Home FixingFixing Lavoratori frontalieri, tutti prendono tempo ma è sempre più dura

Lavoratori frontalieri, tutti prendono tempo ma è sempre più dura

da Redazione

Luca Montanari: “Quello che manca è la convenzione bilaterale sulla materia specifica dei lavoratori frontalieri. Da lì si deve iniziare, non c’è nessun dubbio”.

 

di Saverio Mercadante

 

“Gli onorevoli Pizzolante e Marchioni hanno presentato l’emendamento per estendere la franchigia anche al 2013. Il governo italiano ha promesso che avrebbe considerato con attenzione la questione senza decidere nulla per ora in via definitiva”. E’ una valutazione sconsolata quella di Fabrizio Ciavatta, esponente dell’Associazione Coordinamento Frontalieri, preso tra l’incudine e il martello della prorogatio della franchigia in Italia da una parte e dall’altra le speranze di una possibile modifica dell’articolo 56 a San Marino, quello della cosiddetta “supertassa” o “tassa etnica” nei confronti dei soli lavoratori italiani.

“Il governo italiano ha preso tempo, sostanzialmente. Il problema vero – sottolinea Ciavatta – è che in Italia il Governo è alle sue ultime battute. Dunque, se non si fa la legge, se non viene accolto l’emendamento, entro la fine dell’anno, la franchigia non esiste più. La vedo piuttosto dura per i lavoratori frontalieri. Dal 2003 in poi è sempre stata prorogata di anno in anno. È un emendamento che non c’è, almeno sino a prova contraria. Ogni anno a Natale veniva inserita in qualche decreto, se non sarà così anche quest’anno, potremo dire addio alla franchigia. E il danno per i frontalieri sarà certamente cospicuo, come già dimostrano alcune analisi di studi commercialisti (vedi pagina a fronte, ndr). In questa situazione di estrema precarietà non è certo il massimo vivere una simile situazione di attesa. Questo rinnovo annuale della franchigia purtroppo dipende dell’assenza di accordi bilaterali che non sono mai andati a buon fine. Non ci sono purtroppo nei confronti dei frontalieri riconoscimenti né da una parte, né dall’altra”.

“Il passato Segretario di Stato alle Finanze Pasquale Valentini – afferma Ciavatta – si era pronunciato sul fatto che avrebbe sistemato questa situazione almeno per i redditi più bassi o per chi ha famiglia, ma di fatto poi non si è vista nessuna decisione. Ci rimane quel senso di ingiustizia nel veder penalizzati solo i lavoratori italiani, al di là del fatto che sia una legge comunque corretta da un punto vista costituzionale. Non è certo un bel biglietto da visita per San Marino. Nelle prossime settimane chiederemo certamente un incontro con il nuovo Governo per sapere che iniziative vogliono prendere nel futuro sul tema del frontalierato”.

La CSU aveva avuto la scorsa settimana con il Segretario di Stato Claudio Felici un incontro sulla finanziaria e sul capitolo frontalieri: aveva promesso che una iniziativa sarebbe stata messa in campo. Il sindacato aveva proposto in quella sede di anticipare quel pezzo della riforma fiscale che riguardava i lavoratori dipendenti in relazione alla scala delle deduzioni previste in quel testo mai approvato. Il Segretario di Stato aveva tirato fuori un’ipotesi sulla base dei venticinquemila euro di reddito annui per restituire una cifra pari ad una quota da costruire intorno alla differenza tra Italia e San Marino che avesse come riferimento la dichiarazione dei redditi italiana. Insomma, tutto era rimasto molto sul generico, molto fumoso rispetto a cifre concrete.

“Quello che manca – afferma Luca Montanari, membro dello CSIR, già presidente dello stesso organismo – è la convenzione bilaterale sulla materia specifica dei lavoratori frontalieri. Da lì si deve iniziare, non c’è nessun dubbio. Altrimenti non se ne esce. Lì viene preso in considerazione il trattamento normativo e il trattamento fiscale. Il primo si occupa dei contratti di lavoro che regolano le norme per i frontalieri e la riattivazione della cosiddetta stabilizzazione. Quella convenzione tratta anche la fiscalità. E’ chiaro che l’Italia non si può esimere dall’introdurre una no tax area per non penalizzare i lavoratori italiani che lavorano a San Marino. E la convenzione deve anche tutelare anche i frontalieri sammarinesi che lavorano in Italia. Questo è l’aspetto politico per eccellenza della questione del frontalierato.   Sul fronte sammarinese in relazione all’articolo 56 l’ipotesi del governo del rimborso in quei termini non mi convince del tutto. Rimango dell’idea che la restituzione subito in busta paga di un tre, quattro per cento, sia la più praticabile, anche per dare un segno tangibile, da subito. Vedremo.   Volevo anche approfittare per ringraziare l’ambasciatore Marini per il lavoro svolto dall’ambasciata che non è stato di poco conto nella questione frontalieri. Anche nel suo discorso di fronte alla Reggenza e ai Segretari di Stato ha sottolineato con forza la questione spronando il governo a trovare una soluzione al più presto. E’ stato un impegno importante il suo da quando è scoppiato il caso dell’articolo 56 e sulla franchigia il suo impegno è andato in qualche modo a buon fine rispetto alla previsioni che la volevano eliminata del tutto”.

“Da quello che si capisce, perché il dispositivo ancora non l’abbiamo visto – afferma Ivan Toni, vicepresidente del CSIR – il Segretario Felici prevede una cosa del genere: ‘siccome c’è la franchigia, la tassazione che viene pagata a San Marino non viene stornata del tutto ma solo nella percentuale dell’80 per cento. Ne consegue che c’è un maggiore esborso da parte del frontaliere. Questo maggior esborso, quel venti per cento, come Stato siamo disposti a restituirlo’. Questo approccio mi piace perché il rimborso verrebbe fatto direttamente dalle imprese che non darebbero naturalmente il corrispettivo come tasse allo stato a fronte della presentazione della dichiarazione dei redditi in Italia. E questo è un bene: perché a quanto ci risulta molti frontalieri non la fanno. Resta il problema delle famiglie numerose: a causa delle esenzioni che hanno in Italia, di quello che pagano a San Marino non recuperano assolutamente nulla. Ci può essere un’altra ipotesi: si potrebbe mettere l’addizionale IGR anche ai frontalieri e togliere l’articolo 56: la differenza di cassa sarebbe intorno al milione di euro. Ma capisco che è una questione di volontà politica. Sulla questione della discriminazione dei frontalieri italiani voglio far capire quanto questa questione possa pesare sul buon andamento delle relazioni bilaterali. L’ambasciatore Marini ci ha convocato informalmente e ci ha detto molto chiaramente che l’Italia in via ufficiosa e anche in via ufficiale ha fatto molto presente questo aspetto. Quando il Segretario di Stato Mularoni in giugno ha incontrato Terzi di Sant’Agata, e Marini era presente, il Ministro italiano ha detto molto chiaramente che questo era un problema importante: non può continuare a vedere i suoi cittadini trattati in quel modo all’interno della Penisola. E questo richiamo c’era stato già molte altre volte. In questa cornice apprezzo l’iniziativa di Felici perché è uno sforzo per andare incontro alle richieste dell’Italia. Ed è in qualche modo un’ammissione: non andava bene quello che si era fatto con l’articolo 56. Insomma, c’è una questione di dignità personale dei lavoratori italiani che va risolta una volta per tutte”.

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