condividiamo né finalità né contenuti. L’Istituto di finanza pubblica sarà una struttura costosa, l’ennesima cattedrale nel deserto piena di ottimismo ma che poi si rivela come una spesa inutile per lo Stato. A cosa serve? Non emerge dall’articolato. A cosa serve mettere lo Stato come unico azionista? L’obiettivo è cartolarizzare e vendere beni immobili ma non so fino a che punto questo sia ammissibile. E’ poi sopra le righe chiamare un organismo di tre persone “assemblea dei soci”. Questo istituto è una dichiarazione di impotenza della politica che ha bisogno di un ulteriore apparato tecnico. La moltiplicazione dei soggetti decisionali deresponsabilizza il governo dal peso delle proprie azioni e diminuisce la trasparenza. La politica ha perso centralità del suo ruolo e delega ad altri le proprie scelte. Noi siamo profondamente ostili a questo progetto e faremo di tutto affinché non passi”.

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze, Replica: “Se il problema è quello che ha detto il consigliere Michelotti, non si capisce perché lei nel 2010 insieme al suo gruppo consiliare ha presentato con me e tutta l’opposizione di allora, l’emendamento 72 bis che dà mandato al congresso di Stato di presentare un progetto di legge per la costituzione di un istituto immobiliare pubblico. I marziani in Aula che oggi filosofeggiano contro quello che hanno approvato due anni fa rappresenta una profonda disonestà intellettuale. I cittadini devono ricordare gli atti di questo istituto, i pareri in politica restano non si cambiano quando si cambiano le poltrone. Ci vuole responsabilità, non demagogia in un momento come questo. A chi dice che non ha fiducia nella politica perché ha fallito su tutto, come Ciavatta di Rete, lo comprendo è coerente. Ci sta, ma bisogna pur trovare il modo di superare il reciproco pregiudizio reciproco. Oggi il consigliere Marco Podeschi ha presentato molti contenuti e rifletterò sulle sue proposte. Le mistificazioni: è scritto in tutti i modi che per l’alienazione si torna in questo Consiglio, far immaginare che questo non è vero è disonestà intellettuale. Quello che dice il consigliere Zavoli mi sembra un tantino esagerato. Questa è una prima lettura, è la proposta di un testo, se poi in sede di commissione ci sono altre soluzioni e integrazioni siamo disponibili a vederci e a discuterne. Non abbiamo certezza che tutto quello che proponiamo è il meglio. Se ci sono strumenti collaterali o anche sostitutivi mi piacerebbe confrontarci. Si tratta di uno strumento che consente di togliere alla politica la funzione di razionalizzare a valorizzare il patrimonio dello Stato. E’ legittimo poter dire che la si pensi diversamente, meno utile dire che ci si ritrae dal confronto perché la si pensa diversamente. Ci aspettano temi importanti, nei prossimi mesi presenteremo in Aula i risultati della spending review e insieme dovremmo decidere quali parti dell’amministrazione sono accessorie e come dare segnali forti”.

Francesca Michelotti, Su, replica: “Mi hanno accusato di mancanza di coerenza, ma l’immobiliare pubblica riguardava solo il patrimonio immobiliare. La mia intenzione era solo di migliorare il patrimonio pubblico, finalità che non rinnego. Oggi non si parla di immobiliare ma di finanziaria pubblica, dove si fa ben altro, come la cartolarizzazione del patrimonio, non si tratta solo di immobili ma anche di crediti dello Stato. C’entra qualcosa con quello che votammo insieme?”.

Comma 13

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze, legge il Piano strategico pluriennale di sviluppo economico:

“A seguito di quanto prescritto dall’articolo 43 della legge 20 dicembre 2013 n. 150, il

governo ha convocato tutte le parti sociali ed economiche al Tavolo per lo sviluppo per un

confronto sulla visione prospettica dello sviluppo di San Marino. Il contesto della riflessione si inserisce nel quadro della crisi di sistema che San Marino vive da qualche tempo e aggravata dalla crisi economica mondiale. I Tavoli per lo Sviluppo si sono confrontati sugli aspetti dell’ammodernamento dello Stato, della sua apertura ragionata verso l’esterno e su tre focus: fare impresa, turistico commerciale e bancario finanziario. Non è stato approfondito il comparto sanitario che si suggerisce essere oggetto del proseguo dei lavori del Tavolo.

San Marino oggi compie una scelta decisa di riposizionamento, consapevole dei limiti della

propria dimensione, ma altrettanto consapevole che l’elemento della dimensione è sempre

meno condizionante e che sempre più determinate diventano il livello delle competenze, la

capacità di dialogo con l’esterno, il sistema dei collegamenti e la capacità di operare

evoluzioni rapide ed efficaci. Riposizionare San Marino nel contesto globale, significa

anche aumentare e focalizzare in senso strategico il livello della partecipazione alle

organizzazioni internazionali. In tal ambito è anche maturo il tempo per effettuare una

valutazione sull’opportunità di aderire al Wto (world trade organization).

Il primo contesto nel quale San Marino necessita una maggiore integrazione è quello

europeo. In particolare il sistema bancario e finanziario per potere pianificare una

stagione di rilancio deve trovare accesso a mercati più ampi di quello domestico e di

quello italiano; il primo naturale bacino per il posizionamento dei prodotti finanziari è indubbiamente quello europeo. Quindi l’Italia, da sempre, per San Marino paese di riferimento. Dopo le tensioni degli ultimi anni che hanno provocato pesanti ripercussioni, si è avviato un percorso di normalizzazione, non ancora concluso, dei rapporti e che deve concretizzarsi in una forma stabile e duratura di dialogo, nel rispetto delle reciproche sovranità. Risulta evidente che occorre instaurare un metodo, un tavolo di confronto costante fra i due paesi al fine di evitare crisi relazionali della portata di quelle recentemente conosciute.

In tal senso un tavolo tecnico permanente Italia-San Marino, che all’occorrenza promuova

focus specifici, con il compito di vagliare lo stato di applicazione degli accordi, di rilevare in

maniera preventiva eventuali aree di rischio e che possa anticipare eventuali necessità di

un ulteriore sviluppo degli accordi, sembra essere la via ottimale e più garantista per

entrambe le parti. L’uscita dalla blacklist è fattore urgente ed indispensabile, obiettivo primario per l’immediato. Posto l’obiettivo per San Marino di internazionalizzarsi e di crearsi un sistema

di relazioni ampio da cui attingere risorse e attraverso cui produrre sviluppo, va da sé che

il rapporto con l’Italia non deve essere trascurato, al contrario necessita di cura costante al

fine di stabilire in via definitiva un clima di reciproca fiducia e collaborazione. Le relazioni

con l’Italia devono ulteriormente svilupparsi sia a livello dei governi centrali sia con i

governi delle regioni limitrofe. Con i governi delle regioni limitrofe per lo sviluppo sinergico del settore turistico, per la realizzazione delle infrastrutture, per lo sviluppo dell’università e per l’organizzazione dell’offerta sanitaria (…).

La legalità: L’adesione alle regole internazionali ha tracciato il percorso

per una organizzazione da parte dello Stato di un’attività di monitoraggio e una

collaborazione con l’Italia strutturati che hanno già dato i primi frutti. Tuttavia questo

percorso va ulteriormente sviluppato anche attraverso un potenziamento dell’attività di

intelligence che richiede una formazione specifica delle nostre forze dell’ordine e di

giustizia. Occorre quindi continuare il percorso di rafforzamento del quadro legislativo per

aumentare il grado di protezione di San Marino al fine di renderlo impenetrabile verso 7

l’economia malavitosa (…). E’ nell’interesse di San Marino attrarre investitori esteri qualificati che animino la scena economica, trasferendo in Repubblica il centro dei propri interessi attraverso la propria attività di impresa o creando nuova impresa.

Un’apertura del sistema economico sammarinese che produrrà effetti positivi sull’intero

tessuto economico, sull’indotto oltre che sul piano occupazionale.

Sulla base di questa impostazione diventa logica e fondata la scelta di accogliere a pieno

titolo nella comunità sammarinese l’imprenditore e il suo nucleo familiare che devono

diventare attori sociali, oltre che economici e devono potere sentire San Marino la propria

casa, un luogo da amare e tutelare nell’interesse di tutti.

Al pari degli investitori un contributo importante alla crescita della comunità economica e

sociale lo offrono le persone con altissimo grado di competenze che con il proprio lavoro

risultano determinanti per la crescita delle nostre aziende, anche queste figure devono

essere integrate nella vita della comunità a pieno titolo. (…)

La San Marino del 2023: il rapporto cittadino-stato e impresa-stato, deve compiere una evoluzione qualitativa. Per cogliere concretamente questo risultato, occorre mettere in campo un piano per obiettivi con un preciso scadenziario che porti aduna Pubblica Amministrazione rigenerata nell’arco dei prossimi 2-4 anni. Da un lato il lavoro in corso del gruppo spendig review fornirà utili dati per l’identificazione delle aree di spreco e degli esuberi, dall’altro occorre valutare seriamente gli interventi necessari per rinvigorire e far fare un salto di qualità agli uffici strategici della Pa, in particolare quelli del Dipartimento Finanze.

L’internazionalizzazione di San Marino comporta un forte adeguamento della macchina

dello Stato.Ciò comporta un aumento del lavoro in termini di quantità, qualità e complessità. Va quindi considerato con urgenza la necessità di adeguamento di questi dipartimenti in termini di competenze tecniche, linguistiche, considerando anche un potenziamento delle risorse di alto profilo. Proseguendo sul versante degli adeguamenti individuati come prioritari, l’adozione

dell’agenda digitale rappresenta un punto di svolta determinante. La Pec, la firma digitale

e la fattura elettronica devono essere subito implementate. (…)

Piano delle infrastrutture e esternalizzazioni: Un nuovo collegamento con la costa romagnola, costituirebbe una opportunità per rendere agevole il raggiungimento di San Marino dall’esterno e viceversa. Si ritiene che il governo debba immediatamente dare corso ad uno studio di fattibilità. Il dossier Aeroporto è in una fase avanzata. Dopo l’accordo dello scorso anno con l’Italia, il gruppo tecnico misto San Marino-Italia si è più volte incontrato per esaminare e discutere il progetto sammarinese. San Marino, infatti, ha sviluppato un piano industriale basato su due direttrici: aviazione business e generale e traffico merci. Tale progetto è stato

condiviso con la parte italiana durante gli incontri del Tavolo misto. Il prossimo passaggio

sarà, la concessione in forma diretta di aree del sedime aeroportuale alla Repubblica di

San Marino sulle quali si potranno realizzare un’aerostazione di accoglimento per i voli

business, con funzione anche di cerimoniale, e hangar. Le opere saranno finanziate in

tutto o in parte da investitori esterni così come la gestione sarà affidata a soggetti con

esperienza specifica e documentata e know-how di alto profilo.

Si ritiene sia giunto il tempo che San Marino affronti in maniera strutturata anche i temi

dell’approvvigionamento idrico e della gestione dei rifiuti, per i quali attualmente dipende

totalmente dall’esterno (…).1Vi sono servizi ed aziende dello Stato che non ricoprono ruolo strategico. La Centrale del latte e il mattatoio si identificano come le prime due aziende pubbliche che possono essere oggetto di un bando di gara per la cessione a privati. Altre aziende e servizi possono essere esternalizzati. Appare opportuno quindi avviare un attento studio di fattibilità in tal senso in maniera equilibrata per tutti i portatori di interesse. (…)

San Marino per ragioni di limitatezza del proprio territorio e delle proprie risorse, deve

porsi il problema di come tradurre in scelte concrete l’obiettivo dello sviluppo sostenibile.

La strada indicata è quella di privilegiare lo sviluppo dei comparti ad alto valore aggiunto,

anche nei settori produttivi tradizionali, ad alto valore tecnologico, della green economy, le

holding di gruppo e le imprese innovative ad alto contenuto di creatività, del turismo

favorendo investimenti volti all’innalzamento qualitativo dell’offerta ricettiva e di

intrattenimento, del commercio attraverso il sostegno alla riqualificazione e favorendo

investimenti volti all’innalzamento della qualità dell’offerta, oltre ad un attenzione all’ambito

della logistica in funzione delle necessità. Condivisione viene registrata anche sul rilancio

del settore bancario e finanziario, secondo le linee tracciate dal libro bianco, un settore

che svolge un ruolo fondamentale di sostegno all’impresa e che può sviluppare margini di

competitività di piazza internazionale all’interno del quadro di trasparenza dettato dalle

Un rilancio quello del settore bancario e finanziario, necessario al sistema paese che presuppone un percorso di adeguamento forte sul piano normativo e strutturale nell’arco dei prossimi 3-5 anni. Simbolo di una San Marino che cambia e che guarda al futuro e all’innovazione è il

progetto PST|Parco Scientifico Tecnologico a cui si intende dare rapida concretizzazione (…).

Creare le migliori condizioni possibili per fare impresa è il compito a cui deve assolvere un

piano di sviluppo. Il sistema San Marino soffre di alcuni ritardi, di una insufficiente integrazione con la UE, di un disordine normativo, della inadeguatezza di alcuni servizi. (…) Sportello unico per le imprese online: al momento è in cantiere l’implementazione del lavoro svolto dal Gruppo di progetto per la riorganizzazione normativa ed informatica dei processi relativi alle attività economiche.Importante anche dare rapida concretezza al concetto di impresa semplice, un rafforzamento del sistema dei controlli e un adeguato sistema sanzionatorio in grado di

produrre un effetto deterrente rispetto ai comportamenti scorretti.

Una leva importante per fare impresa in condizioni di competitività è certamente quella

fiscale. Da questo punto di vista, San Marino già gode di una fiscalità friendly e di norme

incentivanti che possono essere ulteriormente implementate per sostenere le aziende in

questo difficile passaggio storico. Anche il Fondo Monetario Internazionale, pur indicando

la riforma fiscale come strumento con il quale recuperare maggiori risorse, un

allargamento della base imponibile e l’aumento delle aliquote, individua nella fiscalità

leggera una leva strategica di competizione del sistema paese.

Il contesto più corretto nel quale intervenire è senza dubbio quello della riforma fiscale, già

prevista per l’anno in corso, l’ambito degli interventi è quello dell’ulteriore implementazione

degli incentivi previsti dal decreto delegato 29 maggio 2007 n. 65, oltre ad una fiscalità

speciale legata al PST.Indubbiamente il differenziale fiscale rappresenta una leva competitiva importante da mettere in gioco per attrarre investimenti nel PST e deve prevedere una modulazione delle riduzioni fiscali e della durata della detassazione degli utili proporzionata all’ammontare dell’investimento e al piano occupazionale. L’adozione del regime IVA ormai condiviso dalla stragrande maggioranza degli attori economici, vedrà l’emanazione della legge entro il 2013, ciò che occorre considerare è una modulazione differenziata delle aliquote legata ai specifici settori e al mantenimento di margini di competitività, soprattutto per i comparti del commercio al dettaglio, del turismo e dei servizi. (…)

Il settore del commercio è strategico anche in un’ottica futura. In attesa della riforma della legge 130/10, con la quale si intende aggiornare e uniformare, la normativa agli sviluppi nel frattempo intercorsi nella società e nel mondo del lavoro, per poter contare fin da subito su un potenziamento del settore, il Tavolo di Sviluppo ha convenuto di superare il Comitato di Valutazione previsto dall’art.21 della Legge 130/10 quale organismo chiamato a valutare i progetti di impresa che imprenditori non residenti a San Marino possono proporre per superare il vincolo di intestazione del 51% in capo a soggetto residente a San Marino sulla base di caratteristiche di innovazione, qualità, appeal commerciale e/o turistica tali da accrescere e valorizzare il comparto commerciale in cui andranno ad inserirsi. Una valutazione inevitabilmente contiene margini di soggettività e volendo rendere immediato e trasparente il meccanismo di accoglimento o meno delle richieste in tal senso, si stabilisce che il superamento del vincolo di

intestazione del 51% in capo a soggetto residente a San Marino possa avvenire sulla base

dell’oggettiva rispondenza ai requisiti minimi di metratura, investimento e occupazione.

Ulteriore sviluppo si intende darlo attraverso la possibilità di trasformazione delle aree

produttive dell’attuale PRG in aree commerciale, previo studio di fattibilità che indichi le

caratteristiche da rispettare.Si ritiene inoltre opportuno adottare la scelta di una vocazione commerciale dell’area di Rovereta, prevedendo un’area a progetto speciale che possa essere oggetto di un progetto di polo commerciale di alto livello con caratteristiche innovative, anche a livello architettonico e di appeal rispetto ad un bacino di utenza allargato. Il sistema Smac Card va ulteriormente potenziato. (…).

 

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