Home FixingFixing Gli “esodati” a San Marino? Sono circa una settantina

Gli “esodati” a San Marino? Sono circa una settantina

da Redazione

Per la prima volta è definito il “trattamento previdenziale temporaneo”. Numeri relativamente piccoli ma che rappresentano un problema sociale.

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di Alessandro Carli

 

Se ieri la “Generazione mille euro” – ben raccontata al cinema dal regista Massimo Venier nel 2009 – era quella dei 30enni laureati con qualche contratto a tempo determinato (quando va bene) e senza prospettive per il futuro, oggi il ventaglio si allarga anche ai quasi sessantenni che, dopo aver lavorato una vita, si ritrovano a pochi passi dalla pensione, senza poterla raggiungere. In Italia il popolo degli esodati si allarga a macchia d’olio, e aumenta, assieme a quel senso di pesantezza e depressione. Sul Titano invece?

 

Simil-esodati

 

Il termine “esodato” non esiste nella Repubblica di San Marino. In Finanziaria però (articolo 51) si parla di “trattamento previdenziale temporaneo”, e riguarda i soggetti che hanno perso involontariamente il lavoro: possono accedere al prepensionamento a condizione che abbiano esaurito tutti gli ammortizzatori sociali previsti dalla Legislazione vigente, abbiano compiuto 57 anni di età e maturato almeno 35 anni di contribuzione e senza che siano stati riavviati al lavoro. Già, ma quanti sono? I dati relativi alla Cassa Integrazione Guadagni erogata nell’anno 2012 (da gennaio a ottobre) ci dicono che il trattamento ha riguardato poche persone. Nella fascia d’età compresa tra i 57 e i 60 anni troviamo 32 maschi e 16 femmine attualmente in mobilità, e 11 maschi e 10 femmine in disoccupazione. Gli importi economici erogati come ammortizzatori sociali sono rispettivamente di 300 mila euro, 76 mila euro, 28 mila euro e 28.400 euro.


Generazione mille euro

 

Al di là dei numeri nudi e crudi – a rischio, come si può leggere, ci sono poco meno di 70 persone – è chiaro che l’argomento merita una riflessione anche di natura sociale. Certo, non siamo di fronte all’oceano italiano, alle voragini del Belpaese e alle guerre versus il Ministro Elsa Fornero, però questi numeri, seppur sommariamente raccolti, devono portare a una considerazione: la fascia dei quasi sessantenni oggi ha serie difficoltà a rientrare nel mondo del lavoro. E un assegno da mille e poco più euro, seppure non sia proprio da buttare via, permette una linea di sopravvivenza. Che, se il lavoratore non ha famiglia, potrebbe – con grandi sacrifici – bastare. In caso di moglie e figli, magari studenti universitari, il rischio è quello – come cantava Lucio Battisti, di non arrivare al 21 del mese.


Guerrino Zanotti ISS

 

Guerrino Zanotti, Esperto dell’Ufficio Prestazioni dell’Istituto per la Sicurezza Sociale, spiega che “l’ammontare del trattamento previdenziale provvisorio, in assenza di altri redditi di qualsiasi natura e provenienza, è pari all’importo di trattamento minimo in vigore nel sistema previdenziale principale, ovvero di 1.001,83, che, in virtù degli aumenti, verrà innalzato a circa 1.030 euro. Al compimento del 60° anno di età, in occasione del pensionamento definitivo, viene calcolato il reale ammontare della pensione maturata dall’interessato e si procede alla sua liquidazione applicando, sul’importo mensile, una detrazione pari al 10%. Tale detrazione viene trattenuta dal fondo pensioni di appartenenza e viene effettuata fino a copertura del 70% dell’ammontare del trattamento previdenziale provvisorio percepito nel periodo precedente il compimento del 60° anno di età. L’erogazione del trattamento previdenziale provvisorio viene effettuata fino al compimento del 60° anno di età, quando, d’ufficio, il titolare viene collocato obbligatoriamente e definitivamente in pensione”.


Mobilità e disoccupazione per fasce d’età

 

Dopo aver chiarito che nel mese di gennaio 2013 sono terminati gli ammortizzatori sociali per 16 lavoratori e che fra questi non vi sono ultra50enni (per cui nessuno di loro potrebbe accedere al trattamento previdenziale provvisorio), analizziamo la statistica di erogazione della mobilità e della disoccupazione per fasce d’età per il periodo gennaio-ottobre 2012. Sino a 20 anni un maschio e due femmine sono andate in mobilità (gli importi economici sono stati rispettivamente di 6.660 euro e 7.850 euro): per la disoccupazione i numeri salgono a 15 persone (13 maschi e due femmine; 19.700 euro e 2.400 euro). Nella fascia 21-30 anni invece 52 maschi sono andati in mobilità (279 mila euro) e 64 femmine (329 mila euro); in disoccupazione invece 47 maschi (93.500 euro) e 73 femmine (138 mila euro). Tra i 31 e i 40 anni la mobilità ha colpito 132 maschi (840 mila euro) e 152 femmine (690 mila euro), mentre la disoccupazione ha riguardato 39 maschi (83 mila euro) e 93 femmine (156 mila euro). Numeri alti anche per la fascia 41-50: in mobilità 152 maschi (un milione e 100 mila euro) e 129 femmine (720 mila euro), in disoccupazione 41 maschi (110 mila euro) e 103 femmine (240 mila euro). Volumi che scendono lievemente nella fascia 51-56, dove si leggono 70 maschi e 28 femmine in mobilità (543 mila euro e 174 mila euro) e 26 maschi (63 mila euro) e 30 femmine (75 mila euro) in disoccupazione. Dopo i 60 anni (la fascia 57-60 è già stata analizzata), i numeri si schiacciano: 4 maschi e 4 femmine in mobilità tra i 61 e i 65 anni (17 mila e 12 mila euro), un maschio e 8 femmine in disoccupazione (5.400 euro e 22.500 euro). Oltre i 65 anni, un solo maschio in mobilità (1.400 euro).

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