Home FixingFixing Patrimoniale indietro tutta. Per San Marino possibili danni incalcolabili

Patrimoniale indietro tutta. Per San Marino possibili danni incalcolabili

da Redazione

Gli imprenditori sammarinesi chiedono di “stoppare” la patrimoniale. Per chi fa impresa sarà un salasso troppo oneroso. Manca inoltre l’equità che dovrebbe guidare il provvedimento. Perché si devono sempre ripetere gli italici errori? In realtà soluzioni alternative ci sarebbero…

 

di Loris Pironi

 

Macchine indietro tutta. Invertite la rotta. Questa Patrimoniale ci sta portando direttamente contro un grosso iceberg, le cui reali dimensioni ancora non possiamo che intuire. È questo l’appello degli imprenditori, preoccupati del provvedimento che dovrebbe essere partorito dall’esecutivo entro la fine di aprile (la data è stata prorogata proprio questa settimana). Un provvedimento che, a lungo andare, potrebbe portare conseguenze equiparabili – in termini di crollo di capacità imprenditoriale, riduzioni di personale e addirittura di chiusura d’imprese – a quelle dell’ormai famigerato Decreto Incentivi. Come possiamo sostenere questo? Secondo i primi calcoli approssimativi, infatti, la Patrimoniale andrà a incidere in maniera pesante e sproporzionata sulle attività produttive.

 

CONTI IN TASCA

Con i dati oggi disponibili, avere un ordine di grandezza di quanto i singoli contribuenti saranno chiamati a tirare fuori è impossibile. Ragionare su cifre di media può aiutarci ad avere almeno un ordine di idee. Sui 10 milioni totali previsti, le proiezioni fanno intendere che dalle circa 15 mila unità abitative lo Stato ricaverà poco meno di 3 milioni di euro, 1 milione arriverà dai terreni e oltre 6 milioni di euro saranno “spremuti” dalle attività produttive. Facendo la media matematica la cifra oscilla tra i 150 e i 200 euro. Dunque ha ragione il Segretario Claudio Felici quando paragona l’esborso a poco più di una bolletta extra. Le unità produttive (parliamo di opifici, magazzini, negozi, uffici…) superano di poco quota 8 mila. Anche in questo caso la media matematica ci consente di ragionare in una forchetta che va dai 600 ai 900 euro. Ovvio che c’è azienda e azienda: le grandi imprese dovranno ragionare su un esborso di 2-3 mila euro, con punte – è facile presumere – di alcune decine di migliaia di euro. Naturalmente potremo essere più precisi solo quando ci sarà la bozza definitiva. Ecco perché diciamo che il pericolo è quasi incalcolabile: si rischia di mettere in ginocchio aziende già in grave difficoltà. Senza contare, aggiungiamo, il rischio della speculazione edilizia, con il patrimonio immobiliare che, in virtù di questo provvedimento, corre seri problemi di una ulteriore drastica svalutazione.


VIZI DI FONDO

Evidenziamo con piacere che la Segreteria alle Finanze ha dimostrato disponibilità al confronto con le parti sociali, per ritoccare il provvedimento che sta girando in bozza, e che Fixing ha analizzato assai attentamente. Detto questo, al di là di alcuni problemi che possono essere rapidamente corretti (ne citiamo uno su tutti: le aree fabbricabili non possono possedere lo stesso valore in qualunque zona del Monte), è l’impalcatura stessa della Patrimoniale che ripropone gli stessi vizi di fondo che hanno reso iniqua l’IMU in Italia. Il primo. Lo Stato di San Marino non conosce il reale valore del patrimonio immobiliare sparso sul proprio territorio. Non a caso la Patrimoniale prevede il pagamento subito, in base a dati palesemente non aggiornati (quanti appartamenti o addirittura garage sono in realtà uffici? Quante case coloniche sono diventate ville con piscina?) per poi proporsi di andare successivamente a controllare la reale destinazione, titolata o di fatto, delle oltre 35 mila unità immobiliari presenti sul territorio. In Italia, quando questo è stato fatto, ha avuto il sapore del più classico degli arraffa arraffa… La chiave di volta, gli esempi virtuosi del Belpaese lo confermano, è nell’anagrafe immobiliare/tributaria. Il contribuente in base a nuovi regolamenti deve essere “spinto” a dichiarare le difformità catastali, le detrazioni concesse dala legge e lo stato reale del proprio patrimonio immobiliare, andando a modificare – tramite modulistica o meglio ancora con procedure web – le eventuali variazioni avvenute nel tempo. Poi, con i controlli successivi, si dovrà verificare la correttezza delle informazioni dichiarate allo Stato, punendo anche severamente gli eventuali furbetti. A questo punto, tramite una sanatoria, si dovrà dare la possibilità (pagando) di far coincidere lo stato di fatto (concessioni edilizie e abusi) con lo stato di diritto (catasto), in modo da poter permettere allo Stato, attraverso la regolarizzazione onerosa, di applicare tariffe davvero eque.

 

ALTERNATIVE, PLEASE?

Siamo consapevoli che non avrebbe senso chiedere di congelare la Patrimoniale e non offrire alternative. E allora la sanatoria una-tantum, un passaggio “tecnico”, l’unico peraltro a poter spingere il contribuente a mettersi in regola. Non porterà gettito quanto la Patrimoniale stessa, ma comunque non si parla di spiccioli. Un’altra alternativa rispolverata in questi giorni riguarda i frustoli: pagare per pagare, al cittadino almeno rimarrebbe qualcosa. Poi ci sono gli altrettanto famosi interventi strutturali. La riforma tributaria per aumentare la base imponibile, tutte le misure volte a rilanciare l’economia (pacchetto competitività, riforma del mercato del lavoro, un piano di investimenti pubblici in infrastrutture, eccetera eccetera eccetera). L’introduzione dell’IVA. Il recupero dei cosiddetti “crediti inesigibili”. E poi tagli, tagli, tagli. Prima di mettere le mani nelle tasche dei contribuenti, forse sarebbe meglio partire da qui.

 

Titanic

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