Home FixingFixing Chiedere non è domandare. E non è cosa semplice

Chiedere non è domandare. E non è cosa semplice

da Redazione

Ogni giorno chiediamo qualcosa a qualcuno. E se la risposta poi non piace? Interrogativo dopo l’altro, è importante scoprire qualcosa in più di se stessi.

 

di Simona Bisacchi Lenic

Non c’è giorno dell’esistenza in cui non chiediamo qualcosa.

Ma chiedere non è così semplice. Non è semplice per l’orgoglioso, per il vanitoso, per chi crede di possedere già tutto e per chi non ha nessuna voglia di imparare altro.

Ogni giorno si chiede il sale, un numero di telefono, o il permesso.

Alcuni – ma mai abbastanza – si chiedono quale sia l’atteggiamento più corretto davanti a una persona o a una situazione, giusto per rispettare un po’ anche agli altri oltre a se stessi.

A volte si chiede ma poi la risposta non piace.

A volte non si chiede, si pretende. Ma il filosofo del diciannovesimo secolo Henry Frederic Amiel ci indica che la saggezza è tutta da un’altra parte, “La saggezza consiste nel chiedere alle cose e alle persone soltanto ciò che possono dare” (da Diario intimo).

Forse sarebbe tutto più semplice se ammettessimo che “A colui il quale non si dà nulla, nulla si può chiedere”, come rivela lo scrittore Henry Fielding nel suo romanzo umoristico intitolato Joseph Andrews (1742). Ma chiedere è anche un impegno perché “Chi osa chiedere all’amico qualsiasi favore, con la sua stessa richiesta ammette di essere pronto a tutto per l’altro”, lo dice Cicerone nel suo trattato Sull’amicizia. L’amicizia, si sa, è per sua natura gratuita, e un amico non ti rinfaccerà mai quello che tu gli hai chiesto, ma è un grande rischio se tu ti sentirai sempre un po’ in debito con lui.

Chiedere è diverso da domandare: a domanda viene risposto, a richiesta viene dato. Se chiedi un lavoro non ti ritrovi ad ascoltare una predica ma a picchiare duro sul ferro con un martello.

Chiedere cambia non solo a differenza delle parole, ma anche dell’intensità. E l’intensità con cui si chiede è una potenza. Potenza che cresce quando le parole da dette diventano scritte, perché – per il solo fatto di aver avuto il coraggio di metterle nero su bianco – acquistano valore.

Si chiede gridando. Si chiede cantando. Ci si chiede cosa fare quando la musica è finita, e a ballare sei rimasto solo tu. Si chiede non per avere una risposta precisa, ma perché interrogativo dopo interrogativo si arrivi al nucleo della questione, che è sempre solo di conoscere qualcosa in più di se stessi.

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