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San Marino, Consiglio Grande e Generale del 1 marzo: mediazione familiare

da Redazione

In prima lettura anche “L’ordinamento del notariato” e “Disposizioni su alcuni negozi giuridici e atti notarili”, illustrati in Aula dal segretario di Stato per gli Affari interni, Gian Carlo Venturini.

 

I lavori del Consiglio grande e generale sono ripartiti dalla presentazione in prima lettura dei progetti di legge “La mediazione familiare”, “L’ordinamento del notariato” e “Disposizioni su alcuni negozi giuridici e atti notarili”, illustrati in Aula dal segretario di Stato per gli Affari interni, Gian Carlo Venturini.

E’ stata poi la volta della ratifica dei decreti delegati e dei decreti legge. I Capitani reggenti, Teodoro Lonfernini e Denise Bronzetti, hanno convocato i capigruppo per decidere il modo con cui procedere. Si è optato per mettere alla ratifica per primi i decreti di reiterazione in ordine di tempo. Il segretario di Stato per gli Affari interni, Gian Carlo Venturini, ha poi chiesto lo scorporo dei decreti 53 e 158; il segretario di Stato per il lavoro, Iro Belluzzi, del 111; il consigliere di C10 Andrea Zafferani dei decreti 63, 67, 99, 107, 116, 144, 147, 156, 157 e il 3 del 2013; il consigliere Elena Tonnini di Rete i numeri 129, 130 e 141; il consigliere Francesca Michelotti di Su i numeri 113, 115, 129, 144, 155 e il 2 e il 3 del 2013. Quelli non scorporati sono stati approvati a maggioranza. La seduta si è interrotta al dibattito sul decreto delegato 166.

 

Di seguito un riassunto dei lavori.

 

Mediazione familiare

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni: “Si introduce nell’ordinamento sammarinese un istituto nuovo. La Mediazione familiare (Mf) è un percorso finalizzato alla riorganizzazione delle relazioni familiari in vista, o in seguito a una separazione o a un divorzio. Il mediatore familiare viene attivato dai genitori e, assicurando imparzialità e riservatezza, facilita il confronto rispetto al rapporto con i figli e a temi oggetto di discussione. La Mf si colloca nel più ampio panorama degli interventi per un decentramento del conflitto rispetto alla sede propriamente giurisdizionale. L’esperienza vissuta nelle aule di giustizia insegna che la vicenda separativa è sempre produttiva di un lutto, che va poi elaborato. Inoltre la maggior parte delle coppie che si separano consensualmente si trovano a dover ricorrere nuovamente al tribunale. Ed è assurdo poter pretendere che siano giudici o avvocati o i servizi sociali a intervenire sulla coppia per ricostruire un ponte di comunicazione. Tale funzione può invece essere efficacemente svolta dal mediatore familiare.

L’introduzione e la regolamentazione della Mf nell’ordinamento sammarinese sarebbe una preziosa occasione per riaffermare la validità e l’autonomia delle rispettive sfere di competenza di tutti i soggetti che ruotano intorno alle parti nei giudizi di separazione e divorzio. Il mediatore familiare esercita infatti la sua attività nel retro dell’azione giudiziaria. Il Servizio minori potrebbe inoltre tornare a occuparsi principalmente delle situazioni limite.

La Mf non è un arbitrato né una consulenza legale, finanziaria o psicopedagogica, libera l’ufficio del magistrato sammarinese da molte incombenze”.

Francesca Michelotti, Su: “Esprimo soddisfazione per la normativa anche se siamo in ritardo. Si dota il tribunale di strumenti più chiari per gestire situazioni delicate. Chiedo però di superare la tuttologia della giurisprudenza. Non prevede esami di psicologia per cui non ne capisco la necessità per il mediatore.

Ogni volta che cade un governo alcuni segretari di Stato svuotano gli armadi. Che senso ha allora depositare l’Albo dei mediatori in una segreteria di Stato?”.

Mimma Zavoli, C10: “Mi associo al consigliere Michelotti. Accolgo con piacere la proposta di legge che affronta una tematica difficile. Mi associo anche sul deposito dell’Albo, va gestito dal tribunale. Occorre chiarire meglio la condizione tra pubblico e privato”.

Roberto Venturini, Pdcs: “Il ricorso al mediatore è facoltativo, ma forse quando sono coinvolti dei minori andrebbe reso obbligatorio. La figura è importantissima”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Siamo in ritardo eccessivo ma cerchiamo di arrivare comunque bene. La proposta dà dei canoni da cui partire. Le difficoltà a livello genitoriale pesano sui figli. Si delega troppo agli avvocati. Una parte fondamentale devono essere i requisiti umani ma non demonizzo la laure in giurisprudenza. Il Servizio minori va maggiormente coinvolto, anche se spesso la sua attività esula da quello che dovrebbe effettivamente fare”.

William Giardi, Upr: “Ben venga questo progetto di legge anche se in ritardo. Comunque il Servizio di salute mentale e quello minori hanno sempre provveduto a queste problematiche, spesso su invito del tribunale. Gli avvocati spesso fanno dei corsi specifici di psicologia. Questa legge però contrasta con la Finanziaria che ha abolito il rimborso al 50% delle psicoterapie. D’altronde è meno nobile il disturbo psichiatrico rispetto a quello fisico”.

Maria Luisa Berti, Ns: “Ben venga il progetto di legge, già presentato in prima lettura nella scorsa legislatura. Si tratta di uno strumento di aiuto per famiglie in difficoltà, ma non vorrei fosse ritenuto l’unica possibile soluzione. Sarebbe un grande errore, il percorso di mediazione spesso non basta. C’è la possibilità di svolgere la funzione anche per chi ha una professionalità legale, ma occorre prevedere alcune incompatibilità per impedire che mediatore e avvocato che assiste la parte siano dentro lo stesso studio”.

Antonella Mularoni, Ap: “Il ritardo è dovuto anche all’interruzione della precedente legislatura. Il progetto di legge è fatto bene, concordo con il consigliere Berti: occorre eliminare ogni possibile distorsione. La legge prevede la possibilità di un registro pubblico per i meno abbienti”.

Vladimiro Selva, Psd: “Esprimo l’apprezzamento del Psd per l’iniziativa. Il dialogo è fondamentale per garantire gli interessi dei figli. Speriamo in una approvazione in tempi brevi”.

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni, replica: “E’ un progetto di legge importante. La laurea in giurisprudenza serve per avere certe conoscenze legali, ma è comunque prevista la necessità di sostenere un corso di formazione di almeno 12 mesi. Il registro, da conservare alla segreteria di Stato per la Giustizia, è utile e io da segretario di Stato non ho mai svuotato i cassetti a fine legislatura. E’ già previsto un servizio pubblico che può essere al Servizio minori e in un altro istituto. Su ricorso facoltativo e norme di incompatibilità, infine, si può intervenire”.

Ordinamento del notariato

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni: “Da molti anni si sente l’esigenza di una normativa organica in materia di notariato, premessa imprescindibile per la certezza del diritto. Il progetto di legge, derivato da una bozza prodotta dall’Ordine degli avvocati e dei notai tende a adeguare la legislazione notarile sammarinese alle normative internazionali. Una commissione dell’Unione internazionale del notariato ha esaminato il progetto di legge e, pur sollevando alcune osservazioni, lo ha definito conforme ai principi internazionali.

Gli obiettivi della legge sono effettuare una raccolta delle norme e introdurre rigorose regole deontologiche. Sono previsti la libera consultazione degli atti, l’obbligatorietà dell’iscrizione nel repertorio delle scritture autenticate, un apposito repertorio per gli atti di ultima volontà oltre che per gli atti di protesto, un’intensificazione dei controlli. Il progetto di legge costituisce un traguardo atteso da tempo”.

Francesca Michelotti. Su: “E’ un progetto condivisibile. Faccio però una considerazione un po’ polemica perché nel testo si esprime ‘vivo ringraziamento all’ordine e ai notai che hanno elaborato il provvedimento’, ma sottolineo che nulla è mai solamente tecnico in una legge. La figura notarile costituisce uno degli elementi fondamentali su cui poggia il presupposto di sovranità della nostra Repubblica e anche la conservazione di una documentazione che attesta questa sovranità è un aspetto importante. Allora ringrazio il segretario Stato e l’ordine degli avvocati, ma chiedo se è stata chiesta l’opinione sul provvedimento al direttore dell’archivio di Stato, che avrebbe potuto segnalare questioni pertinenti, in quanto fine conoscitore del patrimonio notarile. Poi vorrei sapere se la prossima volta che facciamo una legge, per esempio sui medici, chiameremo i medici? E’ bene poter contare sul contributo di esperienze degli ordini, però è anche vero che sono portatori di interessi e vanno messi in equilibrio con la comunità quando si fanno le leggi”.

Valeria Ciavatta, Ap: “Intervengo per sostenere questo progetto di legge che era stato presentato già in prima lettura nella precedente legislatura. E’ vero che è stato un gruppo di notai all’interno dell’ordine a promuovere questa materia, su cui il nostro ordinamento è lacunoso. Se finalmente c’è una legge che regola la conservazione atti notarili, non vedo comunque alcune preoccupazione ai fini archivisti. Poi il progetto è stato valutato in congresso di Stato e nella precedente legislatura è stato inviato con largo anticipo agli uffici competenti e ai gruppi consiliari. Quindi il fatto che ci siano ringraziamenti, che io stesso avevo formulato, a chi ha lavorato a questo progetto di legge non deve far ritenere che sia stato subito supinamente dalla politica. Anzi, la legge mette paletti e rende credibile l’atto notarile agli occhi del notariato internazionale che ha fatto proposte recepite poi nella legge. C’è quindi anche controllo massimo dell’autorità internazionale in materia, in generale rappresenta un grosso passo in avanti nella certezza del diritto”

Antonella Mularoni, Ap: “Finalmente una legge di questo tipo arriva nella nostra Aula. Colgo l’occasione per esprimere due perplessità che rinvio poi alla commissione competente. Personalmente, rispetto all’articolo 5, comma 9 e 10, dove si parla di separazioni e divorzi consensuali, che in assenza di figli possono essere certificati da notai, senza ricorrere al commissario di legge. A riguardo, faccio notare che potrebbero esserci coppie in cui una delle due persone si trova in posizione di debolezza rispetto all’altro coniuge e il commissario della legge assume in questo caso il ruolo di garante. La supervisione del magistrato a me pare importante, anche perché non risultano ritardi particolari in Tribunale. Altro dubbio riguarda l’articolo 24 in cui si parla di persone che non sanno legge o non possono leggere per problemi alla vista. Si prevede infatti la presenza di un’interprete, che può essere un parente, ma mi lascia un po’ perplessa, visto che comunque la persona è capace di sentire e può ascoltare il notaio. Auspicherei quindi un approfondimento”.

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni, replica: “Il progetto di legge è molto tecnico e va a colmare un vuoto e a disciplinare certe procedure. E’ un atto significativo, voluto dal segretario della precedente legislatura, da parte mia ho voluto portarlo subito in prima lettura. Potrà essere oggetto di valutazione tra prima e seconda lettura, perché credo sia interesse di tutti che ci possano essere atti chiari e precisi, definiti e con valenza oltre i nostri confini. Riguardo ai dubbi sollevati da consigliere Mularoni, in particolare, sull’articolo 5, da cittadino è sembrato strano anche a me, ma prima di depositare progetto ho chiesto motivazioni agli estensori della legge. Mi è stato spiegato che l’obiettivo era, da un lato, sgravare il lavoro dei commissari, dall’altro che in molte realtà europee è già stata adottata questa prassi rispetto alle separazioni consensuali e senza figli. Comunque rappresenta una possibilità, perché gli altri strumenti sono sempre in essere. Possiamo in ogni caso compiere una riflessione più dettagliata tra prima e seconda lettura, in Commissione”.

Disposizioni su alcuni negozi giuridici e atti notarili

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni: “Con il progetto di legge si chiariscono e si aggiornano disposizioni e interpretazioni e si risponde così a esigenze pratiche e di principio emerse da tempo. Tra l’altro, si interviene sugli atti di donazione, si elimina il divieto di donazione tra coniugi, si limita il ricorso all’istituto delle cessione in antiparte, si salvano alcuni tipi di testamento”.

Valeria Ciavatta, Ap: “Vorrei precisare che quando il progetto fu depositato in prima lettura, c’era tra chi aveva seguito un po’ i lavori, un accordo a considerare prioritario un altro testo rispetto questo, perché introduce modifiche al diritto civile e quindi non riguarda solo il negozio giuridico in senso formale, ma anche diritti e doveri. Alcuni tra gli avvocati non sono convinti, per esempio, del rendere lecita la donazione tra coniugi, bisogna fare degli approfondimenti su questa materia perché non è possibile dare per scontata la soluzione individuata. Ritengo che questo progetto di legge debba essere valutato con attenzione perché va a toccare anche i diritti e non solo la forma degli atti notarili”.

Andrea Belluzi, Psd: “Mi limito ad alcune precisazioni. Sull’articolo 5 sarebbe opportuno fare un riferimento, in caso di separazione consensuale, su quanto previsto dalla legge precedente, visto che questo provvedimento precisa alcuni negozi giuridici”.

Rossano Fabbri, Ps: “Si tratta di materie molto tecniche da approfondire in commissione. In particolare, su cessioni antiparte, pongo la problematica del perché tutti gli ordinamenti vietano disposizioni anticipate di eredità, invece il nostro ordinamento le preveda. Credo che questo ordinamento sia pronto a valutare l’ipotesi di fare in modo che i beni vadano a chi ne ha il diritto in altri modi. Una breve parentesi poi sulla questione delle separazioni consensuali davanti al notaio, non credo ci siano particolari problematiche in questi casi, il giudice omologa solo la pratica”.

Gian Carlo Venturini, segretario di Stato per gli Affari interni, replica: “Anche questo provvedimento è estremamente tecnico e va nell’ottica di porre chiarezza negli atti giuridici e notarili, nel tempo si sono riscontrate infatti necessità di chiarimenti per evitare distorsioni. Anche in questo caso, in commissione si potranno chiarire alcuni di questi aspetti indicati dai diversi consiglieri intervenuti. Inoltre, nell’articolo 5 sono state definite le somme per determinati atti giuridici su cui bisognerà valutare l’equità dell’importo.

Decreti

Alessandro Rossi, Su: “Faccio delle considerazioni generali sull’utilizzo e sulla modalità di reiterazione e produzione di questa mole di decreti, oltre 30 oggi. Dal 2009 al 2012 sono stati prodotti 83 decreti legge e anche in questa seduta sono molti. Nel 2012 ne sono stati fatti 20. Dobbiamo interrogarci sulle modalità di produzione legislativa. Abbiamo votato una reiterazione senza dibattito, poteva esserci una seduta ad hoc per i decreti, così non si possono approfondire. Ma qualche grande manovratore ritiene corretto usare i decreti. Manca una valutazione di equità sugli interventi. Trascendiamo dalle responsabilità e verifichiamo le modalità di utilizzo di uno strumento legislativo che depotenzia il ruolo del consigliere. Studiare una mole del genere di decreti è impossibile. Dobbiamo capire come migliorare la situazione, si tratta di un trend forte negli ultimi anni”.

Valeria Ciavatta, Ap: “Rispetto alla presa di posizione del consigliere Rossi ricordo che la promulgazione dei decreti è responsabilità della Reggenza. Parla poi di una presenza diabolica che governa in materia di decreti, ma chi è questa persona? Sulla necessità che il Consiglio grande e generale si riappropri del suo potere legislativo sono intervenuta in ogni Ufficio di presidenza e nessuno ha preso parola a sostegno. Se si fa una delega di legge deve essere il più stringente possibile, non tanto nei tempi quanto nei contenuti. La delega legislativa, se fatta bene, non toglie nulla al Consiglio. Spiace però che si aspetti il microfono per esprimere una posizione che andava affermata in Ufficio di presidenza”.

Andrea Zafferani, C10: “Mi associo al consigliere Rossi, non per dare colpe. Per esempio il decreto 53 è del maggio 2012, il 63 finiva gli effetti lo scorso dicembre, e vanno ora in ratifica. La maggioranza ha avuto problemi su diversi decreti. Giustifico in parte il ritardo per la crisi di governo ma il ricorso è comunque eccessivo ed è un grido di dolore lanciato nella scorsa legislatura anche da consiglieri di maggioranza. La moda ora continua e non vorrei nascesse anche l’uso di ritardare la ratifica”.

Luigi Mazza. Pdcs: “La precedente legislatura, quando si è interrotta, richiedeva urgenza su certi contenuti. La maggior parte sono decreti delegati, non legge, e nel 2012 ne sono stati prodotti 6 non 20. Nella nuova legislatura sono pochissimi e necessari. Non accetto il richiamo del consigliere Zafferani: nell’Ufficio di presidenza di dicembre quando abbiamo rimandato l’esame dei decreti tutti erano d’accordo. Il lungo ritardo nella nuova legislatura non c’è. Che i decreti legge siano usati solo per motivi di urgenza siamo concordi”.

Rossano Fabbri, Ps: “Condivido l’intervento del consigliere Zafferani. Se ci sono dei termini per la ratifica sono tassativi. Altrimenti ci sono conseguenze giuridiche”.

Elena Tonnini, Rete: “Perché c’è urgenza per il n. 141, già prorogato e che è un decreto legge? Dove è prevista la possibilità di reiterarli?”.

Alessandro Rossi, Su, per fatto personale: “Non lo faccio per parlare alla radio. Il problema oggettivo è che nella scorsa legislatura c’è stata un’alta produzione di decreti legge, non solo per atti urgenti”

Andrea Zafferani, C10, per fatto personale: “Confermo che si era concordato in Ufficio di presidenza di non portare decreti in Aula fino alla nomina del governo. Ma è in carica da tre mesi, non credo che ogni volta serva una richiesta di pietà da parte dell’opposizione per portare i decreti”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “I decreti sono uno strumento funzionale all’urgenza. Ma in questo comma stiamo dando un pessimo esempio. Ognuno dà la colpa agli altri e alle passate legislature. Noi siamo nuovi e mi sento in imbarazzo per questo pessimo spettacolo. Discutiamo dei decreti”.

Decreto delegato 27/07/12 n.99 “Disposizioni per l’attuazione della Legge sulla Cooperazione Sociale e di Servizio – Legge 21 settembre 2010 n.160”, approvato a maggioranza.

Andrea Zafferani, C10: “C’è un dato sulle domande, quante cooperative di questo tipo sono state registrate?”.

Roberto Ciavatta, Rete: “E’ un decreto molto delicato, mi aspettavo un’illustrazione da parte del segretario di Stato. qual è l’impostazione del governo?”.

Tony Margiotta, Su: “Qual è la filosofia del decreto? Alcuni punti sono molto importanti e colpiscono alcune problematiche che il territorio vive. Il decreto parla di soggetti a rischio grave di esclusione sociale. Fa poi pensare che sia individuata una percentuale, nel senso di numero minimo di persone a rischio, che le cooperative devono avere per partecipare alle gare di appalti. E’ troppo vincolante”.

Franco Santi, C10: “Qual è il livello di applicazione della normativa? Nel settore c’è molta confusione. Se la ratio è l’inserimento lavorativo delle persone più svantaggiate, il decreto introduce un ventaglio di opzioni nella definizione di queste persone che la vanifica. Va perseguita la volontà di dare opportunità di una maggiore integrazione”.

Iro Belluzzi, segretario di Stato per il Lavoro: “Ho esteso il confronto a chi ha esperienza nel settore. Mettiamo in campo uno sforzo per essere in linea con le reali esigenze del comparto. La cooperazione sociale ha una validità ulteriore rispetto alla possibilità di svolgere lavoro. Nessuno ha chiesto correzioni. Il decreto nasce per attuare la legge 160. Il governo comunque intende mettere mano a tutta la normativa”.

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