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San Marino – UE. La soluzione preferita è la partecipazione al SEE

da Redazione

Si parte dallo Status Quo che consiste nel continuare con l’impostazione esistente, ma in questo caso l’accesso al mercato interno sarebbe molto limitato e non comporterebbe una reale integrazione nel mercato interno europeo.


di Nicholas Zanotti


L’Ambasciatore della Repubblica di San Marino presso l’Unione Europea, Gian Nicola Filippi Balestra, in occasione del Convegno organizzato dalla Scuola Secondaria Superiore ha argomentato come tema principale i rapporti tra i piccoli Stati e l’Unione Europea.

Secondo l’Ambasciatore, la volontà dell’Unione di risolvere i problemi di queste piccole realtà nasce da diverse motivazioni, tra cui le “pressioni” politiche esercitate da San Marino, Andorra e Monaco (anche se quest’ultima in misura inferiore) per una maggiore integrazione e soprattutto per una maggiore chiarezza nei rapporti e trasparenza, anche nei settori economici e finanziari.

“Una maggiore integrazione europea dei micro Stati – ha affermato l’Ambasciatore Filippi Balestra – garantirebbe il massimo grado di libertà di circolazione, l’omogeneità del mercato interno, getterebbe basi più solide per la crescita economica all’interno dell’Unione e, inoltre, permetterebbe una maggiore diversificazione dell’economia interna dei micro Stati e quindi di non essere più associati al concetto di paradisi fiscali e alla segretezza bancarie”.

La Commissione Europea ha elencato le 5 possibili opzioni.

Si parte dallo Status Quo che consiste nel continuare con l’impostazione esistente, ma in questo caso l’accesso al mercato interno sarebbe molto limitato e non comporterebbe una reale integrazione nel mercato interno europeo.

Come seconda alternativa si potrebbe optare per un Approccio Settoriale. Questo consisterebbe nel concludere diversi accordi mirati a coprire i settori che s’intendono regolamentare. C’è, però, una serie di svantaggi che si ritrovano nel fatto che gli accordi che si dovrebbero negoziare e concludere sono almeno 18, e poi non è un’opzione gradita all’UE perché i negoziati sarebbero lunghi, difficili e non garantirebbero una copertura totale del mercato interno. Inoltre implicherebbe una grande dispersione di risorse economiche ed umane e coprirebbe unicamente alcuni settori.

Un Accordo quadro di Associazione sarebbe un’altra opzione capace di offrire un alto grado d’integrazione, un accesso pieno al mercato interno europeo, misure di accompagnamento (strumenti di cooperazione in grado di fornire assistenza tecnica) e politiche orizzontali (quelle politiche che oltrepassano le 4 libertà che formano i pilastri del mercato interno). Si potrebbe quindi pensare ad un accordo unico tra l’UE e i tre piccoli Paesi oppure 3 accordi separati tra l’UE ed ognuno di essi. Tutti e tre gli stati dovrebbero comunque applicare direttamente (o indirettamente) tutto l’Acquis comunitario.

Un’altra alternativa consiste nella Partecipazione allo Spazio Economico Europeo. Questa opzione garantirebbe ai Paesi di piccole dimensioni la piena integrazione nel mercato interno, sulla stessa base dei 3 paesi che fanno parte dello SEE (Norvegia, Islanda, Liechtenstein). Il vantaggio sarebbe nel non dover creare un nuovo quadro giuridico ma approfittare di quello già esistente. L’accordo con la SEE include tutto il mercato interno ma non comprende diverse materie tra cui politiche agricole (che per San Marino sono già inserite nell’Accordo di Cooperazione) unione doganale (che nel nostro Paese esiste già con l’UE), politica fiscale, politica commerciale comune (San Marino ha già accettato la politica commerciale dell’Unione), politica estera e sicurezza comune, giustizia e affari interni e Unione monetaria (che per il nostro paese è regolata dall’accordo recentemente aggiornato).

L’ultima alternativa consiste invece nella Adesione all’UE. Questa quinta opzione darebbe ai Paesi di piccola dimensione il più completo accesso al mercato interno e a tutte le altre attività dell’UE. La domanda di adesione incontrerebbe però due grandi difficoltà da parte della Commissione europea. Per iniziare le istituzioni europee non sono attualmente pronte ad accettare i Paesi di piccole dimensioni territoriali. Sarebbe difficile calcolare un’esatta e proporzionale rappresentanza di tutti i cittadini europei nelle istituzioni. La seconda difficoltà è la limitata capacità amministrativa (secondo la Commissione europea questi Paesi avrebbero una limitata capacità amministrativa). Il Congresso di Stato ritiene che le due strade maggiormente percorribili d’integrazione per i 3 Paesi in questione sono la partecipazione di questi Paesi al SEE e la conclusione di un accordo quadro, o più accordi, che permettano l’accesso al mercato interno europeo.

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