La notizia, rilanciata dal quotidiano Corriere di Romagna lo scorso venerdì, è di quelle che fanno discutere, a San Marino. Piuttosto sarebbe da chiedersi perché fanno così discutere. Chi critica l’ipotesi di arrivo di capitali cinesi sul Titano non si lamenti quando all’estero parlano di San Marino per luoghi comuni.
di Loris Pironi
SAN MARINO – La notizia, rilanciata dal quotidiano Corriere di Romagna lo scorso venerdì, è di quelle che fanno discutere, a San Marino. Piuttosto sarebbe da chiedersi perché fanno così discutere. La “bombetta” riguarda la possibilità di investire a San Marino da parte di un importante gruppo cinese, la Maxdo Group Ltd, in contatto con il Titano dallo scorso luglio come si evince da una delibera del Congresso di Stato. L’idea è quella di aprire una banca e, tramite un investimento da un centinaio di milioni di euro, di aprirsi contestualmente la porta ai mercati europei.
Chi critica a priori l’arrivo di capitali cinesi a San Marino proprio perché cinesi (c’è da fidarsi? Che cosa vengono a fare? Perché proprio San Marino per entrare in Europa? Per tacere di tutti gli altri commenti beceri, che purtroppo non mancano):
A – non ha stima né fiducia nella propria Repubblica e nelle opportunità che essa può offrire. O nella possibilità di gestire qualcosa di diverso dalla quotidianità.
B – perde automaticamente la possibilità di lamentarsi quando, all’estero, a partire dall’Italia, parlano male della Repubblica di San Marino basandosi su triti luoghi comuni.
Ecco perché dicevamo che sarebbe interessante capire che cosa c’è che non va nell’ipotesi di un interessamento di capitali esteri a San Marino.
Poi sulla serietà dell’operazione si dovrà vigilare, in questo caso come in qualsiasi altro, ma ci sono gli organismi preposti. Il populismo, lasciatelo al popolo. Fatelo sguazzare sul web, per favore. Non apritegli la porta di Palazzo Pubblico.