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San Marino, Palazzo Pubblico: scultura di uno Stato

da Redazione

Alla riscoperta del progetto di ristrutturazione dell’edificio simbolo di San Marino, realizzato negli anni Novanta dall’archistar Gae Aulenti.

palazzo pubblico progetto

 

di Saverio Mercadante

 

Palazzo Pubblico come il punto d’approdo di un progetto politico e pedagogico assolutamente non casuale che – nella scelta dello stile comunale – innerva quell’ideale, quel mito di libertà perpetua perseguito per secoli dalla diplomazia sammarinese. L’architettura ancora una volta è il medium che in questo caso trasmette al mondo radici che affondano vigorosamente nell’età medievale. Suggellata da par suo dall’orazione inaugurale di Giosuè Carducci.

La scelta di stile neogotico costruisce una diversità che da una parte contribuisce a far risorgere quell’identità comunale sinonimo di libertà, e dall’altro, lo distingue dagli altri borghi del Riminese e del Montefeltro. Palazzo Pubblico diventa una sorta di “scultura”, monumento e simbolo di una Repubblica, piccolo Stato all’interno del Regno d’Italia.

Il primo Palazzo fu costruito verso la fine del 1300 come Domus Magna Comunis. Fu rimaneggiato più volte verso la metà del ‘500. E, dopo lunghi anni di dibattiti venne quasi completamente abbattuto per far posto all’attuale edificio progettato dall’architetto romano Francesco Azzurri, presidente dell’Accademia di San Luca. Dunque, non un parvenu o un bizzarro, l’Azzurri, ma uno degli architetti più conosciuti d’Italia, che ebbe come ispiratore il più volte Reggente Pietro Tonnini. La prima pietra è posta il 7 maggio 1884. L’inaugurazione avviene il 30 settembre 1894.

Dopo cento anni nella Repubblica di San Marino si riaffaccia il problema di una ristrutturazione di Palazzo Pubblico rimasto pressoché immutato nella configurazione architettonica esterna e interna. La ristrutturazione scatena un dibattito per alcuni versi simile a quello di un secolo prima. E’ necessario rinsaldare una identità secolare ma nello stesso tempo l’evoluzione dello Stato impone un risposta adeguata ai tempi. S’impone la ristrutturazione dell’edificio progettato dall’Azzurri contro chi vorrebbe addirittura una nuova sede istituzionale: Palazzo Pubblico ha un valore storico-culturale troppo importante per la comunità sammarinese, deve rimanere a tutti gli effetti il centro della vita politica- istituzionale della Repubblica. Non può trasformarsi in un mero edificio di rappresentanza.

Gae Aulenti, incaricata del progetto di ristrutturazione, ha un approccio molto netto che va oltre la scientificità del restauro di Palazzo Pubblico. Per la Aulenti ogni progetto di architettura si costituisce come forma di interpretazione di un luogo specifico, di un edificio specifico. La parola restaurare ha poco senso in questa ottica e anche la magnifica ristrutturazione della Gare d’Orsay a Parigi lo sta a testimoniare sino in fondo. L’intervento è molto contenuto, rispettoso, controllato “malgrado i valori architettonici del Palazzo non siano così forti”. L’obiettivo è raggiungere il massimo livello di funzionalità per renderlo adeguato alle mutate richieste di esercizio delle attività istituzionali perseguendo un uso più contemporaneo degli spazi.

“La ristrutturazione di Palazzo Pubblico – ricorda Francesca Michelotti, ex direttore dei Musei di Stato – è stato proprio un test per mettere alla prova la macchina amministrativa dello Stato, soprattutto nella componente tecnica. Gae Aulenti lavorava veramente a livelli d’eccellenza. Io ero il dirigente del Museo e sono stata coinvolta nei restauri degli apparati artistici. E’ stata per noi un’occasione formazione straordinaria. Gae Aulenti fece degli interventi eminentemente funzionali e questo corrispondeva molto alla sua filosofia di lavoro: ha rispettato la natura simbolica e architettonica dell’edificio. L’intervento più ‘forte’ che lei propose fu quello del cosiddetto ‘ponticello’, che non passò poi nella Commissione Beni Culturali. Era un ponticello trasversale, nei pressi dell’ultimo piano, che attraversava il vano sopra l’ultima rampa dello scalone d’onore. Questa idea non passò, si optò invece per un ponticello appoggiato alla parete laterale. Ebbe un grande dispiacere per questa scelta: era un elemento importante del suo progetto. Ci furono grandi polemiche, intorno a quel restauro ci fu grande attenzione”.

“Va sottolineato – continua Francesca Michelotti – che le idee forti di quel rapporto furono l’accessibilità e la trasparenza. Fu profetica nella sua interpretazione. Fece togliere tutte le finestre del Palazzo che avevano come vetri proprio dei ‘culi di bottiglia’, li chiamava proprio così, saldati tra di loro da striscioline di metallo, in stile medievale. Fece sostituire tutti i vetri delle finestre con altri trasparenti, come pure i portoni centrali in legno massiccio e quelli laterali: sempre vetro in modo che ci fosse una trasparenza mai vista. Dunque accessibilità, si può tradurre anche in partecipazione, e trasparenza: il Palazzo Pubblico agli occhi dei cittadini doveva essere simbolicamente trasparente. Lo spessore di un progettista si vede proprio in questo: la capacità di tradurre in forme le idee portanti”.

“All’esterno non ci fu nessun intervento. All’interno gli interventi più importanti furono fatti dal piano -1 in giù. Aulenti ha razionalizzato tutta l’area degli uffici. Questi lavori permisero anche di scoprire anche la base del torrione della seconda cinta prima nascosto nelle mura del Palazzo. Quindi ci furono anche delle scoperte archeologiche. Fu recuperato anche un piano in più sottoterra (i piani sono sette, ndr). I lavori del restauro degli apparati artistici vennero affidati a noi, come ho accennato: i soffitti decorati, le tempere murarie, i mosaici, il trittico mosaicato dei tre santi protettori, il marzocco, il leoncino appoggiato alla base della balaustra mentre si sale, solo per citarne alcuni. Avemmo un finanziamento di 500 milioni di lire. Solo noi – conclude Francesca Michelotti – rispettammo il budget. Il costo del restauro nel suo complesso fu molto superiore alle previsioni”.

Il restauro di Palazzo Pubblico prese avvio all’inizio del 1993 e finì nel settembre del 1997.

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