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San Marino, scuola di giornalismo di Fixing: ecco la nostra visione del futuro

da Redazione

E’ al primo giro di boa “l’avventura giornalistica” degli studenti del Liceo Economico Aziendale. Le esperienze all’estero, la black list, la politica, lo Stato come stereotipo di inefficienza.

giornalismo fixing

 

di Alessandro Carli

 

Le ragazze e i ragazzi che vedete nella foto che “appoggia” questa pagina sono alcuni dei volti degli studenti del Liceo Economico Aziendale della Repubblica di San Marino che ogni settimana “entrano” nella redazione di San Marino Fixing per seguire il progetto di esperienza giornalistica partito qualche settimana fa. Ascoltando ogni singola inclinazione (definirla semplicemente “passione” sarebbe riduttivo), li abbiamo esortati a scrivere – antico mestiere bellissimo, fatto di parole scritte e quasi mai di apparizioni – una serie di articoli. Il lettore più attento del nostro settimanale ha già potuto osservare i diversi campi di indagine che i nostri giovani giornalisti hanno tratteggiato: stage aziendali, sport, la chimera del posto fisso nel lavoro. Uno sforzo, quella della scrittura (ricordiamo che la penna, o meglio: le dita sulla tastiera, spesso, pesano più di una vanga), che ha permesso anche a noi giornalisti più maturi – in primis, il direttore Loris Pironi, ma anche il resto della ciurma di Fixing – di confrontarci con una visione sul mondo osservata con occhi e cuore più verdi e più freschi.

Siamo al primo giro di boa, ma già dalle prime indicazioni di rotta, dai primi venti che spirano a pagina 2 (il luogo cartaceo in cui vengono pubblicati gli articoli degli studenti), possiamo affermare che la strada è quella giusta, e che i soffi di bonaccia sono confortanti. L’elemento che spicca maggiormente tra i gruppi – elemento per noi fondamentale e che può essere esteso anche ad altre attività lavorative molto più “nobili” del “fare i giornalisti” – è certamente quello della grande attenzione e interesse che gli studenti mettono in campo davanti ad ogni argomento. Sono spugne candide, pronte ad assorbire ogni nozione, ogni notizia che viene stampata sui giornali. Ma sono parimenti persone che sanno commentare, riflettere, giudicare. E che si confrontano.

Fare i giornalisti (e a noi piacerebbe che qualcuno di loro decidesse di scrivere, o di tentare questo strano mestiere) è un compito “ingrato”, spesso legato a una firma. Ma è anche un’avventura meravigliosa, che permette di ridurre a un filo del telefono le distanze tra chi intervista e l’intervistato. E che si muove su campi e luoghi assai diversificati. C’è il cartaceo, che dona un piacere tattile che non si può descrivere, ma c’è anche il web, e la stesura dei comunicati stampa. Proprio sul nostro portale, www.sanmarinofixing.com, abbiamo pubblicato l’articolo, supportato da una fotografia, firmato da Federica Baldacci sull’incendio che ha colpito, nei giorni scorsi, la Spac.

Ma c’è, come accennato, quel detto ancora così prezioso: carta canta. La nostra carta è il giornale che state sfogliando, sul quale, ogni settimana, cerchiamo di raccontare cosa accade sul Titano. Con uno sguardo attento, che negli anni ha saputo zoomare le notizie. Così, e lo possiamo affermare con franchezza, leggere i pezzi che gli studenti ci inviano, diventa un insegnamento, un “guardare”, come occhi più giovani, le traiettorie del Titano, e le aspettative dei singoli ragazzi. Sotto il profilo più professionale, siamo curiosi nel vedere come il loro stile di scrittura cambia durante il corso.


Il futuro visto dai giovani

 

Che aspettative hanno per il loro domani? Hanno necessità diverse rispetto ai loro genitori? Ma soprattutto, come vedono il Titano? E’ subito detto: ecco un pastiche di visioni, autonome. Per Elisabetta Berardi, “Uno dei problemi più noti è che molti giovani sammarinesi, talvolta sfiduciati, preferiscono studiare (a volte sin dal Liceo) all’estero, credendo di ottenere una migliore formazione o più possibilità lavorative. In questo modo si verifica una costante e crescente svalutazione prima del sistema scolastico, poi dell’ambiente lavorativo e culturale. Ma la colpa non è certo di chi fugge dal territorio, sperando di avere più possibilità di realizzazione o di carriera: lo Stato dovrebbe investire maggiormente nei suoi cittadini e dare spazio alle personalità e ai giovani qualificati, secondo il principio della meritocrazia e considerandone le effettive capacità”. Tommy Fantini ha le idee chiare: “Facile parlare di cambiamenti e innovazioni, ma poi quando si va a vedere cosa è stato veramente fatto non si ha mai un buon resoconto, anzi, aumentano i problemi e peggiorano le situazioni; nessuno sa dare una precisa spiegazione a tutto ciò, ma le cose non accadono senza una precisa causa. La frase è ancora quella, ma chi comanda sono sempre gli stessi, non c’è democrazia, non c’è spazio per le nuove menti, si continua a governare con gli stessi metodi, l’innovazione è una triste parola che si sente solo nell’ambito privato. Ma la colpa non è di un unico individuo, non si può far gravare un sistema mal funzionante su un unico soggetto. Allo stesso tempo non si deve pensare allo ‘Stato’ come lo stereotipo dell’inefficienza e della corruzione; si pensi ad una grande sala, con all’interno tante persone che discutono su quello che è più giusto per il bene dei propri cittadini. Questo è quello che non accade a San Marino, in cui si ragiona ancora con una mentalità arrugginita”. Nicolò Vagnini cita anche la black list: “Non è facile decretare quale sia lo stato in cui si troverà San Marino nei prossimi anni, data la facilità con cui le cose cambiano e le varie scelte che l’attuale governo potrà effettuare. È anche vero però che si può creare un’immagine del futuro del nostro paese nel caso ‘nulla di nuovo’ venisse cambiato, cioè se da qui a quel momento le cose non cambiassero affatto e restassero così come sono oggi. A parer mio, la condizione non sarà una delle peggiori, dato il fatto che non dobbiamo sostenere spese enormi che ci portino ad uno spropositato utilizzo del nostro PIL o all’esigenza di effettuare spese pubbliche gigantesche, grazie al fatto che non vantiamo di un territorio enorme o di una popolazione alquanto vasta. Non si può certamente affermare però che la nostra sarà una buona situazione, dato il fatto che permaniamo sulla Black List italiana, visto la mancanza della sottoscrizione dell’accordo sullo scambio di informazioni da parte italiana, sempre se questo ci farà uscire dalla famosa lista”.

Guarda al concetto di “nido”, così caro a Giovanni Pascoli, Francesca Bonfè: “Pronti a spiccare il volo, spesso senza ali abbastanza robuste per sostenerne il salto; piombare in un mondo fino a prima ignorato. ‘Cose da grandi’; poi arriva; ti travolge; lo percepisci; ne sei parte. Il rasserenante nido di famiglia non basta più, il mondo ora ha bisogno del tuo apporto, ad un tratto ti reclama. Il termine ‘futuro’ racchiude in sé l’incertezza dell’avvenire, ma è proprio in questo carattere di mutevolezza e indefinitezza che ogni giovane dovrebbe riporre le proprie energie”.

Energie. Gli studenti ne hanno tante. Ma hanno anche una capacità critica di analisi. Un elemento essenziale per crescere e diventare il futuro del Paese.

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