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La “Repubblichetta” di San Marino

da Redazione

gaetano dehò

Lo studioso Davide Bagnaresi ha scritto la prefazione del volume fatto ristampare, a dicembre, da Asset Banca. Scritto dall’italiano Gaetano Dehò e apparso sull’importante rivista nazionale “Civiltà cattolica” nel 1891, è la prima guida turistica del Titano.

gaetano dehò

 

di Alessandro Carli

 

“L’opuscolo, che annunziamo, è scritto con tanta accuratezza di storia e di lingua che si leggerà volentieri non solo dai viaggiatori ma da quanti s’interessano per la classica Repubblichetta di S. Marino”. Apparse nel 1891 sulla rivista nazionale Civiltà cattolica, queste poche parole annunciavano, a pochi mesi dalla sua stampa, la prima guida turistica interamente dedicata al Titano e scritta da Gaetano Dehò. Al costo di una lira, il forestiere giunto in Riviera e curioso di visitare “la classica Repubblichetta” aveva a sua disposizione un “breviario”. La prima “Guida di San Marino e dintorni” di Gaetano Dehò (1891) torna alla luce: il libro, poco prima di Natale, è stata fatta ristampare da Asset Banca. Davide Bagnaresi, che lavora presso la facoltà di Economia dell’Università e che recentemente ha pubblicato “Miti e stereotipi: l’immagine di San Marino nelle guide turistiche dall’ottocento a oggi”, ha scritto la prefazione del volume.

 

Qual è il significato e l’importanza di questa opera?

 

“Nel 1891 San Marino colmava un ritardo venuto a crearsi nei confronti di altre località della Penisola. Intorno alla fine dell’Ottocento l’industria turistica italiana sta muovendo i suoi primi passi e attorno alle più rinomate località d’arte e agli stabilimenti termali e marittimi stanno nascendo servizi terziari e comitati per accogliere i forestieri. Tra gli strumenti per facilitare il soggiorno ecco comparire anche le guide: manuali ben più antichi della nascita del turismo moderno, nato dalla Rivoluzione industriale. In epoca di Grand Tour, tra XVI e il XVIII secolo, diari di viaggi hanno rappresentato e creato duraturi stereotipi delle principali città europee del periodo. Le loro memorie e i loro aneddoti personali, per molto tempo, sono stati letti e utilizzati in funzione di guida da parte di giovani aristocratici lungo i loro viaggi di formazione. Prima della guida di Gaetano Dehò, la piccola Repubblica è stata ‘raccontata’ e molto apprezzata dai viaggiatori stranieri. Meno, molto meno, dagli autori delle cosiddette Guide d’Italia: opere di grande successo che, prodotte tra gli anni Venti e Ottanta dell’Ottocento dalle più importanti case editrici milanesi, descrivevano in modo del tutto modesto le città della Penisola, dal Brennero alla Sicilia. Poco apprezzata in questi manuali, alla Repubblica molto raramente si dedica più di una pagina. San Marino è una delle poche città, forse la sola, di cui si sconsiglia la visita. Troppa disastrosa la strada – si legge in alcune di queste – per nient’altro che ‘i tre castelli e le cinque chiese che la formano’. Imprecisioni ripetute e tramandate nei decenni dagli autori completano il resto della descrizione. E così, i Capitani Reggenti si ‘trasformano’ in Gonfalonieri. La durata del loro mandato? Variabile: due, tre o dieci mesi. Analoga confusione vedeva protagonista la corretta denominazione dell’allora Consiglio Principe e Sovrano (l’attuale Consiglio Grande e Generale) chiamato ‘Consiglio d’Anziani’, ‘Gran Consiglio’ o ‘Consiglio Regionale’ e la stessa data di fondazione della Repubblica. Mancavano nelle descrizioni le più basilari nozioni sul Titano, tanto da far pensare che gli autori, prima di scrivere, non solo non fossero mai saliti in cima al Monte, ma neppure si fossero posti il problema di approfondire le sue caratteristiche. Chi, posto di fronte al dilemma se salire o meno sulla Rupe, prendendo spunto da queste opere avrebbe optato per la visita di altri luoghi. Prima del 1891, nella letteratura turistica San Marino è stata, infatti, interpretata esclusivamente come un classico ‘dintorno’: ovvero uno di quei borghi o piccoli comuni presenti nelle vicinanze, ai quali era spesso richiesto di chiudere la pubblicazione, rappresentando una sorta cornice volta a impreziosire la località protagonista della guida. Descritti in modo estremamente sintetico, al turista non si chiedeva di visitare questi contorni (così venivano definiti durante la prima metà dell’Ottocento). Troppo complesso giungere in carrozza in luoghi spesso lontani, mal serviti dai mezzi di comunicazione e privi di conforto o di dare accoglienza ai forestieri. Così scriveva, nel 1864, Luigi Tonini: ‘Distante circa 18 chilometri, né quali non si impiegano che tre ore. L’esistenza ‘ab immemorabili’ di questa Repubblica si comincia a documentare fin dal Secolo IX; e forse ebbe origine fin dal VI, quando prese a farsi una popolazione attorno alla Chiesuola che conteneva le Ossa del Santo, vissuto colassù e morto verso la metà del Secolo IV. Fortunatissimo Popolo, che in tanta lunghezza di Secoli, e fra tanti rivolgimenti civili, è giunto a conservare intatta la propria autonomia, perché sapiente si è guardato ognora da cupidigia. Il Viaggiatore va a visitarlo con rispetto e ammirazione’.


Bellissime parole quelle del Tonini, ma che non sembrano sciogliere il dubbio sul perché visitare il Titano”. In questo quadro storico, come si inserisce la guida?

 

“E’ in questo quadro di inesattezze e di assenze di informazioni utili per chiunque fosse incuriosito alla sua visita che va inquadrata la ‘Guida di S. Marino e suoi dintorni’ di Gaetano Dehò, che non è sammarinese, ma riminese d’adozione (Dehò nasce a Livorno, nel 1852). Per analizzare al meglio i contenuti e l’alto valore simbolico dell’opera in questione, è necessario per prima cosa rispondere a due domande fondamentali che occorre porsi ogni qualvolta ci si trovi di fronte a una guida pubblicata più di un secolo fa: quale motivazione ha mosso la stampa dell’opera e quale il retaggio culturale del suo autore? Partendo dai suddetti quesiti si può agevolmente comprendere quanto il testo raffiguri la città ‘reale’ e quanto quella ‘ideale’, nonché quale rappresentazione e itinerario verranno proposti al lettore. Tra le motivazioni più ricorrenti il desiderio di raccontare le emozioni provate durante un viaggio e, negli ultimi decenni del XIX secolo, l’amore verso il proprio luogo natìo, nella speranza che questo diventi presto apprezzata meta di forestieri. A confidarlo sono gli stessi autori, le cui premesse per tanti decenni appaiono fra loro profondamente simili. Da questi propositi si intuisce come il compiacere il lettore sia stato alla base della forzatura di tante descrizioni o dell’omissione di contesti sgraditi all’interno di tante guide locali”.


Ma cosa spinge, dunque, un erudito sacerdote di Rimini a scrivere una guida di San Marino, località di cui mai in precedenza si era occupato?

 

“A riferircelo è lo stesso Dehò nella sua premessa dedicata al cortese lettore. La motivazione va rinvenuta nel desiderio di immortalare in tutte le sue bellezze la propria città. All’epoca Rimini poteva già vantare due buoni manuali: la ‘Guida del forestiere nella città di Rimini’ di Luigi Tonini del 1864 e la ‘Guida ai bagni di Rimini’ di Ruggero Ugolini del 1874) entrambi già ristampati. L’opera è la prima dedicata al Titano e, in quanto tale, la più complessa da compilare. Simbolicamente rappresenta il tentativo di una località di inserirsi tra le potenziali mete turistiche e, per questo motivo, più di quelle che seguiranno dovrà convincere il suo interlocutore. Ma essere i primi significa, in un certo senso, anche doversi ‘inventare’ tutto. Occorre, ad esempio, fare lunghe indagini sulla storia del territorio o ‘dare un volto’ alla sua popolazione, alle sue tradizioni e al suo modo di parlare. Non va dimenticato, infatti, che le guide non rappresentano soltanto un mero ‘contenitore’ di luoghi tangibili, ma che al loro interno devono essere necessariamente corredate da tutto un complesso apparato di informazioni non geografiche. Lungo il percorso, per ogni luogo scelto, occorre cercare, selezionare e sintetizzare le informazioni. Infine, è consigliabile proporre un elenco di alberghi, ristoranti, caffè, poste e – se possibile – consigliare il mezzo e l’orario più adatto per giungere o lasciare la città. Scritta per i turisti che soggiornano negli stabilimenti della Riviera, l’opera deve necessariamente partire da Rimini. Il percorso non è tuttavia quello più semplice e scontato. L’ipotesi da tempo disponibile che permetteva attraverso un servizio di diligenza pubblico di fare un’escursione sul Titano, partendo dalla centrale Piazza Cavour, non è quella contemplata da Dehò. O meglio, il lettore è informato di questa possibilità solo attraverso una sintetica nota, priva di notizie aggiuntive come orari e tempi. Giungere a San Marino in questo modo, ce lo riferisce Maria Antonietta Bonelli, è tutt’altro che semplice. Nonostante questo, il Dehò, con un pizzico di retorica riesce a trasformare un viaggio disagevole in una traversata bucolica e spirituale al tempo stesso. Ma occorre fare la ‘sua’ strada e seguire i suoi consigli, come affittare privatamente una carrozza”.

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