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San Marino, un corretto modello per prevenire i misfatti

da Redazione

Oltre 120 persone per il convegno sulla Legge 6/2010 e sul D.D. 96/2010. “In certi casi le sanzioni pecuniarie non sono nemmeno il male peggiore”.

 

di Loris Pironi

 

Sala Montelupo gremita, oltre 120 persone tra imprenditori e professionisti sammarinesi, per il convegno sulla Legge 6/2010, il relativo D.D. 96/2010 e la responsabilità amministrativa dell’impresa introdotta con i suddetti provvedimenti. L’evento formativo è andato in scena giovedì 14 marzo ed era organizzato da ANIS e Camera di Commercio, con il supporto “operativo” della società milanese di consulenza PK Consulting e del nostro settimanale, San Marino Fixing, e con il Patrocinio di tre Segreterie di Stato: Finanze, Interni-Giustizia e Industria.

Un successo – lo possiamo definire così senza tema di smentita – che era già scritto in partenza. La legge in questione prevede infatti, in caso di misfatto, pesanti conseguenze amministrative per l’azienda che non si dota di un modello organizzativo corretto, mentre offre importanti opportunità a chi intraprende un percorso virtuoso.

Non è un caso che gli esempi concreti al convegno siano stati portati da Giochi del Titano, una società controllata pubblica che opera in un settore assai delicato, da Banca di San Marino (anche in questo caso un settore a rischio) e Camera di Commercio di San Marino.


La ratio della norma

 

Entriamo subito nel dettaglio sfruttando le parole di Roberto Maggi, Partner di PK Consulting. “La ratio della norma – ha spiegato Maggi alla platea – è quella di stimolare le imprese a dotarsi di un idoneo modello organizzativo e gestionale, modello che deve essere efficacemente attuato. L’obiettivo è quello di mettere l’azienda nella condizione di difendersi dalla commissione del reato stesso”.

A questo punto si può agire per prevenire la minaccia delle conseguenze. O per prevenire il vero problema, il rischio di vedere commessi misfatti da parte degli organi della persona giuridica o da coloro che hanno funzioni di rappresentanza, direzione e amministrazione.

“In sé la sanzione economica prevista, da 3 mila a 500 mila euro, non è neanche la conseguenza peggiore per l’azienda – prosegue Roberto Maggi – Sono previste infatti anche l’interdizione, l’esclusione da finanziamenti e agevolazioni, l’impossibilità di fare contratti con la PA, fino alla revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni. Ritengo inoltre che la confisca, anche in questo caso prevista dalla legge, sia il minimo sindacale, in questi casi. Ma poi c’è il rischio reputazionale, che è un rischio di secondo livello, ma estremamente importante, in alcuni casi non solo per l’azienda in questione ma per l’intero sistema”.


I reati contemplati

 

La legge prevede tutta una serie di reati. Sono compresi reati dei pubblici ufficiali e contro l’amministrazione pubblica (ad esempio corruzione), contro il patrimonio (es. riciclaggio), contro l’economia pubblica (es. aggiotaggio); contro i segni della sovranità della Repubblica (es. falsità in monete, valori di bollo e titoli di credito), reati contro la Repubblica (es. finanziamento del terrorismo). Inoltre vengono contemplati reati contro l’incolumità, la salute pubblica e l’ambiente naturale (es. prescrizione abusiva di sostanze stupefacenti), contro la moralità pubblica e la libertà personale (es. pornografia minorile, sfruttamento della prostituzione). E poi c’è l’attività abusivamente esercitata in violazione della legge n. 165/05 (Legge sulle imprese e sui servizi bancari, finanziari e assicurativi).


Effetti diretti e indiretti

 

Applicare un corretto modello organizzativo rispondente alle esigenze della L. 6/2010 e del conseguente decreto ha effetti “collaterali” positivi: si parte infatti dall’analisi dei propri processi aziendali, e ciò comporta inevitabilmente una migliore comprensione (sembra scontato ma così non è) e una razionalizzazione delle proprie attività, con risparmio di tempo e spesso di denaro. E poi ci sono gli effetti diretti, ovvero la gestione del rischio.


Abbiamo un problema…

 

“Il rischio può essere limitato, ma non si può pensare che anche un’organizzazione ben strutturata sia del tutto esente da rischi”, ha spiegato alla platea Roberto Maggi. Che poi ha portato un esempio classico, il caso dell’Apollo XIII, raccontato anche dall’omonimo celebre film con Tom Hanks (“Houston, abbiamo un problema”). “Abbiamo implementato il nostro modello, malgrado questo si verifica un problema. Dobbiamo risolverlo gestendo la crisi nell’immediato, facendo fronte ad essa nelle ore successive. Poi stabilizzata la situazione, questione di giorni, è indispensabile garantire continuità operativa. Infine nei mesi successivi possiamo concentrarci sulle azioni che ci assicureranno un ritorno completo alla normalità. In sostanza occorre lavorare per evitare eventi sfavorevoli, ma si deve anche essere in grado di far fronte ad essi nel caso malaugurato in cui le nostre difese vengano superate”.

 

Per ulteriori approfondimenti sulla responsabilità amministrativa dell’impresa e sui lavori del convegno è possibile consultare il “Focus” in home-page sul nostro sito internet, www.sanmarinofixing.com 

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