Paolo Cevoli fa il Duce, o forse no. Magari “E’ il sosia di lui”. Per capirlo, andate a teatro il 12 marzo. Lo chiede l’UNICEF.
di Alessandro Carli
Un po’ “Menecmi” di Plauto, ma con un forte richiamo alla storia del Novecento. E’ nell’intarsio tra il teatro del drammaturgo di Sarsina e la presenza di Mussolini a Riccione che si erge “Il sosia di lui”, lo spettacolo voluto dalla Commissione Nazionale Sammarinese per l’UNICEF e che Paolo Cevoli porterà sul palco del Nuovo di Dogana il 12 marzo. Una pagina polverosa e ingiallita della vita della Perla, che riporta gli spettatori in pieno Ventennio. La stagione è quella estiva del 1934 (la data non è casuale: Villa Mussolini venne acquistata nel 1934 da Donna Rachele Guidi Mussolini, ndr). Un idrovolante trimotore modello Savoia Marchetti 66 plana sulle quiete acque del mare Adriatico. Una folla festante raggiunge il velivolo a nuoto o in moscone. Dopo pochi minuti, dalla cabina di pilotaggio, esce un uomo. Camicia bianca, cappello da marinaio, mascella volitiva: Mussolini Benito, venuto a Riccione per ricongiungersi con la sua famiglia e trascorrere qualche giorno di riposo nella villa di proprietà. La folla è in delirio. Il meccanico di bordo però ha notato che uno dei motori Fiat A24R ha qualche problema. Viene chiamato un meccanico locale: Pio Vivadio detto Nullo, di professione meccanico, figlio di enne-enne allevato dalle suorine, di fede politica anarchica e di carattere ribelle. Mentre sta lavorando sul motore ingolfato, due bambini, lo scambiano per il loro papà: sono Romano e Annamaria Mussolini, figli numero quattro e cinque di Rachele e Benito Mussolini. Anche un gerarca fascista, membro dell’OVRA, la potentissima polizia segreta, si accorge di questa somiglianza. Arresta il meccanico Vivadio e lo trasforma nel sosia del Duce. Inaugurazioni, ricevimenti, cene di gala costituiscono un impegno pressante per il capo del Governo Fascista. Una controfigura può essere un’ottima opportunità per permettere a Benito Mussolini di assentarsi per qualche ora ed attendere ad impegni privati di varia natura. Tutto procede per il meglio, fino alla inevitabile confusione fra attore principale e controfigura, e al fatidico 25 luglio 1943.
Paolo Cevoli in questo monologo comico-storico veste i panni del meccanico Pio Vivadio detto Nullo. Ha scritto questo testo teatrale per raccontare la sua Riccione degli anni ’30 e ’40. Fra politica, tradimenti, feste da ballo, purghe, fasti e splendori, donne e motori. Con quella lontana e divertita somiglianza, che accende la miccia per portare poi la platea verso un’analisi divertita e comica della romagnolosità. “Il mio monologo è uno spettacolo da ridere – spiega Cevoli, al suo quinto spettacolo teatrale – ma è anche una storia di drammi, tragedie e persino amore. Non faccio la parodia di Mussolini, lo uso come figura dalla quale non si poteva prescindere, per parlare della Romagna degli anni ’30, quando c’è stato il primo boom del turismo e i romagnoli hanno scoperto la loro vocazione. Per la mia terra è stata una specie di metamorfosi”.
(Difatti, nel Ventennio fascista, Riccione e la sua spiaggia divennero familiari a milioni di italiani e scenario di importanti avvenimenti politici: qui, nell’agosto del 1933, Mussolini incontrò il cancelliere austriaco Dolfuss che l’anno successivo fu assassinato proprio mentre la sua famiglia trascorreva le vacanze a Riccione).
Daniele Sala ha curato la regia, la scenografia e le luci per fare rivivere in scena la Romagna balneare di quegli anni: un mondo fatto di speranze, voglia di divertirsi, paure, poesia, emozioni e tante pataccate. Buio in sala alle 21.
Info: 335.7339876.