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San Marino, apertura alla Cina? Gli imprenditori dicono sì

da Redazione

Franco Razeto: “Il progetto deve portare valore al Paese”. Ettore Pazzini: “E’ importante che qualcuno scommetta su di noi”. Ivan Simetovic: “Che sappiamo di Maxdo?”. Franco Norri: “Partiamo con 6 anni di ritardo”. Michele Gualandi: “Aprirsi è d’obbligo”.

Maxdo building shanghai

 

di Alessandro Carli

 

Gli occhi a mandorla guardano con un sorriso la Repubblica di San Marino. Un importante gruppo cinese, la Maxdo Group Limited difatti, vuole aprire una banca sul Titano e, tramite un investimento da un centinaio di milioni di euro, provare a entrare contestualmente anche nei mercati europei. Sul caso Maxdo Group Limited di Hong Kong, si sono espresse già le associazioni di categoria mentre i partiti e i movimenti di San Marino hanno un po’ girato il mestolo: sì, no, nì. In mezzo poi, quasi a voler dare aria al fuoco, ci si è messo anche il Fatto Quotidiano, che ha avanzato qualche nube sul progetto e sulla carta di identità degli asiatici. Poco importa: se l’investimento viene fatto sul Monte, riteniamo comunque corretto raccogliere le parole di chi lavora sul territorio, di quel territorio che accoglierà – forse – il vento (e i capitali) che proviene dall’Oriente. Lo diciamo subito: i sammarinesi, gli imprenditori sammarinesi dimostrano apertura e anche una certa curiosità, per non dire addirittura un reale interesse, ma vogliono – giustamente – che ci siano garanzie precise. Insomma, niente investitori opachi e scivolosi, dal passato torbido che potrebbero in qualche modo arrecare danni all’immagine (e all’economia) dello Stato.

Sino ad oggi, le associazioni bancarie del territorio sono rimaste un po’ in silenzio. A latere della conferenza stampa di presentazione “Il teatro a San Marino. Un valore da tenere in conto”, che vede la Banca CIS supportare il piccolo teatro Arnaldo Martelli, il Direttore Generale di Banca CIS, Daniele Guidi, ha commentato la notizia del gruppo cinese. “Tutto quello che porta competenze da fuori, va bene, ma solo se viene sottoposto a un’attenta e capillare valutazione. Ben venga quindi un’iniziativa che proviene dall’estero. Sono idee che possono portare valore al Titano. Non dobbiamo essere legati allo status quo economico”.

Chi conosce bene i mercati asiatici è Filippo Gemelli di Maggiora (Trilogy). In attesa degli sviluppi del progetto legato all’auto, che vede vicini, oltre alla storica griffe italiana Maggiora, anche il colosso multinazionale Wonder International Group (gruppo cinese e uno dei leader del mercato automotive), e OSMA, gli abbiamo chiesto una riflessione su Maxdo Group Limited. “Ogni investimento va visto favorevolmente – esordisce Gemelli -. E’ lapalissiano però che occorre mettere un campo una capillare valutazione sull’attendibilità. Il mercato asiatico è da qualche tempo in grande sviluppo, e può rappresentare davvero una grossa opportunità. Ma, ripeto, è necessario capire chi si ha di fronte. I casi di cronaca, non da ultimo quello delle automobili del gruppo De Tomaso, (che aveva creato una joint venture con un gruppo di Hong Kong ma che poi è finita male, ndr) deve essere un insegnamento. Ripeto: io sono aperto agli investimenti, ma occorre mettere in campo una serie di profonde valutazioni”.

Vede di buon occhio il progetto, Franco Razeto di Manifatture San Marino, anche se non dimentica l’aspetto della serietà. “E’ certamente un’azione positiva. E’ chiaro che ogni potenziale investitore deve essere verificato per capire l’affidabilità. In questo momento di profonda crisi, abbiamo bisogno di persone serie, che sappiano portare a San Marino quello che ci manca. Ho letto che l’operazione è stata criticata, specie dalla politica. Credo che il tam tam di voci e posizioni serva a tenere ‘sveglio’ il controllo. L’aspetto positivo è che comunque San Marino sia ancora una meta appetibile per chi vuole investire. E’ importante però che il progetto porti valore al sistema Paese e non danni”.    

Parte da Maxdo per poi ampliare la sua riflessione all’internazionalizzazione Pier Giovanni Terenzi, Amministratore Unico di Cotes Spa e Presidente della Camera di Commercio della Repubblica di San Marino. “Stiamo facendo bandiera dell’internazionalizzazione, e quindi la direzione è già indicata: sappiamo la strada che dobbiamo intraprendere. Bisogna però essere concreti. Ogni proposta deve essere valutata nei minimi dettagli, caso per caso e investimento per investimento. Oggi è facile commettere errori. L’investimento del gruppo cinese è di grande importanza, e va a toccare un settore piuttosto particolare”.

Ha raccolto quasi tutte le riflessioni sull’argomento, Ettore Pazzini di Studiostampa. “Tutto quello che arriva a San Marino è positivo, come è chiaro che comunque deve esserci una serietà etica. Ben vengano quindi gli investitori, purché abbiamo un pedigree cristallino e riconosciuto. Oggi il Titano ha bisogno di iniziative serie per uscire dalla crisi. Credo sia importante vedere che c’è qualcuno che scommette sulla Repubblica di San Marino”.  

Per il commercialista Franco Norri,“San Marino è partito con sei anni di ritardo. Sarà molto difficile riuscire a recuperare il tempo perduto. Su Maxdo, ma in senso più ampio sugli investitori esteri, sono per un’apertura totale, purché – ma forse non c’è nemmeno il bisogno di sottolinearlo – ci siamo condizioni di serietà e verifica. Il Titano deve lavorare con interlocutori seri e competenti”.

E’ favorevole agli investitori esteri, Ivan Simetovic, che però evidenzia un particolare che deve comunque far pensare, e che viaggia in Rete. “E’ perlomeno curioso che un gruppo descritto come ‘colosso’ e che ha sede a Hong Kong, un paese avanti anni luce, non abbia un sito internet. Questo, a mio parere, è un fattore che non depone certamente e loro favore: Maxdo non ha una traccia pubblica, e non si sa cosa abbia fatto in passato”.

“Non conosco il gruppo – risponde Michele Gualandi (LCBeauty) – però credo che, se l’interlocutore è serio, aprirsi all’estero non sia solo un consiglio ma un obbligo. L’Italia, e tutto il mondo, stanno andando in questa direzione. Se non prendi i benefici che possono provenire da un mercato in crescita, è un peccato. Certo, il settore finanziario è piuttosto delicato, però credo che si tratti di un’opportunità”.

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