L’economia cinese viene baciata invece all’insegna del cosiddetto “keynesismo di guerra”.
di Saverio Mercadante
Vorrei tanto un bès. Il presidente dell’Istat Enrico Giovannini ha presentato nei giorni scorsi un’altra forma di “bacio” statistico. A fianco del Pil, ora arriva il BES, il primo rapporto sul Benessere ecosostenibile in Italia.
Non un singolo indicatore ma una massa di 134 parametri, di fatto unica al mondo, che mettono a fuoco 12 ambiti, dall’istruzione al lavoro, passando per le relazioni sociali e il paesaggio.
Secondo Giovannini, “per ciò che concerne la politica, le esperienze internazionali, quelle australiana e neozelandese, offrono importanti spunti per l’utilizzo del Bes”. E fa un esempio che è anche una proposta: “Le relazioni tecniche di accompagnamento e le nuove leggi descrivano l’effetto atteso sulle diverse dimensioni del benessere e non solo sulle variabili finanziarie”.
L’economia cinese viene baciata invece all’insegna del cosiddetto “keynesismo di guerra”.
Settecentoventi miliardi di yuan (circa 90 miliardi di euro), per un aumento del 10,7 per cento anno su anno. Sono questi i numeri degli investimenti di Pechino per la difesa. Un aumento considerevole superiore alla crescita del Pil prevista per il 2013: 7,5 per cento. Con “keynesismo di guerra” si definisce la politica economica che cerca di affrontare le crisi economiche con le spese militari. Negli Stati Uniti d’America, la creazione di domanda attraverso le spese del Pentagono è un old style consolidato.
Nel 2008 vennero varati investimenti destinati soprattutto a lavori pubblici, scudo contro la crisi che arrivava da Occidente.
Oggi, lo stimolo passa per le spese militari.
Il bacio della morte lo hanno avuto in Italia nel 2012 47.000 aziende protestate aziende protestate: aumento del 45% rispetto all’ultimo anno prima della crisi, il 2007.
Una cifra che stabilisce un nuovo record, superando i livelli negativi del 2009. 10.700 sono imprese edili, con un’impennata dell’80 per cento sull’ultimo anno pre-crisi.