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Il Giorno del Ricordo, Rimini: al Teatro degli Atti la testimonianza di Sergio Schurzel

da Redazione

Giovedì 14 febbraio, alle ore 9 presso il Teatro degli Atti di via Cairoli 42, si svolgerà la testimonianza di Sergio Schurzel Dall’Istria a Roma: un esule si racconta, un’iniziativa, nell’ambito delle celebrazioni del Giorno del Ricordo 2013, in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati parte del Progetto Memoria promosso dal Comune di Rimini in collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza.

Nel corso dell’incontro, a cura di Monica Paliaga dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Sergio Schurzel racconterà la propria esperienza di vita agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado. L’incontro è aperto alla cittadinanza

Sergio Schurzel nasce a Rovigno d’Istria nel 1926 in una famiglia di condizioni modeste. Il padre, operaio, deve provvedere al sostentamento della moglie, dei figli Sergio e Giorgio e di una zia. Nonostante le ristrettezze, Sergio trascorre un’infanzia felice e, con grandi sacrifici (studiare allora è un lusso per pochi), riceve un’istruzione di base e si appassiona allo studio.

Il giovane Sergio ha già sviluppato un forte sentimento di appartenenza all’Italia e, chiamato alla leva dai tedeschi appena diciottenne, riesce a farsi esonerare grazie a un falso certificato di malattia.

Sono gli anni della seconda guerra mondiale: l’arrivo in Istria dei partigiani slavi di Tito provoca un’ondata di soprusi, perquisizioni e violenze nei confronti degli italiani, fino all’arresto di numerose persone, fra cui molti amici della famiglia Schurzel.

Sergio si rifugia a Trieste dove, insieme ad altri ragazzi, svolge clandestinamente un’intensa attività di propaganda a favore del patriottismo italiano, attraverso volantini che vengono stampati e distribuiti nelle case: attività rischiosa, che, se scoperta, sarebbe stata punita con l’arresto e con la morte.

Nel settembre 1947 viene siglato il trattato di Parigi, che assegna la Venezia Giulia orientale alla Jugoslavia: la popolazione è chiamata a scegliere se restare in un paese non più italiano e adottare la cittadinanza slovena, o se diventare cittadini italiani, sapendo però di dovere emigrare.

La famiglia Schurzel ottiene, non senza difficoltà, la cittadinanza italiana; dopo il transito presso alcuni centri di accoglienza per profughi, viene trasferita per quattro anni a Manfredonia di Puglia per poi stabilirsi successivamente a Roma, dove tuttora risiede.

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