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Diario della crisi del 19 aprile 2013

da Redazione

Anche i giornali rischiano di affogare nella crisi più dura del dopoguerra. A cominciare dalle grandi testate come il Sole 24 Ore o il Corriere della Sera. Il rosso 2012 del giornale di Confindustria è di 45,8 milioni.

 

di Saverio Mercadante

 

Anche i giornali rischiano di affogare nella crisi più dura del dopoguerra. A cominciare dalle grandi testate come il Sole 24 Ore o il Corriere della Sera. Il rosso 2012 del giornale di Confindustria è di 45,8 milioni. Situazione molto aggravata rispetto al 2011 archiviato con una perdita di soli 8,4 milioni. La posizione finanziaria netta, invece, risulta positiva per 5,3 milioni. Senza decine di milioni di contributi pubblici all’editoria, Il Sole 24 Ore avrebbe già chiuso anni fa, le perdite sarebbero insostenibili per un giornale che ha perduto quasi 100 milioni di euro in 3 anni. Il gruppo Rcs ha svelato un maxi rosso da oltre mezzo miliardo di euro: perdita da 509 milioni registrata nel 2012 rispetto al risultato negativo per 322 milioni nel 2011. L’AD Pietro Scott Jovane, ha annunciato un piano per lo sviluppo 2013-2015: prevede anche l’esubero di 800 dipendenti, di cui 600 in Italia (tra questi 200 sono giornalisti), la vendita o la chiusura di 10 periodici e il trasloco del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport dalla storica sede di via Solferino.

Class Editori, la società di Milano Finanza e Italia oggi, accusa nel 2012 una perdita netta consolidata ben 12,9 milioni, contro l’utile di 5,5 milioni del 2011. Ricavi -33%. Questa secca perdita si confronta con un fatturato consolidato di soli 94 milioni: vuol dire che ogni 100 euro di ricavi il gruppo Class ne perde oltre 13.

I cittadini argentini invece non ricevono contributi pubblici.

Ma la Banca centrale argentina su diretto input della presidente Kirchner per cercare di sostenere l’economia sta continuando a stampare moneta.

Una follia che genera inflazione.

Ma non basta. Servono i dollari con i quali possono acquistare il 60% di prodotti in più rispetto a coloro che pagano in valuta nazionale.

Ma il governo lo vieta. Nessuno potrà più convertire pesos in dollari.

Ed è boom del mercato nero.

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