Ecco l’agenda e le priorità del nuovo segretario di Stato per il Lavoro. “La riforma del mercato del lavoro deve andare incontro alle imprese”.
di Alessandro Carli
Riforma del mercato del lavoro, tavolo di sviluppo, mobilità, legge sull’editoria e salario di cittadinanza. Questi sono solo alcuni degli orizzonti che la Segreteria di Stato al Lavoro ha in agenda. Un impegno su più fronti, che ricade sulle spalle del nuovo Segretario Iro Belluzzi, e quelle del suo staff.
Segretario, gli impegni sono molteplici. A partire dalla riforma del mercato del lavoro che è stata stoppata sul nascere dalla caduta del Governo.
“Siamo consapevoli che sia un elemento stringente, da affrontare quanto prima. Non sarà semplice però: il sistema locale sta vivendo una fase di trasformazione. Abbiamo una base da cui ripartire, ma è necessario riparametrare le linee in base al modello di sviluppo della Repubblica. La riforma dovrà essere senza dubbio snella e chiara, un testo unico facilmente intellegibile. La riforma deve incontrare le esigenze delle imprese. Parimenti, si deve portare a termine la spending review e far partire il tavolo per lo sviluppo”.
La black list continua ad essere forse il problema numero uno.
“E’ stato, ed è tuttora, un tappo che ha limitato molte attività imprenditoriali. La speranza è che la visita che i segretari Felici e Valentini hanno effettuato al MEF di Roma la scorsa settimana possa portare alla ratifica dell’accordo bilaterale e quindi all’uscita dalla black list”.
In Finanziaria, si parla di un tavolo per lo sviluppo: come e quando partirà?
“Dovrà ripartire entro febbraio. E’ consapevolezza dell’esecutivo e delle parti sociali e civili del territorio operare una serie di scelte concrete per il rilancio del Paese”.
Tutto il sistema del collocamento, malgrado la buona volontà degli operatori, è molto farraginoso. Spesso ci capita di sentire imprese che chiedono di assumere e si ritrovano una lista infinita di persone da visionare ma che in realtà non sono in possesso delle professionalità richieste per quel ruolo.
“Su questo problema ci siamo interrogati. Nei giorni scorsi ho avuto modo di parlare con una delegazione dell’ANIS: l’obiettivo è quello di creare le migliori condizioni per favorire lo sviluppo dell’economia sammarinese. Le imprese hanno un grosso ruolo sociale. Credo sia importante riuscire a trovare un percorso che le agevoli: non si possono ritardare i processi industriali. Assieme all’Ufficio del lavoro si dove trovare un percorso che si realizzi in forma di dialogo tra le istituzioni e gli imprenditori. In questo senso, la formazione all’interno delle imprese può rivestire un ruolo molto importante. Sono dell’idea che si possano trovare, all’interno del mercato locale, le professionalità richieste, in linea con le esigenze delle imprese”.
Però anche i frontalieri continuano ad essere una risorsa.
“Proprio così, e purtroppo hanno pagato la crisi. Per loro, in Finanziaria è stata rivista la parte esente. Con la riforma tributaria, in materia di spese produzione reddito, i residenti e i frontalieri avranno lo stesso trattamento”.
A San Marino esiste un problema di competitività.
“E’ una consapevolezza che dobbiamo avere. La competitività e l’occupazione si fanno attraverso lo sviluppo. Se si riesce a incidere su alcuni elementi, San Marino può avere ancora un grande appeal: mi riferisco alla fiscalità e alla sburocratizzazione”.
La competitività però si lega anche alle residenze.
“E’ chiaro che oggi si debba ragionare in un’ottica diversa rispetto al passato. Concedere le residenze a chi lavora è un arricchimento per tutto il sistema, e può alzare ulteriormente il livello della cultura d’impresa”.
Al suo dicastero spetta anche l’informazione.
“Una cosa è la legge sull’editoria, una cosa la creazione di un ordine professionale dei giornalisti, per il quale non c’è una volontà politica. Ritengo si debbano incentivare i quotidiani online che veicolano le nostre notizie anche al di fuori dei confini di Stato (ma questi dove prendono le notizie se non dai giornali cartacei? Ndr). Poi si dovrebbe trovare anche una serie di elementi di sostegno per le altre testate giornalistiche”.
Civico 10 ha “lanciato” la proposta di un salario di cittadinanza. Più o meno 1.000 euro, senza avere il bisogno di andare a lavorare…
“Tutto il Paese deve dare un contributo al sistema solidaristico: è nel DNA di San Marino. In merito all’idea di C10 (un salario di cittadinanza fatto ‘pagare’ ai soli dipendenti PA e pensionati, ndr), non posso che essere allineato al sindacato: l’attuale sistema degli ammortizzatori sociali va certamente rivisto, ma è altresì vero che la crisi non può ricadere sulle spalle solo di alcune categorie di lavoratori. Ognuno deve partecipare, in base al gettito fiscale”.
Però l’idea generale di uno Stato “mamma” rischia di creare distorsioni. Su Fixing, qualche tempo fa, abbiamo raccontato del caso di alcuni lavoratori per i quali rimanere in mobilità era più conveniente economicamente che lavorare. Non crede si tratti di un’anomalia?
“Oggi, a distanza di più di un anno dal Decreto Legge del mio predecessore Francesco Mussoni, è necessario apportare una serie di correttivi all’intero sistema per garantire i dati di cassa. Quindi convengo che vada rivisto il sistema di sostegno alle imprese e ai lavoratori”.