Opportunità della L. 6/2010: intervista a Roberto Maggi (PK Consulting). Permette di migliorare i processi e riduce il rischio di commissione di reati.
di Loris Pironi
Dal 2010 anche la Repubblica di San Marino ha introdotto il concetto di responsabilità amministrativa dell’azienda, mutuandolo dalla normativa internazionale. L’ha fatto con una Legge, la n. 6/2010, e con un Decreto Delegato, il 96/2010. Di fatto oggi le società sono a tutti gli effetti responsabili per i reati commessi dai propri amministratori e dipendenti. Tale responsabilità può portare anche a conseguenze rilevanti, ma la legge è stata costruita con un altro intento: quello di spingere le imprese a munirsi di modelli organizzativi atti a prevenire comportamenti criminosi.
Detto tutto ciò, l’importanza di questa normativa dovrebbe apparire assolutamente chiara. Eppure malgrado sia in vigore già da diverso tempo, ancora non è sufficientemente conosciuta in Repubblica.
San Marino Fixing si è impegnato in un percorso di divulgazione delle opportunità offerte dalla Legge e dal conseguente Decreto Delegato, che culminerà con un convegno in programma giovedì 14 marzo alla Sala Montelupo di Domagnano. Un percorso che ci vede impegnati assieme ad ANIS, a Camera di Commercio di San Marino, e a PK Consulting, affermata società di consulenza che, tra le altre cose, si occupa di modelli di organizzazione e controllo.
A Roberto Maggi, Partner di PK Consulting, chiediamo di illustrare nel dettaglio cosa è cambiato con l’introduzione del principio di responsabilità amministrativa dell’azienda per le imprese sammarinesi.
“Nell’ordinamento precedente, una società, in quanto soggetto giuridico, non poteva essere perseguita, né penalmente, né amministrativamente per i reati commessi al proprio interno. Anche oggi non ci sono ripercussioni dal punto di vista penale. A partire dal 2010 tuttavia, se un reato dovesse essere commesso da parte di una persona facente parte dell’impresa a qualsiasi titolo, amministratore, dirigente, dipendente, venditore e persino consulente esterno, anche indirettamente a vantaggio dell’impresa, si verrebbe a profilare la responsabilità amministrativa da parte della stessa azienda, con le inevitabili conseguenze stabilite dalla legge. Ciò tuttavia può non generare effetti negativi laddove l’impresa dimostra di aver posto in atto tutte quelle misure preventive volte a ridurre le possibilità di veder commesso il reato stesso”.
L’importanza della legge in questione sta dunque nel suo carattere, per così dire, preventivo.
“Sicuramente induce l’azienda a predisporre un adeguato modello gestionale che concede la possibilità di tutelarsi prima di tutto dalla commissione del misfatto”.
Perché è importante applicare un modello di prevenzione? E quali sono i reati a cui si presta maggiore attenzione?
“Applicare un corretto modello di gestione della propria azienda offre innanzitutto all’imprenditore la possibilità di migliorare tutti i propri processi; inoltre riducendo i rischi di commissione dei reati, si diminuiscono tutte le conseguenze che ne potrebbero derivare. Parliamo di danni economici, ma anche reputazionali. Paradossalmente, la leva giuridica è l’ultima. Le conseguenze per l’impresa variano in funzione della fattispecie di reato. I reati su cui si focalizza la norma sono innanzitutto il riciclaggio, e tutto ciò che ruota attorno ad esso, un tema molto sentito a San Marino. Poi ci sono principalmente la ricettazione, l’usura, la malversazione, la corruzione, la concussione e tutti i reati connessi. Vorrei sottolineare a questo punto che è vero che dotarsi di un modello è un’attività volontaria e non cogente, ma se si applica tale modello ci sono immediate ricadute positive per l’azienda”.
È verosimile che in futuro la normativa si applichi anche a reati in materia ambientale o di sicurezza sul lavoro?
“Più che verosimile è auspicabile. È inutile dirlo: quando c’è una sanzione, è più facile che le regole vengano rispettate. Se c’è maggiore presidio sulle tematiche legate all’ambiente e alla salute, il beneficio sociale è inevitabile. Perché viviamo in un mondo che dobbiamo preservare, se si vuole evitare di danneggiarlo ulteriormente occorre prevenire la commissione di illeciti implementando un adeguato modello organizzativo e gestionale che comprenda controlli appropriati”.
In Italia e anche altrove, del resto, è già così.
“In Italia lo stesso principio è stato introdotto con il Decreto 231 del 2001, ma il livello di attenzione ha iniziato ad innalzarsi a partire dal 2003 quando la magistratura ha iniziato ad occuparsene, ed è diventato assai più rilevante dopo il 2008, con l’introduzione dei reati colposi legati alla salute e sicurezza dei lavoratori. Ci sono stati alcuni casi, finiti sulle prime pagine di tutti i giornali (il caso Thyssen tanto per citare il più eclatante) che hanno contribuito indubbiamente a una sensibilizzazione da parte di tante aziende, piccole e grandi”.
A San Marino invece se ne parla ancora poco.
“È proprio per questo che abbiamo deciso di intraprendere questo percorso di divulgazione. Come PK Consulting la nostra linea è stata quella di lavorare sin da subito con alcune imprese per sviluppare concretamente i primi modelli organizzativi, e ora che siamo pronti abbiamo programmato questo convegno per divulgare queste informazioni non solo sulla base di principi teorici ma anche e soprattutto su esperienze dirette”.
L’ultima domanda è d’obbligo. Come si realizza un modello organizzativo?
“Conditio sine qua non è l’impegno della Direzione a governare i rischi aziendali. A fronte di ciò si deve innanzitutto condurre un’adeguata analisi dei rischi di commissione del reato. Si pongono in evidenza tutti i rischi, i presidi di controllo già esistenti e si giunge, per differenza rispetto al rischio astratto, a stabilire quello che è il rischio residuo. Su cui intervenire, predisponendo opportuni presidi di controllo, che poi chiaramente dovranno essere attuati con efficacia. Tutto ciò crea i presupposti per l’idoneità del modello che poi deve essere efficacemente attuato. Idoneità ed efficace attuazione sono i cardini fondamentali di questa norma. Ovvio che il rischio di commissione del reato può essere gestito e non eliminato del tutto, ma la legge garantisce che, se il modello è stato applicato correttamente, l’azienda si sgrava della propria responsabilità amministrativa”.