Home FixingFixing San Marino, c’è anche chi investe (perché crede nel futuro)

San Marino, c’è anche chi investe (perché crede nel futuro)

da Redazione

Tante aziende, anche medio-piccole, hanno usufruito del credito agevolato. Spesso investire significa assumere. Importante guardare oltre l’Italia.

 

di Saverio Mercadante

 

Ci sono ancora aziende importanti che investono a San Marino. Che pensano il futuro della loro azienda, sia sul breve-medio periodo che sul lungo periodo, innervato da una visione che contempla alla stesso tempo valori forti, efficienza e qualità produttiva, permanente formazione delle risorse umane. Questo è confermato anche dalla storia del Gruppo SIT: non a caso nella pagina qui a fianco ne descriviamo il Piano Strategico 2102-2016.

Scommettere sul proprio futuro è una scelta che può pagare, una scelta vincente: allarga la base del fatturato per affrontare più solidamente nuovi progetti di sviluppo per linee esterne, cioè nuovi insediamenti industriali, nei paesi emergenti, e produce centinaia di assunzioni. Sono scelte di alta qualificazione industriale che dovrebbero trascinare verso l’eccellenza l’intero sistema paese.


Investire. Contro la crisi

 

“Sicuramente le società che hanno avuto la prontezza di aprirsi molto sui mercati esteri oltre l’Italia – commenta Nadia Lombardi, dirigente della Segreteria di Stato per l’Industria – hanno risentito decisamente meno della crisi per diversi motivi. Innanzitutto non hanno avuto le problematiche che hanno riscontrato le nostre aziende che lavorano invece solo con l’Italia. La SIT, in particolare, è riuscita a mettere in piedi una rete e una distribuzione del lavoro molto efficace e efficiente, anche se questo grosso investimento è rivolto in particolare su San Marino. Direi quindi che le aziende che effettivamente hanno puntato oltre il confine naturale con l’Italia, e sono in grado di proporre ai mercati prodotti di eccellenza, e hanno curato con grande attenzione i rapporti con i dipendenti, risultano evidentemente vincenti in termini di espansione. Non vi è dubbio che la questione della concessione delle residenze per imprenditori e per i manager possa essere un’altra spinta importante per nuove assunzioni, un incentivo per l’economia sammarinese, per aziende strutturate come la SIT: vi era infatti una questione aperta sull’assunzione di nuovi manager per i quali si richiedeva la residenza”.

Ecco, casi industriali come quelli del Gruppo SIT fanno in qualche modo scuola perché costringono a rendere efficiente tutta la filiera del sistema paese. Se io cresco, se io assumo, se io ho bisogno di manager per i quali è necessaria una residenza a San Marino, perché in Repubblica costano meno all’azienda rispetto all’Italia, se il manager spende i suoi soldi sul Titano, se poi compra una casa, è evidente che lo Stato sammarinese deve essere in grado di aggiornarsi strutturarsi da un punto di vista normativo, contrattuale, essere aperto, flessibile, veloce nel dare risposte e offrire soluzioni. Alla grande efficienza e qualità, ai grandi investimenti delle aziende sammarinesi, deve corrispondere altrettanta efficienza e qualità della struttura statale.

SIT insomma, non è un caso isolato. Nelle prossime settimane ne racconteremo diversi altri proprio per dare l’idea di questo tessuto imprenditoriale che ha stoffa da vendere.

“Come membro del Comitato agevolato straordinario di aziende che hanno fatto investimenti – continua Nadia Lombardi – posso dire che ne abbiamo viste nei settori più diversi. Sul nostro sito d’altronde c’è l’elenco delle società, ed è molto corposo, un centinaio in tre anni, che hanno investito richiedendo il credito agevolato straordinario aggiornato al maggio 2012. E anche dopo quel termine abbiamo continuato ad erogare crediti. Ci sono anche realtà piccole in quell’elenco: hanno avuto intuizioni industriali che hanno potuto metter a punto sostituendo macchinari obsoleti riuscendo così ad arrivare a prodotti più competitivi e di precisione. Il 70, 80% delle richieste che abbiamo esaminato erano sostituzioni di impianti e macchinari, acquisizioni di immobili o ristrutturazioni, spesso per consentire produzioni di qualità superiore. In minima parte i crediti sono stati erogati per la formazione su nuovi software o per chi ha partecipato a delle fiere ”.

“Va sottolineato – scandisce il referente della Segreteria Industria – che l’erogazione del credito va alle aziende che hanno mantenuto il livello occupazionale e che nei mesi precedenti non hanno fatto licenziamenti. Rappresentano quindi un ottimo segnale della tenuta del sistema economico sammarinese. E in ogni caso, diverse di queste imprese avevano assunto anche impegni occupazionali. Lo Stato d’altronde cerca di dare il massimo in termini percentuali laddove si assume”.


Investire uguale assumere?

 

Ora la parola passa alla Camera di Commercio che ha fatto un’analisi sul rapporto tra investimenti e previsioni di occupazione.

“Dalla nostra analisi – afferma Massimo Ghiotti, direttore della Camera di Commercio – risulta che più del cinquanta per cento delle imprese che faranno investimenti da qui ai prossimi sei mesi avranno anche intenzione di assumere. E quindi la tipologia di investimenti è strettamente correlata anche all’aumento dell’occupazione. E’ certamente un buon segnale. Ci sono ancora delle imprese in certi settori che investono e creano occupazione. Poi abbiamo verificato che correlazione c’era tra queste imprese che dicono di investire da qui a sei mesi e i loro rapporti con l’estero. Volevamo capire se l’investimento era direttamente correlato con l’espansione del mercato, intendo fuori dall’Italia. E’ risultato infatti che quelle che investono all’estero sono in maggioranza. Insomma c’è una stretta correlazione tra aumento degli investimenti e aumento dei mercati internazionali. Come Camera di Commercio dunque ribadiamo che per superare la crisi è importante guardare fuori dal mercato italiano. Sulla tipologia d’investimenti i nostri dati ci dicono che il 20% delle imprese li dedicherà in innovazione di processo e/o prodotto. Stessa percentuale gli investimenti in nuove tecnologie produttive. A seguire comunicazione, pubblicità e marketing, sistemi informatici, formazione risorse umane, certificazioni di qualità, acquisto mezzi di trasporto. Agli ultimi due posti investimenti in energie alternative, acquisto di immobili o terreni”.

Le imprese che hanno deciso di fare investimenti nei prossimi mesi rappresentano il 16% di un campione significativo (500 le aziende prese in considerazione). Nel dettaglio, scende al 7% la percentuale di imprese che effettuerà investimenti significativi nei prossimi sei mesi. Un altro 9% li effettuerà ma in modo non significativo. Il restante 84% si divide tra chi non effettuerà investimenti (75%) e chi li ha momentaneamente rimandati (9%). Il gruppo di imprese che farà investimenti nei prossimi sei mesi è costituito per la maggior parte da imprese grandi, con numero di addetti superiore a 50. Le soluzioni intraprese per gli investimenti sono l’autofinanziamento nel 30 per cento e oltre dei casi; debiti a breve termine sotto il 20%. A seguire in una percentuale molto simili i debiti a lungo medio termine, l’apporto di capitale sociale, contratti di leasing, credito agevolato e prestiti infragruppo.

Gli investimenti nei prossimi sei mesi si concentreranno per più del 40% nel settore delle attività finanziarie. A seguire, intorno al 30%, l’industria manifatturiera alimentare. Alberghi e ristoranti poco più del 20%. Sotto il 20% commercio all’ingrosso, altri servizi, industria manifatturiera, impianti e macchinari, edilizia, commercio al dettaglio, professionisti e servizi alle imprese.

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