Ora sappiamo che dobbiamo cercarci da soli nuovi spazi sui mercati. I tagli a Camera di Commercio? “E’ imbarazzante. Urge la riforma”.
di Loris Pironi
Tra cambi di alleanze e spinte all’alternanza nelle sedi delle singole Segreterie di Stato, c’è un’unica variabile che, alla fine, non ha variato. Fixing subito dopo il voto l’aveva auspicato, in un’ottica di lavoro in continuità. Così la Segreteria all’Industria, al Commercio, all’Artigianato, ha proseguito la sua traiettoria senza rischiare di dilapidare il lavoro compiuto negli ultimi anni. Al Segretario Marco Arzilli chiediamo di indicare la prospettiva per questo 2013 per quello che riguarda il mondo dell’impresa.
“Il 2013 sarà ancora un anno di crisi, sicuramente, ma è un anno che comincia con una prospettiva di opportunità nuove. È vero che i rapporti con l’Italia sono ancora sospesi, ma non si può non vedere il cambiamento di atteggiamento nei nostri confronti. Sul fronte interno, il Tavolo per lo Sviluppo che presto partirà rappresenta un’occasione per costruire qualcosa di buono e di condiviso, con cui creare nuova competitività e porre le basi per attrarre capitali esteri”.
Bene, però non si può non leggere in maniera negativa la decisione del Parlamento di non procedere con la ratifica degli accordi entro questi ultimi sgoccioli di Legislatura.
“Sinceramente credo che la mancata ratifica sia più figlia della convulsa situazione in prossimità con le elezioni piuttosto che una volontà di colpire San Marino. In linea generale sono convinto che più che i rapporti con l’Italia, oggi il nostro vero problema sia la crisi dell’economia italiana, con la quale siamo costretti a fare i conti. Però da questa situazione di difficoltà abbiamo imparato la lezione: abbiamo capito che dobbiamo rimboccarci le maniche e essere bravi a cercarci da soli i mercati in cui espanderci e da cui trarre frutto. Questa consapevolezza nasce dal fatto che tanti nostri imprenditori questo passo l’hanno già fatto. Le nostre aziende partono da una base sicuramente più competitiva rispetto ai concorrenti italiani (il riferimento è alla tassazione italiana molto più alta, ndr) e ora noi, inteso come classe politica, dovremo essere bravi a cambiare passo e mettere a disposizione delle imprese strumenti legislativi che stimolino e favoriscano la crescita. In questo, la politica per prima deve aggiornarsi, ragionare in modo diverso rispetto al passato”.
Un’ultima domanda specifica sull’Italia. Poiché è evidente che l’intenzione della politica romana è quella di restare alla finestra in attesa di vedere se San Marino ha effettivamente cambiato rotta, Fixing ha invitato (con una lettera aperta) il Ministro Grilli a aspettare tutte le ratifiche lasciando pure il Titano in black list, ma cancellando con un semplice atto amministrativo l’obbligo della comunicazione telematica per le imprese previsto dal famoso Decreto Incentivi. Così si sistemerebbe l’operatività e si manterrebbe il vincolo politico. Che cosa ne pensa?
“Penso che effettivamente i rapporti tra Italia e San Marino non siano mai stati così buoni come in questo momento, che la firma di giugno sia stata un segnale molto forte, ma che le imminenti elezioni anticipate ci abbiano di parecchio complicato la vita. Non siamo molto fortunati in questo, ci era già capitato del resto con il Governo Berlusconi. Detto questo, è vero che per risolvere la questione, un’azione da parte italiana richiederebbe tempi rapidissimi e una scelta anche non necessariamente ‘politica’: la proposta di Fixing ha senz’altro un senso, ma il problema è senza dubbio legato alla tempistica. Con le elezioni alle porte è per questo che dobbiamo spingere in un’ottica di relazioni con i politici del circondario: dobbiamo muoverci insieme perché penso che l’Italia sia la prima ad avere la necessità di cooperare economicamente, e che una volta ratificati gli accordi ci sarà un salto di qualità nella cooperazione”.
Tornando alle questioni interne, il Tavolo per lo Sviluppo è un’ottima occasione, ma non può essere sprecata.
“Questo venerdì è prevista una riunione del Congresso di Stato focalizzata sullo sviluppo: le cose da fare e le tempistiche, a partire dal Tavolo chiesto da ANIS e dalle altre categorie economiche, un progetto in cui tutti quanti saranno chiamati a mettersi in gioco. Di tavoli in passato ne sono stati fatti diversi. Molti non hanno portato a niente ed è per questo che si denota un po’ di diffidenza rispetto a questo strumento. Ma ci sono stati anche tavoli che hanno funzionato (questione di metodo, ndr) e sono fiducioso”.
E il Parco Scientifico e Tecnologico? Dopo la firma del Memorandum of Understanding in piena campagna elettorale a che punto siamo?
“Di fatto siamo già partiti con la fase due. Proprio questa settimana sono ricominciati gli incontri operativi. Inoltre la Finanziaria ha messo a disposizione 300 mila euro per quella che possiamo definire la realizzazione dell’ultimo miglio del progetto. Inoltre è stato istituito un apposito capitolo di entrata per i proventi dei servizi che verranno forniti dal PST: si tratta di un passaggio tecnico ma che denota l’avanzato stato del progetto. L’obiettivo è quello di far partire il Parco già entro il 2013, anche se si potrà cominciare già prima con altre iniziative parallele, ad esempio con la promulgazione di un pacchetto normativo che incentivi l’innovazione, indipendentemente dal Parco”.
Così come l’industria anche commercio e artigianato richiedono azioni da parte della politica.
“Il commercio è importante, trainante per l’economia sammarinese. La nostra responsabilità è quella di dare linee di sviluppo chiare a questo settore. Ma vorrei chiarire una cosa: il commercio è solo uno dei settori su cui si deve basare lo sviluppo. Fortunatamente San Marino ha un’economia diversificata, altrimenti la crisi ci avrebbe abbattuto. E parlando di crisi, paradossalmente questa ha portato a riscoprire l’artigianato. Anche in questo caso, al di là degli incentivi che si possono mettere in campo, ci sono normative che vanno svecchiate”.
Ci sono diversi progetti di legge che erano praticamente pronti prima della fine anticipata della scorsa Legislatura.
“Sì c’è molto lavoro che è stato portato avanti e da cui ripartire. C’è il testo della nuova legge sull’artigianato, ad esempio, c’è la legge sul commercio elettronico e l’e-commerce che è pronta ad arrivare in Consiglio per la prima lettura molto presto, e che è stata redatta con un referente importante, l’agenzia Uncitral delle Nazioni Unite. C’è la legge che definiamo per la sburocratizzazione, ovvero per la revisione del rilascio delle licenze, con cui si renderanno molto più rapidi i tempi spostando la fase dei controlli dalla fase preventiva ai sei mesi successivi al rilascio. Un altro progetto importante, per quanto complesso, è il Piano per la valorizzazione del commercio, poi c’è il progetto di legge per la tutela del consumo anch’esso già praticamente pronto per la prima lettura E poi siamo praticamente pronti con la nuova legge sulla tutela dei consumatori. Contestualmente stiamo lavorando in un’ottica di internazionalizzazione e per il rilancio delle nostre ambizioni aeroportuali…”.
Aggiungiamo noi che ci sarebbe anche l’auspicata riforma della Camera di Commercio. Non abbiamo potuto fare a meno di notare che in Finanziaria avete tagliato ulteriormente i trasferimenti a questo Ente.
“È paradossale che un Paese come il nostro in cui si parla della necessità di esternalizzare servizi non venga valorizzata la Camera di Commercio. Anzi, è imbarazzante che il diritto alla sopravvivenza di questo ente sia legato ai meccanismi della Legge Finanziaria. Per questo ritengo sia improcrastinabile una riforma della Camera di Commercio, che deve diventare, come già accade in Italia, un ente pubblico ma a gestione privata, con lo Stato chiamato a fare un passo indietro per consentire a questo partner strategico per lo sviluppo dell’economia di poter camminare con le proprie gambe”.
Chiudiamo parlando di futuro. Quale futuro ci aspetta? E non ci riferiamo solamente all’anno in corso.
“Io sono ottimista di natura, le potenzialità di questo nostro Paese sono così grandi che solo se ci ostineremo ad una visione miope non riusciremo ad andare oltre a questa crisi. Serve però dimostrare una nuova maturità. Da parte della politica per primi, naturalmente, ma poi anche da parte di tutti i cittadini. Serve una nuova visione, un nuovo approccio: non sarà semplice, ma non ci sono alternative”.