Home FixingFixing Ricordatevi il 5 febbraio: finì l’incubo alberoniano

Ricordatevi il 5 febbraio: finì l’incubo alberoniano

da Redazione

Si può imparare qualcosa dalla rievocazione di un accadimento storico? L’episodio è celebrato da un dipinto di Pompeo Batoni. Andatelo a rivedere.

 

di Loris Pironi

 

Cinque febbraio, il giorno di Sant’Agata. Ma per la Repubblica di San Marino è qualcosa di più di una semplice celebrazione religiosa. È la fine di una delle pagine più difficili e significative della propria storia, la conclusione della sofferta seppur breve occupazione alberoniana.

Forse, vista l’attuale situazione politica ed economica, nell’approssimarsi della ricorrenza – sono passati 273 anni, era il 1740 – sarebbe il caso di ricordare quell’episodio e di riflettere sui corsi e ricorsi della storia.


L’episodio

 

Ci hanno pensato, ci hanno provato più volte. Ma nel dantesco inferno che un ipotetico sommo poeta sammarinese, un posto più in basso, nella ghiacciata giudecca non glielo toglierebbe nessuno al Cardinal Giulio Alberoni, Legato Pontificio della Romagna. La libertà (ma più che altro sarebbe meglio definirla autonomia) di San Marino all’interno del territorio dello Stato della Chiesa, in un universo mondo di re e imperatori, di eserciti invasori e di oppressori, a Roma non piaceva.

Il potere sul Titano era mantenuto da un’oligarchia di famiglie, il territorio era spartito tra uno sparuto numero di proprietari terrieri. Sfruttando la litigiosità interna, la necessità di alcuni sammarinesi ricchi ma esclusi dal giro del potere di restituire all’Arengo il suo potere, il Cardinale Alberoni sfruttò un pretesto per mettere le mani sulla Repubblica. Vi ricorda qualche vicenda attuale?

Comunque sia, allora, l’Alberoni con la scusa di riportare l’ordine sociale fece emettere un “Breve” dal Papa, poi con un vero e proprio colpo di mano destituì i Reggenti e li sostituì con un’altra figura, mentre i Consiglieri erano nominati direttamente dallo Stato della Chiesa. A quel punto i cittadini sammarinesi si risvegliarono, fecero sentire la propria voce con il Pontefice e con gli altri Capi di Stato europei. La sovranità sammarinese aveva un valore, anche simbolico. Il Papa si ritrovò costretto a sostituire il Cardinale Alberoni con Mons. Enriquez. Era, appunto, il 5 febbraio 1770. San Marino ritrovò la propria libertà, la propria indipendenza. E Sant’Agata diventò compatrona della Repubblica.


Un ricordo visivo

 

La vicenda alberoniana è stata simboleggiata in un’opera tuttora custodita all’interno del Museo di Stato di San Marino. La dipinse Pompeo Batoni ed è intitolata “San Marino risolleva la sua Repubblica”. Il dipinto, un olio su tela di grandi dimensioni (234×160 centimetri) fu commissionata proprio dai cittadini sammarinesi in quello stesso anno, per celebrare la ritrovata libertà. La Repubblica di San Marino è rappresentata come una giovane donna, bella e trepidante, ritratta inginocchiata di fronte al Santo Marino che, sulla sinistra del dipinto, in abito sfarzoso, col braccio sollevato in un ampio gesto di benedizione, pare renderle omaggio.

Ai cittadini sammarinesi (e non) l’invito ad andare ad ammirare quest’opera dal vivo, magari proprio in occasione delle celebrazioni di Sant’Agata.

Fermatevi davanti a questo dipinto. Riflettete. Sul passato. E sul futuro.

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