“Le banche del Titano sono già competitive per questa ipotesi”. Venerdì 14 dicembre al Kursaal la presentazione del Libro Bianco.
di Saverio Mercadante
“Il nostro problema all’inizio è stato questo: valutare se l’industria finanziaria di San Marino aveva un futuro, oppure no. Aveva un numero di banche e di finanziarie superiore in proporzione al numero dei suoi abitanti. Non era una piazza finanziaria strutturata ma lo stavo diventando prima della crisi del 2008 e dello scudo fiscale del 2009”. Carlo Pelanda, direttore scientifico del progetto in relazione alla stesura del “Libro Bianco”, commenta in esclusiva per Fixing i suoi contenuti che verranno presentati il 14 dicembre al Kursaal. L’ABS ha affidato il coordinamento della ricerca alla Fondazione Giovanni Paolo II.
“Il nostro gruppo di ricerca – sottolinea l’economista – ha dato una risposta positiva. Una piazza finanziaria deve assolutamente rispettare gli standard di trasparenza e di best practice. I capitali di solito, se sei in qualche black list, non vanno a mettere dei soldi in paesi che hanno dei problemi. Primo requisito fondamentale: trasparenza. E’ necessario aderire a 12 standard internazionali che riguardano non tanto le banche o le finanziarie ma il sistema paese San Marino. Questo è il primo presupposto all’interno del quale si possa operare quel passaggio per gli istituti sammarinesi da un esclusivo ruolo di banca di sportello a quello di banca di servizio che opera a livello globale e offre servizi finanziari evoluti. Le banche del Titano d’altronde si stanno muovendo in questa direzione sin dal 2009 e hanno puntato subito sull’adeguamento agli standard di trasparenza. Lo Stato deve fare su questa via uno sforzo ulteriore e assicurare una adesione totale a questi dodici standard per una configurazione delle istituzioni sammarinesi che renda possibile l’ipotesi di una piazza finanziaria internazionale. La studio ha rilevato che lo Stato potrà arrivare a questo risultato. Non sarà un percorso breve e sarà uno sforzo notevole. Siamo comunque sulla buona strada, San Marino ha già dimostrato agli osservatori internazionali che sulla via della trasparenza e dei controlli si sono fatti notevoli passi in avanti. Per inciso, segnalo che quei 12 standard sono molto simili a quelli che San Marino deve accogliere in base alla convenzione monetaria firmata con l’UE”.
“L’altro problema – continua – è quello della competitività: per quale motivo devo mettere i soldi a San Marino invece che in un altro paese? Si deve cambiare un intero paese da questo punto di vista. Per esempio, vengo a San Marino perché un’operazione finanziaria costa meno. Per raggiungere questo obiettivo devo avere a disposizione una rete di comunicazione iperveloce, piattaforme di scambio di nuova generazione, moltissima tecnologia. A San Marino invece la tecnologia è poca e arretrata, c’è un grande ritardo, dunque è necessaria una grande rivoluzione tecnologica. E tra l’altro non costerebbe nemmeno molto, e le banche potrebbero investire in questo settore strategico. Ma ci vogliono norme che devono spianare la strada affinché il Paese abbia il miglior sistema di ITT, tecnologia per informazione, al mondo. Questo è solo un esempio, che non riguarda le banche in senso stretto, ma il territorio. Come gli accessi, l’attrazione alberghiera. Ci vorrà, questa è una delle proposte dello studio, una sorta di lasciapassare commerciale per chi viene a lavorare negli istituti finanziari che decidono di insediarsi a San Marino. Se uno vuole venire in questo paese per due anni deve avere la possibilità di risiedere senza problemi: normativa Shengen, la normativa per la residenza in base ai permessi di lavoro, e così via. Dunque, il Libro Bianco, illustra tutta una serie di requisiti necessari per diventare una piazza finanziaria internazionale. Ci si rivolge a tutta la comunità affinché l’intero sistema territoriale del micro stato sia qualificato e competitivo. Il periodo indicato dei 5 anni è calcolato più su questi obiettivi che sulla modifica del modello bancario che si può ottenere in un anno, un anno e mezzo. Insomma, ci vogliono norme per essere competitivi che assicurino allo stesso tempo massima trasparenza e massima fluidità. Ci vuole un grande livello di interazione tecnica tra un centro di competenza che sa come costruire una piazza finanziaria e un parlamento che sappia trasformare in legge le norme e le opportunità necessarie”.
“Devo dire che sulla capacità di fare finanza competitiva alcuni istituti sammarinesi sarebbero già competitivi a livello globale, se non fossero ancora nella lista nera dell’Italia. Le banche del Titano sono già in grado di essere molto attrattive per molti clienti del resto del mondo. C’è stato un eccesso di demonizzazione della stampa italiana sul piano delle legalità. Ma è stata anche sottovalutata la qualità dei servizi bancari del Titano. E’ un sistema piuttosto evoluto, al contrario. Il Libro Bianco, mostra come le banche sammarinesi siano già in grado di riempire di contenuti competitivi una possibile piazza finanziaria. La nostra ricerca smentisce anche una certa negativa opinione interna sulle banche. Se si vuole continuare a finanziarie il bellissimo stato sociale sammarinese lo si può fare solo con il terziario avanzato e con l’industria finanziaria o si dovranno ridurre di molto le garanzie sociali. Uno dei nostri obiettivi è stato anche quello di cambiare la percezione degli stessi sammarinesi del loro sistema bancario. Mi ha molto colpito questo: hanno capito che dovranno costruire una struttura competitiva aperta, non chiusa. Più soggetti dal mondo verranno a San Marino, più ci guadagneranno. Se rimane un sistema chiuso il valore di avviamento dei loro istituti è zero. Al contrario, se è aperto, il valore delle licenze bancarie, dell’insediamento, andrà alle stelle”. “L’uscita dalla black list italiana – conclude il direttore scientifico del Libro Bianco – è decisiva in questa prospettiva per l’arrivo di nuovi soggetti che sarebbero già pronti a venire sul Titano. Per superare questo ostacolo ci vuole un accordo specifico con l’Agenzia delle Entrate e Banca d’Italia. Io sono ottimista, credo che nel 2013 si possa chiudere un accordo con l’Italia, e il ‘Libro Bianco’ testimonia la risoluta volontà di San Marino ad operare in trasparenza nel rispetto della sua sovranità. Il FMI, di cui San Marino fa parte, è stato allertato dal nostro studio in relazione ai rapporti con l’Italia e ha segnalato che c’è un problema e c’è una soluzione. E che San Marino è un paese serio. Addirittura il FMI e la Banca Mondiale si sono offerti per aiutare il Paese a costruire una piazza finanziaria”.