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Oscar Giannino al Forum “San Marino tra Oriente e Occidente”. Fotogallery e intervista

da Redazione

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Oscar Giannino ha annunciato su twitter le sue dimissioni da presidente di “Fermare il declino” dopo il tragico infortunio, è stato smentito dal coofondatore del movimento, l’economista Zingales, sui presunti titoli accademici, master a Chicago, e due lauree da lui vantati. Nel febbraio del 2011 partecipò come moderatore al Forum “San Marino tra Oriente e Occidente. La competizione e le alleanze tra gli Stati”. Di seguito fotogallery e intervista in quell’occasione.

 

FOTOGALLERY

 


Oscar Giannino: In gioco la stessa ragion d’essere del Titano

 

Martedì 08 Febbraio 2011

 

di Loris Pironi

 

SAN MARINO – Lo diciamo così, come una semplice constatazione dei fatti, senza un briciolo di piaggeria (ma forse in questo giudizio c’è appena un pizzico di simpatia personale e di condivisione professionale di alcune idee): Oscar Giannino è uno dei più brillanti e illuminati giornalisti economici italiani. Le sue posizioni liberali e liberiste lo contraddistinguono da sempre, per cui non sorprendono gli applausi (anzi si è trattata di una vera e propria ovazione) a lui rivolti dal pubblico di San Marino, l’antica terra della libertà, al termine del  Forum ‘San Marino tra Oriente e Occidente. La competizione e le alleanze tra gli Stati’.Al termine dell’intensa giornata di dibattito, appoggiati a un muro esterno del Centro Congressi Kursaal nell’aria frizzante di una sera imbiancata, tra una nuvola e l’altra dell’immancabile (di lui) sigaro, abbiamo conversato con Oscar Giannino sui mali che affliggono il Titano. La sua lucida lettura dei fatti la vedrete emergere nelle righe che seguono. Prima di tutto però vogliamo riportare il concetto-chiave del suo discorso, che ci sentiamo – ancora una volta – di condividere: San Marino, i sammarinesi, la classe dirigente e non solo la classe dirigente, ancora non hanno compreso con chiarezza che in gioco non c’è solo una fetta di economia, una manciata di privilegi o il gruzzoletto economico messo da parte in questi anni. In gioco c’è l’esistenza dello Stato, la “stessa ragion d’essere del Titano” come ha detto Giannino. Anche perché, e qui ci permettiamo d’inserire una nostra opinione, l’ex commercialista dalla erre moscia che una volta saliva la Rupe con la ventiquattrore in mano e che oggi è diventato il terribile Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, di San Marino ha serbato una pessima opinione, e farà di tutto per ridurre la più antica Repubblica del Mondo al rango di un Comune italiano, o peggio ancora se possibile. E chi verrà dopo di lui, perché qualcuno dopo di lui verrà, non avrà certo l’interesse per cambiare le cose. “San Marino è impegnata in una riflessione essenziale sul suo futuro. In questi ultimi tempi i colpi sono stati tali, per via di quanto è successo nell’economia mondiale e per le relazioni con l’Italia che non potete non interrogarvi seriamente sul futuro. La classe dirigente sammarinese è tenuta in tempi brevi a dare delle risposte per lo sviluppo non dei prossimi anni ma dei prossimi decenni”.


La domanda è quasi retorica: vista dall’esterno la situazione di San Marino appare grave come sembra all’interno o ancora di più?

 

“Francamente sì, rischiate di diventare un esempio europeo di come le pressioni dei grandi Paesi possano demolire un piccolo Stato invece di sfruttarne le peculiarità mettendolo in condizione di riprendersi. Un esempio di come la crisi finanziaria possa diventare devastante per un’economia eliminandone i capisaldi”.


Il rischio insomma è quello di fare la fine dell’uccellino tenuto in gabbia nelle trincee della prima guerra mondiale, come campanello d’allarme per vedere se arrivano i gas.

 

“Esatto, il rischio è che possa finire davvero così. Per questo c’è bisogno di scongiurare l’arrivo dei gas”.

 

E che cosa si può fare per evitarlo?

 

“Servono un grande coraggio e una ferma unità d’intenti politica. Dovete avere determinazione e puntare i piedi. Ma la percezione è che a San Marino ancora non condividete l’idea che ad essere poste in discussione non sono le forme della vostra cooperazione internazionale, ma che è minata pericolosamente la stessa ragion d’essere del Titano. Nella decennale tradizione dei rapporti con l’Italia oggi è in gioco il diritto stesso alla vostra esistenza. Posso capire che la politica sammarinese stenti a porre questo punto al primo posto assoluto nell’agenda politica, ma di questo si tratta”.


In questo momento di idee poche e confuse, San Marino vuole provare a bypassare l’Italia e rivolgersi all’Europa. A breve è previsto un referendum per l’adesione all’Unione Europea.

 

“Entrare in Ue? Adesso non è proprio il momento. Faccio un esempio emblematico: il giorno in cui per arginare la crisi greca, dopo tre mesi di tentennamenti, è stato varato il Fondo europeo anticrisi, proprio in quello stesso giorno la Polonia ha congelato la propria richiesta d’ingresso in Unione Europea. Questa notizia ovviamente non ha trovato spazio sui media, ma c’è da riflettere. ‘L’euro come scudo per tutti’ è stato recitato a lungo come mantra, ma se per alcuni è così per altri è una gabbia. E poi guardate cosa sta facendo l’Italia adesso con voi, la pressione che ha messo sulle decisioni sammarinesi con i vari provvedimenti (scudo fiscale e decreto incentivi, ndr). Entrare nell’Unione Europea, adesso, significa che avrete la certezza di consegnare in mani terze la possibilità di venire a questionare in casa vostra su tutto”.


In questi tempi di crisi c’è un’altra questione su cui Fixing sta puntando con molta insistenza: la necessità di porre in essere una riduzione della spesa corrente, un atavico problema legato a filo doppio con il gigantismo della pubblica amministrazione sammarinese.

 

“La classe politica che sarà capace di creare nuovo sviluppo sarà anche in grado di risolvere il problema della Pa. Ma se ci si piega e non si affronta realmente il problema, il peso della pubblica amministrazione, state certi, sarà sempre maggiore”.

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