Home NotizieSan Marino Indagine Fil Rouge – Rete: “Marco Gatti faccia un passo indietro”

Indagine Fil Rouge – Rete: “Marco Gatti faccia un passo indietro”

da Redazione

“Chiediamo a Marco Gatti, anche in questa occasione, di fare un passo indietro e di chiarire la propria posizione nelle sedi opportune, a tutela dell’interesse pubblico “. Il Movimento Rete prende una posizione durissima sul presunto coinvolgimento di Marco Gatti nell’inchiesta Fil Rouge.

Se il governo volesse veramente dare prova di una forte tensione al cambiamento e della volontà di trasparenza di cui tanto va cianciando, questo sarebbe il momento opportuno.

Il caso “Fil rouge” apparso su “Il Sole 24 Ore”(clicca qui per leggerlo) ci racconta di nuovo di una San Marino che tutto vuole fuorché uscire dal pantano in cui si trova, e in cui alcuni sguazzano beatamente.

Ci racconta di un Consigliere, Marco Gatti (PDCS), fino a dicembre 2010 amministratore unico della San Crispino Immobiliare, coinvolta nell’indagine per riciclaggio. Un nuovo episodio che sa tanto di dejà vu, considerato che proprio un anno fa Marco Gatti ha rassegnato le dimissioni da Presidente della Commissione Antimafia in seguito alla maxi frode “Seven Eleven”, che aveva portato al sequestro di documenti nel suo studio commerciale.

Anche in questo caso, il Movimento RETE ritiene che una sospensione immediata di Gatti dagli incarichi politici sarebbe un atto responsabile e dovuto. Almeno fintantoché le indagini e gli accertamenti siano in corso.

Chiediamo a Marco Gatti, anche in questa occasione, di fare un passo indietro e di chiarire la propria posizione nelle sedi opportune, a tutela dell’interesse pubblico.

Purtroppo sono anche questi i rischi che si corrono quando la linea che divide il ruolo politico e quello professionale è troppo sottile, quando sulle nomine aleggia il fantasma del conflitto d’interessi.

Certo è che l’indagine “Fil Rouge” porta un elemento di assoluta novità: per la prima volta nella storia ha avuto luogo la collaborazione di Italia e San Marino per un’operazione di questo tipo.

Un’indagine che parla di 30 milioni di Euro prelevati in pezzi da 500, di un sistema di prestazioni promo–pubblicitarie fittizie, di una società di sponsorizzazioni con sede a San Marino, di fatture per operazioni inesistenti, di emissione di fatture false per oltre 80 milioni (con evasione dell’IVA per oltre 16 milioni).

E – sorpresa! – fioccano subito nomi di politici nostrani, di professionisti, banche e finanziarie tutti invischiati nel sistema di frode fiscale. Gli stessi professionisti sammarinesi di cui continuiamo a non voler accertare i redditi, le stesse banche che per non fallire continuano a essere foraggiate dai soldi pubblici, le stesse finanziarie di cui si continuano a celare i nomi dei beneficiari effettivi.

Il sistema sammarinese è, e i fatti ce lo dimostrano, una fitta ragnatela di clientelismo, corruzione, rapporti mafiosi, omertà, compiacenza e opportunismo. Impensabile che possa essere smantellato dalle stesse persone che questo sistema lo hanno creato e che hanno interesse a continuare a coltivare.

Impensabile che l’assenza di indagini da parte sammarinese venga recepita come sintomo di un’innocenza diffusa. Anzi, è proprio il contrario. E’ questa volontà di insabbiamento di tutto, a tutti i costi, per ogni questione, che fa saltare la mosca al naso.

I casi sono due: o chi ha governato questo paese negli ultimi decenni è stato talmente incapace, irresponsabile e negligente da non riuscire a capire e fronteggiare i problemi, trascinandoci tutti in fondo al burrone oppure, più semplicemente, chi ha governato questo paese negli ultimi decenni ha guadagnato qualcosa dal trascinare tutti noi in fondo al burrone, mentre lui se ne stava beatamente sul ciglio a guardare.

In entrambi i casi, chi potrebbe continuare imperterrito a rinnovare la fiducia a queste persone al momento del voto?

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