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Consiglio Grande e Generale, 20 dicembre: approvato l’articolo sulla spending review

da Redazione

All’emendamento avanzato dal governo si è infatti affiancato quello sottoscritto da tutta l’opposizione e su entrambe le proposte si è aperto il dibattito, terminato con l’intesa raggiunta da tutti i gruppi consiliari su una versione di sintesi dell’articolo 12 bis.

 

L’approvazione all’unanimità dell’articolo 12 bis, quello sulla spending review, è stato l’esito di un lungo dibattito e quindi di un confronto tra i gruppi consiliari che ha occupato la seduta di questa mattina. All’emendamento avanzato dal governo si è infatti affiancato quello sottoscritto da tutta l’opposizione e su entrambe le proposte si è aperto il dibattito, terminato con l’intesa raggiunta da tutti i gruppi consiliari su una versione di sintesi dell’articolo 12 bis.

In dettaglio, l’attività di spending review sarà avviata da gennaio e riguarderà “la Pubblica amministrazione, gli enti del settore pubblico allargato, le società e gli enti partecipati dallo Stato e tutte le società ed enti che beneficiano di contributi pubblici diretti o indiretti”. A compierla sarà un gruppo tecnico di 5 persone, tre delle quali nominate dall’esecutivo, due dal Consiglio grande e generale, uno indicato dalla maggioranza, l’altro dall’opposizione. La deadline per la presentazione di un report finale dei lavori è stata fissata per la fine di maggio.

Di seguito, una sintesi del dibattito sull’articolo 12 bis “Spending Review”

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze, dà lettura dell’emendamento del governo all’articolo 12 bis “Revisione della Spesa Pubblica”:

“Coerentemente con gli obiettivi programmatici di cui all’allegato Z della Legge 22 dicembre 2011 n. 200 e al fine di supportare efficacemente un processo di riduzione effettiva della spesa pubblica è dato mandato al Congresso di Stato di avviare a partire dal mese di gennaio 2013 un processo di analisi e revisione della spesa complessiva: della Pubblica amministrazione, degli Enti del settore pubblico allargato, delle società ed enti partecipati dallo Stato, delle società ed enti che seppure non sono partecipati dallo Stato beneficiano di investimenti o contributi pubblici diretti o indiretti rilevanti al fine del loro equilibrio economico/patrimoniale. Il processo di cui al comma precedente è affidato ad un apposito gruppo tecnico che sarà nominato dal congresso di Stato e sarà formato da un massimo di cinque membri scelti fra soggetti del settore pubblico e/o privato in possesso delle professionalità e delle competenze necessarie all’espletamento dell’attività. L’attività di analisi è tesa alla rilevazione delle aree di eccesso, inefficienza e incoerenza della spesa e deve potersi esplicare: nell’analisi dei processi gestionali ed amministrativi; nell’analisi delle modalità di gestione ed erogazione dei servizi;

nell’analisi delle forme e misure di contribuzione a diverso titolo alla sfera privata. Sulla base delle risultanze dell’analisi, entro il 31 maggio 2013, il gruppo tecnico dovrà evidenziare le criticità rilevate, la misura delle stesse, e proporre gli interventi di correzione. Il Congresso di Stato, sulla base del processo di revisione della spesa formulerà e sottoporrà al Consiglio grande e generale, per la sua approvazione, un piano esecutivo di intervento di riduzione della spesa che comprenda l’implementazione delle necessarie norme e procedure. Qualora gli effetti dell’attività di revisione non consenta un risparmio effettivo di costi coerente con gli obiettivi del richiamato allegato Z della Legge 22 dicembre 2011 n. 200, il congresso di Stato è impegnato a proporre nell’ambito dell’assestamento di bilancio i tagli necessari alla realizzazione di tali obiettivi”.

Marco Podeschi, Upr, dà lettura dell’emendamento aggiuntivo dell’opposizione (Upr, Ps, Su, C10, Rete) all’articolo 12 bis: “Al fine di avviare un processo di revisione della spesa pubblica (spending review), è istituito un comitato composto da: il Direttore del Dipartimento Finanze, il Presidente della Commissione di Controllo della Finanza Pubblica, il Direttore Generale Banca Centrale, 2 esperti nominati da maggioranza e opposizione. Il comitato avrà il compito di redigere un piano per fissare tempi e modalità per procedere alla revisione della spesa per l’Amministrazione pubblica e gli enti a partecipazione dello Stato. I componenti del comitato non percepiranno alcun compenso”.

“Lo spirito è simile all’emendamento di maggioranza, in più abbiamo voluto indicare le figure che hanno la professionalità per compiere il compito e sottolineato che non debbano percepire alcun emolumento. Ci sembrava paradossale che un gruppo di tecnico della Pa percepissero compensi Ci sembrava beffardo risparmiare spendendo del denaro”.

Rossano Fabbri, Ps: “Ritengo sia molto importante indicare i componenti di questo team. L’emendamento della maggioranza mi pare fumoso quando non specifica le professionalità”.

Luigi Mazza, Pdcs: “Nell’ultimo comma dell’emendamento si è posto che l’obiettivo si richiama all’allegato Zeta, ribadisce che è da realizzare in quanto finalità di bilancio. Rispetto all’emendamento dell’opposizione, non siamo d’accordo ad indicare le figure, ma soggetti di esperienza e professionalità necessarie. E’ però interessante valutare l’inserimento della presenza di cinque competenti, di cui due nominati dal Consiglio grande e generale a maggioranza qualificata, per coinvolgere l’Aula, sia maggioranza che opposizione. Unico punto da chiarire è che, qualora non ci sia accordo, il team possa iniziare comunque a lavorare a gennaio con tre componenti”.

Vladimiro Selva, Psd: “E’ fondamentale che, per la buona riuscita della spending review, ci sia una presa di coscienza e di responsabilità di tutto il Paese. Condivido quindi la possibilità avanzata da Mazza di nominare due esperti a maggioranza qualificata del Consiglio perché diamo possibilità all’opposizione di partecipare al percorso indicato”.

Franco Santi, C10: “Condivido la proposta di Mazza. Visto che c’è questa apertura, mi chiedo perché non proponiamo questo tipo di elezione del Consiglio a tutti i membri del comitato. Inoltre, forse è possibile fare un piccolo sforzo e specificare meglio, come chiesto da più parti, quali sono le competenze specifiche dei membri del comitato per delineare meglio la figura professionale”.

Alessandro Rossi, Su: “Chiedo un chiarimento tecnico perché sulle società non partecipate non si può intervenire”.

Andrea Zafferani, C10: “Mi associo a quanto detto da Rossi, quando si parla di spending review per gli enti di diritto privato, intervenire è giuridicamente difficile. E’ possibile essere più chiari poi quando si parla di interventi “rilevanti nel loro equilibrio economico”. La parola rilevante dà infatti spazio a una discrezionalità eccessiva. Chiedo poi che la proposta del consigliere Mazza sia più esplicita e che si dica che uno dei due membri nominati dal Consiglio sia scelto dall’apposizione, sembra ovvio, ma non lo è”.

Luca Santolini, C10: “Chiedo la disponibilità da parte di maggioranza di modificare il secondo comma quando si dice che i componenti siano scelti tra soggetti pubblico e/o privato ed eliminare “o”, perché se si interviene sulla Pa è necessario ci siano tecnici che conoscano l’interno dell’amministrazione per fare tagli con maggior criterio”.

Andrea Belluzzi, Psd: “Prendo atto con soddisfazione che stiamo ragionando tutti sulle stesse cose. Ma l’emendamento proposto dall’opposizione non mi sembra sufficientemente consono allo spirito della revisione, sostengo quello della maggioranza perché ha spirito innovativo, guarda ai processi e non solo alle voci di spesa”.

Federico Pedini Amati, Ps: “Lo spirito del nostro emendamento è essere il più possibile efficaci e trasparenti. Mi associo a chi ai dubbi sui 5 componenti nominati dal congresso, non specificando le competenze. Dobbiamo dare assoluta trasparenza, ritengo che queste stesse persone debbano perciò rispondere non al congresso di Stato, ma esprimano le loro opinioni in Consiglio grande e generale. I relatori in sintesi dovrebbero essere tutti e 5 nominati dal Consiglio grande e generale e rispondere al Consiglio”.

Giovanni Lonfernini, Upr: “Mi pare che la funzione di analisi dei servizi si allinei con quella di altro organismo, l’Autorità di regolazione dei servizi pubblici, che esiste dal 2001 Quindi inviterei, dato che è argomento condiviso, di non scartare l’ipotesi prevista dal nostro emendamento, che lo spending team sia espressione di una nomina consigliare”.

Mimma Zavoli C10: “Mi associo alla richiesta del consigliere Podeschi sul richiedere che i gettoni o i compensi non siano elargiti. Eventualmente, comunque propongo di fissare un limite al compenso”.

Ivan Foschi, Su: “Chiedo sia possibile arrivare a una stesura integrata di questo emendamento, visto la disponibilità data di maggior coinvolgimento del Consiglio e della minoranza”.

Massimo Cenci, Ns: “L’emendamento è il punto chiave di tutto il bilancio. Non deve essere un’occasione fine a se stessa, sarà un’operazione sul presente e sull’impostazione degli uffici della Pa. La composizione della commissione è importante ma non cadiamo in demagogia. Non dimentichiamoci gli obiettivi, un minimo di spesa in più, se ci consente risparmio ulteriore, può avere una logica. L’attenzione particolare alle competenze potrà dare risultati”.

Simone Celli, Ps: “L’articolo 12 bis introduce un principio condiviso all’unanimità. Credo ci siano le condizioni per sospendere il dibattito e ragionare a una sintesi. Mi associo alla richiesta che due membri debbano essere indicati dal Consiglio, uno dalla maggioranza e uno dall’opposizione. Un’informazione periodica al Consiglio grande e generale dello spending team o la consegna della relazione conclusiva all’ufficio di presidenza mi sembrano opportune”.

Tony Margiotta, Su: “Da parte dell’opposizione c’è piena condivisione sulle finalità dell’articolo”.

Marco Gatti, Pdcs: “Mi fa piacere si condivida lo strumento da parte di tutto il Consiglio grande e generale. E’ uno strumento sostanziale che viene messo in campo perché si ritiene un obiettivo prioritario riportare in pareggio il bilancio. Se andiamo in questa direzione e viene nominato questo organismo è perché quanto fatto finora è stato importante, ma non sufficiente. Si ritiene di dare l’incarico a professionisti e valutare anche gli assetti organizzativi, cioè se a parità di servizi si riesce ad avere costi inferiori. Credo che la disponibilità che il Consiglio possa condividere quello che l’organismo farà sia positivo. In tutti i Paesi la nomina è responsabilità del governo, come il bilancio. Noi invece vogliamo condividere questo aspetto, ma parliamo di un organismo che deve operare in 5 mesi. Quindi più che relazioni mensili all’Aula, forse è opportuno che la relazione finale sia allegata a una proposta del governo. E se ci avvaliamo di professionisti è chiaro che è difficile farlo a costo zero. Certo, se verranno nominati funzionari della Pa, quelli saranno a costo zero. E sicuramente l’ipotesi di trattare il prezzo con i professionisti esterni è sicuramente da valutare”.

Roberto Ciavatta, Rete: “Indicare quali saranno le figure è una questione di chiarezza. L’importanza che condividiamo questo team credo sia avvalorata dall’emendamento da noi presentato. Ci teniamo a ribadire l’economicità del team stesso. Prevedere una forma di gratuità sarebbe importante per dare il segnale che si vuole far fronte a quanto non fatto in questi anni”.

Pier Marino Mularoni, Upr: “L’emendamento non è stato presentato in opposizione a quello del governo, non lo conoscevamo neppure. Quindi è opportuno integrare le valutazioni. Nel team ci devono essere funzionari della Pa che conoscono i meccanismi di spesa. Aggiungerei il direttore della finanza pubblica, assieme ad altri esperti fuori da questi meccanismi che non devono difendere nulla”.

Gian Matteo Zeppa, Rete: “Credo ci siano punti di contatto tra i due emendamenti. Al di là che il team debba lavorare per 5 mesi, credo che il rendiconto al Consiglio sia dovuto”.

Valeria Ciavatta, Ap: “Ci sono figure nella Pa che, per dovere di legge, hanno il compito di dare indicazioni all’organo politico circa le modalità migliori per lavorare e risparmiare, basterebbe una direttiva del congresso di Stato. Se fosse nominata la direzione generale della Funzione pubblica, composta da tre persone, toccherebbe a questo organo, insieme ai dirigenti. La maggioranza con questo emendamento ha voluto scegliere un’altra strada, di maggiore apertura, che preveda che il lavoro abbia poi un riferimento in Consiglio e che ci sia la partecipazione all’approfondimento anche da parte di esponenti del settore privato. Personalmente, vi posso dire che all’interno la Pa è ben conosciuta, mentre per chi viene dall’esterno ci vuole un periodo più lungo. Ma un esterno può applicare metodi diversi di rilevazione. Chiedo che, qualora emergano effettivamente delle incongruenze che possano dipendere anche da dirigenti, non all’altezza del compito assegnato, si rifletta sull’opportunità delle sostituzioni”.

Claudio Felici, segretario di Stato per le Finanze: “Questo, come l’intervento su residui, é un atto straordinario rispetto al passato. C’è la capacità di guardare indietro e la volontà di curare inefficienze. Non significa mettere in discussione professionalità. E’ un’operazione di revisione, non il giudizio divino. Dire che ci sono già le risorse per fare questo lavoro mi pare da sindrome del correttore di bozze. Chi scrive un libro non trova gli errori, per questo servono i correttori. Sono contento che l’emendamento dell’opposizione è nella stessa direzione di marcia di quello del governo, è meno analitico naturalmente, ma è un utile complemento al nostro ragionamento. Lonfernini dice che c’è già l’Authority, ma sa benissimo che non c’entra con la revisione della spesa. Con Santolini sono d’accordo, si può togliere la “o” e lasciare la “e”, perché entrambe le esperienze professionali devono essere presenti. Inviterei i gruppi al confronto per l’integrazione perché mi pare ci siano le condizioni. Il governo dovrà essere comunque il soggetto che prende le decisioni, il gruppo tecnico non può riferire al Consiglio. Nominare un componente per maggioranza e uno minoranza significa convalidare le controparti, invece ritengo sia più utile accordarsi tutti su due soggetti. Mi permetterei quindi di mantenere la proposta dei due terzi. Devo poi essere franco, questa operazione di spending review ha l’obiettivo di portare a casa diversi milioni di euro di risparmio, non ci possiamo preoccupare del costo del martello, ma del vantaggio economico del suo uso. Magari è più utile parlare di incentivo. Se vogliamo competenze serie devono essere valorizzate per il loro valore, abbiamo già avuto un presidente di Bcsm a costo zero ed è rimasto solo tre mesi. Invito i gruppi al confronto sulla base di queste valutazioni del governo”.

Marco Podeschi, Upr: “Come relatore per l’opposizione dico che non conoscevamo l’emendamento della maggioranza, la spending review in prima lettura non c’era. Rappresentiamo il 49% del corpo elettorale che ha votato, la nostra é una proposta semplice. Abbiamo voluto introdurre elementi di trasparenza. L’autorità della regolazione prezzi citata da Lonfernini ha fatto in passato lavori di spending review, forse qualche volta è meglio applicare la legge che c’è già. Ma oggi bisogna dare un segnale e tutti nei programmi, anche di opposizione, abbiamo sostenuto la spending review. Chiediamo una sospensione per concordare un emendamento comune per maggioranza e opposizione”.

Luca Beccari, Pdcs, spiega gli esiti dell’accordo tra i gruppi consiglieri sull’integrazione degli emendamenti presentati: “Introduciamo una modifica al comma due dell’emendamento del governo, così ‘il processo è affidato ad un apposito gruppo tecnico di 5 membri scelti dal settore pubblico e privato (…) dei quali tre nominati da congresso di Stato, due dal Consiglio grande e generale, uno indicato dalla maggioranza e uno dall’opposizione. (…)Il provvedimento potrà prevedere anche eventuali compensi per il gruppo tecnico’. Quindi un’aggiunta al 4 comma, ‘presentando una relazione da sottoporre all’attenzione del Consiglio grande e generale’. In questo modo ci sembra di aver percepito più o meno le diverse le esigenze”.

All’articolo 12 risultano anche una serie di altri emendamenti. Il primo, di Su, Tesoreria, viene illustrato da Alessandro Rossi e viene respinto con 18 voti favorevoli, 37contrari e un astenuto. La proposta, spiega Rossi “nasce da un rilievo emerso da più parti riguardo al servizio di

Tesoreria gestito da Banca centrale. Appare molto oneroso per le casse dello Stato, sia per costo di servizio che per mancata retribuzione di interessi di capitale circolante. Il costo si aggira sui 700mila euro annui. L’accordo economico non verrà rinnovato e occorre affidare la gestione attraverso un’asta pubblica”. D’accodo sulla necessità di “fare un’asta” Mario Lazzaro Venturini di Ap, mentre il segretario di Stato per le Finanze Claudio Felici condivide “ciò che ha espresso Venturini” e propone di “mettere a verbale questa intenzione del governo e della maggioranza.

Viene respinto, con 22 voti favorevoli, 31 contrari e 2 astenuti, anche l’emendamento di Cittadinanza attiva, illustrato in Aula dal consigliere Francesca Michelotti di Su, per l’istituzione di un gruppo interufficio per il recupero crediti. E ciò nonostante il tentativo di mediazione del segretario di Stato Felici. Secondo Marino Riccardi del Psd “l’argomento ha un senso. E’ giusto che vi sia un impegno forte per recuperare queste cose. Ma non vedo come opportuno inserire l’emendamento nella legge di bilancio”. Pier Marino Mularoni del’Upr suggerisce di stare “attenti al proliferare di tutti questi uffici”.

Seguono poi cinque emendamenti presentati congiuntamente dall’opposizione. Bocciato il primo, presentato da Elena Tonnini di Rete, Trasparenza della spesa.

“Vuole favorire la trasparenza totale e rendere più accessibili i dati del bilancio”, spiega Tonnini. “E’ un atto di trasparenza totale e assoluta come fanno altri Stati. Ci sono delibere che appaiono e scompaiono”, aggiunge Marco Podeschi dell’Upr. “Capisco lo spirito, ma è inaccettabile la lettura di una presunta opacità sulle delibere”, sottolinea Valeria Ciavatta di Ap. Secondo Pier Marino Mularoni, Upr, “il consigliere Ciavatta ha delle ragioni, ma non è una questione di dolo bensì di operatività”. Per Luca Santolini di C10 “indipendentemente dalle tempistiche, non si può prendere una posizione contraria all’emendamento se si vuole essere credibili sulla trasparenza”. Anche perché, sottolinea Gian Matteo Zeppa di Rete “ci sono discrepanze sulla numerazione e su alcune delibere che non vengono pubblicate”. Per Luigi Mazza del Pdcs “Non è né questione di tempi né di nomi, vanno in rete tutte le delibere che completano l’iter. Siamo contrari a emendamento”. Ma è vero che “alcune delibere non sono pubblicate. Se si vuole dare effettiva trasparenza spostiamo la data per la pubblicazione a 30 giorni”, prende parola Federico Pedini Amati del Ps. Mentre per Ivan Foschi di Su “è doveroso sapere anche se ci sono delle delibere che non vengono legittimate. Fa parte della trasparenza”. Il segretario di Stato per le Finanze, Claudio Felici, sottolinea che “i disposti sono tali quando vengono ufficializzati e solo allora possono essere pubblicati”. Chiude il consigliere Tonnini: “Volevamo semplicemente garantire efficienza e non fare polemica. L’intervento accrediterebbe fiducia dei cittadini verso le istituzioni”.

Qui si interrompe la seduta della mattina.

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