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San Marino, la Camera di Commercio? Va riformata. Nonostante la politica…

da Redazione

C’è in tutto il mondo, e funziona. Affianca le imprese in numerose attività. Il Presidente Terenzi: “C’è una legge pronta nel cassetto, ne condividiamo il testo, approvatela in fretta”.

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di Loris Pironi

 

Per le imprese sammarinesi, tanto per fare una citazione letteraria (Graham Greene), la Camera di Commercio dovrebbe poter essere un po’ il “nostro agente all’Avana”. E a Parigi, Londra, Roma, Mosca, Pechino, New York, Singapore… Dovrebbe essere l’interfaccia di chi vuole investire in Repubblica, un biglietto da visita, ma anche un check-point problem solving, ovvero quell’ente a cui ci si rivolge per poter superare asperità e intoppi, burocratici e non.

Già, dovrebbe. In realtà Camera di Commercio di San Marino non è come tutte gli altri organismi analoghi. Non funziona come quelle italiane o come altrove, in tutti i Paesi avanzati, industrializzati, occidentalizzati. È un ibrido partorito anni fa da un raro equilibrismo politico. E la politica, fino ad oggi, non ha fatto tutto quello che poteva per farla funzionare al pieno delle possibilità.

Malgrado tutto, però, funziona comunque. E infatti dobbiamo chiarire subito una cosa. Camera di Commercio è e resta un referente importante per le imprese. È una spalla su cui poggiarsi nella spinta verso l’internazionalizzazione, è uno strumento per leggere l’economia sammarinese, è uno sportello per le imprese. E tanto altro ancora.

Ma c’è la volontà vera di promuovere l’impresa sammarinese attraverso Camera di Commercio? Spingiamo oltre questa domanda: c’è davvero la volontà politica di far muovere, di spingere, valorizzare, il tessuto imprenditoriale sammarinese?

La risposta, se leggiamo alcuni indicatori posti nero su bianco, è no. Ogni anno, tanto per fare un esempio, il trasferimento stanziato dal Consiglio Grande e Generale a Camera di Commercio a fine anno viene tagliato sistematicamente di 50 mila euro. Per il 2013 siamo a quota 100 mila euro in totale. Erano 150 mila nel 2012, 200 mila nel 2011, 250 mila nel 2010. Di fatto siamo di fronte all’unico ente a partecipazione statale che viene sottoposto a tagli. Verticali per giunta: per l’anno in corso si parla del 33%. Ma non chiamatela spending review, quella è un’altra cosa. Qui invece si tratta di una palese mancanza di conoscenza di cosa è effettivamente un organismo come Camera di Commercio e di cosa può essere e cosa può rappresentare per l’economia di un Paese. Non è un caso che pur senza un emendamento specifico né un minimo di concertazione da parte dell’aula prima di Natale il contributo per Camera di Commercio sia stato sforbiciato drasticamente – in un silenzio assordante, direbbe qualcuno – su semplice richiesta del Consigliere Marino Riccardi (Psd). E nel vuoto pneumatico dell’Aula di Palazzo Pubblico ha fatto eco a questa richiesta la proposta partita dall’opposizione – siamo andati a rileggere le cronache di quei giorni ancora così vicini – di azzerare addirittura il trasferimento per il 2013, questa volta bocciata. Ma come, in campagna elettorale tutti quanti, dal primo all’ultimo, partiti e movimenti avevano raccontato quanto fosse importante essere vicino alle imprese e quanto importante fosse il ruolo di Camera di Commercio…

Attenzione: non ci stiamo spendendo per una battaglia di retrovia, per difendere un ente parastatale a cui gradualmente, in silenzio, vengono chiusi i rubinetti. Lo scoprirete più avanti nel testo, lo spiegherà chiaramente il Presidente di Camera di Commercio, Pier Giovanni Terenzi, che non è una questione economica.

Alla fine dei conti è una questione di principio: se un Paese vuole fare impresa, vuole essere vicino a chi fa impresa, non può prescindere da una Camera di Commercio sana, solida ed efficiente. Se la politica sammarinese dimostra di non avere interesse ad una Camera di Commercio di questo tipo, al punto da volerla addirittura chiudere, c’è qualcosa che non va. E quel qualcosa che non va si trova nella politica.


QUESTIONE DI LEGGE. NON DI TRASFERIMENTI

 

C’è una legge di riforma dell’ente che tra gli addetti ai lavori gira da almeno due anni. Doveva andare in prima lettura nella fase terminale della passata legislatura, ma la crisi di governo ha affossato tutto, tanto per cambiare. Era una riforma che avrebbe permesso a Camera di Commercio di San Marino di allinearsi agli standard internazionali, e l’avrebbe anche affrancata da questa “imbarazzante” spada di Damocle (l’aggettivo ce l’ha gentilmente offerto il Segretario di Stato all’Industria Marco Arzilli, commentando l’ennesima decurtazione in un’intervista uscita sul numero 2 di San Marino Fixing) dell’approvazione del contributo annuale in Finanziaria. La legge, lo potete leggere qui accanto in maniera più specifica, prevede che Camera di Commercio si finanzi da sola mediante il pagamento, da parte delle imprese, della tassa obbligatoria sulla licenza, così come avviene in Italia e un po’ dappertutto, a fronte dell’iscrizione obbligatoria. Oggi non è così: le entrate, per Camera di Commercio, arrivano dal contributo da parte dello Stato (a fine anno, con perenne effetto sorpresa, in Finanziaria) e poi c’è la parte ce deriva dal pagamento della parte di utili della Giochi del Titano (di cui CCIAA è partner al 24%).

Insomma, dicevamo che non è una questione di soldi, casomai quello che conta è da dove arrivano questi finanziamenti. È una questione di logica, piuttosto, di buon senso. Di gestione manageriale, anche: avete provato a stilare un budget previsionale senza avere la certezza delle due uniche voci di entrata? Avete provato a predisporre una pianificazione di investimenti e di attività in queste condizioni?


IL “GRANDE RAMMARICO” DEL PRESIDENTE TERENZI

 

“Con grande rammarico – afferma a Fixing il Presidente di Camera di Commercio di San Marino, Pier Giovanni Terenzi – ho appreso che il contributo previsto per il 2013 sia diminuito, peraltro in maniera importante. Il fatto che il trasferimento economico in favore di Camera di Commercio sia legato al passaggio in Finanziaria, con tutti i suoi precari equilibri politici, è un grave problema, in quanto in questo modo è impossibile fare una vera programmazione. Camera di Commercio di San Marino lavora per le imprese: deve essergli garantita autonomia non solo sulla carta ma anche sotto un profilo pratico”.


La quota del contributo diminuisce costantemente. A questo punto è sufficiente per l’attività che svolgete?

 

“Pur essendo un soggetto privato, abbiamo tutta una serie di spese fisse che altri organismi non hanno. Qui non ci sono dipendenti pubblici, dobbiamo pagare l’affitto, il costo dei dipendenti, le utenze. E comunque la risposta è no, tolte tutte le spese oggi la quota è insufficiente se vogliamo mantenere tutti i servizi alle imprese che Camera di Commercio offre”.


Il problema, dicevamo, non è solo economico. C’è una legge di riforma pronta, bella e impacchettata. Ma è rimasta nel cassetto da un po’ troppo tempo…

 

“Io lo dico dal primo giorno del mio mandato, Camera di Commercio deve cambiare anima. Deve essere messa in condizione di rappresentare nel modo migliore il mondo imprenditoriale. Deve allinearsi alla realtà degli analoghi organismi italiani. Altrimenti non si va avanti. Altrimenti non si può essere di aiuto al sistema. La riforma prevede che i principali erogatori di finanziamento siano le aziende stesse a cui i servizi sono destinati. In questo modo c’è la possibilità di fare una programmazione seria degli interventi e si dà valore al sistema stesso. E le aziende, in Italia ad esempio funziona così, percepiscono il valore che viene dato loro”.


Stando ai rumors di Palazzo il percorso per questo testo di legge è ancora piuttosto lungo. Pare che ci siano altre priorità.

 

“Sulla bozza di legge mi pare non ci siano grossi aggiustamenti da fare, il mio appello al Segretario Arzilli è che faccia ripartire quanto prima il confronto. Sono convinto che nei prossimi mesi si possa far giungere il testo in Aula per un’approvazione rapida e far diventare la riforma operativa entro il 2014”.


Oltre l’aspetto economico dovrebbero cambiare anche i compiti dell’ente.

 

“Sì, Camera di Commercio dovrebbe funzionare da collettore, da concentratore di tutti i dati relativi al mondo delle imprese. Deve raccogliere e mettere a disposizione ad esempio le licenze (compito oggi affidato all’Ufficio Industria, ndr) e i bilanci (che vengono presentati in Tribunale, ndr). Anche questo è scritto nella riforma”.


Sembra che la politica non conosca bene quello che fate e quello che potreste fare.

 

“Ho sentito anch’io certi interventi in Consiglio Grande e Generale. Ci si riempie la bocca con l’impegno all’internazionalizzazione, allo sviluppo dell’economia sana. Poi si fa tutto il contrario. Da imprenditore, prima ancora che da Presidente, non oso pensare a San Marino un futuro alternativo senza la Camera di Commercio. Ma se la vogliamo davvero, allora dobbiamo metterla in condizione di operare”.

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