Intervista al giornalista economico già vice-direttore del Sole 24 Ore e direttore responsabile di Radio 24.
di Alessandro Carli
Gianfranco Fabi, giornalista economico già vice-direttore del Sole 24 Ore e direttore responsabile di Radio 24, è stato chiamato a vestire il ruolo di moderatore al ciclo di workshop “Reputazione, Internazionalizzazione ed Innovazione”, organizzato nelle scorse settimane da Fondazione San Marino Cassa di Risparmio S.U.M.S. e da Cassa di Risparmio, unitamente alla Società Valore.
In occasione dell’ultimo appuntamento, abbiamo rivolto a Gianfranco Fabi – in qualità di attento osservatore dei flussi finanziari mondiali – una serie di domande sullo stato dell’arte dell’economia locale, e sui possibili orizzonti che la Repubblica di San Marino deve inseguire, passando per l’adesione all’Unione europea, l’introduzione del sistema IVA al posto dell’Imposta Monofase e il grande problema legato alla black list italiana, che da tempo ormai sta frenando (per usare un eufemismo) le imprese del territorio.
Ed è proprio da quest’ultimo argomento che partiamo.
Uno degli ostacoli che sta bloccando l’economia locale è rappresentato dalla cosiddetta black list.
“Si tratta di un nodo che dipende sia da San Marino che dall’Italia. Oggi l’Italia ha altri problemi: si sta avvinando alle elezioni. Il Parlamento, in questi mesi, non è riuscito a varare la riforma elettorale. Il problema delle black list, per Roma, è forse meno prioritario. Credo anche che ci sia un concorso di colpe tra i due Paesi: il Titano ha ritardato ad adempiere alle osservanze previste, l’Italia a prendere in considerazione i passi in avanti compiuti nell’ultimo periodo”.
Quali traiettorie deve inseguire, nel breve e medio periodo, la Repubblica di San Marino per rilanciarsi e lavorare?
“Mi sembra che la Repubblica di San Marino abbia iniziato a seguire una strada definita: quella di essere, di far parte di una realtà economica non solamente italiana ma anche europea, mondiale. Nell’epoca della globalizzazione, è indispensabile cercare di trovare un proprio posto. Oggi il Titano può presentarsi con una serie di carte in regola perché sta rispettando tutte le convenzioni internazionali sulla trasparenza, lotta criminalità, riciclaggio del denaro, evasione fiscale. Sotto questo profilo, il Monte ha effettuato una serie di passi avanti per essere riconosciuto come partner affidabile. Lo scenario esterno è profondamente cambiato: la crisi non è solo congiunturale, è una crisi di struttura. Per questi problemi nuovi, occorre trovare soluzioni nuove, anche se si possono rifare a valori tradizionali, che sono un patrimonio comune, come ad esempio la responsabilità e la solidarietà”.
Uno dei temi caldi che riecheggia sulle pendici del Monte è l’adesione o meno all’Unione europea.
“Direi che in questa fase è meglio stare alla finestra. L’Unione europea ha tanti problemi, che sta cercando di affrontare, di risolvere. Secondo me, in questo periodo, entrare nell’Ue dà più problemi che vantaggi. In prospettiva però è un passaggio inevitabile, magari attraverso formule diverse dalla piena integrazione. Sullo spazio economico europeo, il pensiero va alla Svizzera: partecipa ai meccanismi e alle regole dell’Europa, fondamentali per poter partecipare alle possibilità che il sistema offrirà”.
Negli ultimi anni è cambiato il modello economico sammarinese. Lei che idea si è fatto?
“La Repubblica ha avuto una fase in cui ha scommesso sul turismo e sulle tipicità. Si è illusa che avere una sovranità potesse essere un perno. E mi riferisco, per esempio, al segreto bancario e all’anonimato societario. La crescita degli anni ’80 e ’90 non poteva durare. Si sono fatti una serie di passi avanti negli anni 2000, specie nell’ultimo periodo. Le regole chieste dall’Ocse, dal FMI e dall’Ue, sono, secondo me, un dato positivo”.
Esiste, secondo lei, un problema di comunicazione? Spesso difatti si è abbinato San Marino all’illegalità, ai problemi con la mafia, al riciclaggio, eccetera.
“La comunicazione si deve basare su fatti concreti. In passato è stata fatta sul ’fare immagine’, anche se se non erano stati effettuati passi concreti. La politica di comunicazione più è efficace, più è positiva. E’ incisiva se si basa sulla realtà”.
In un’ottica economica, qual è il ruolo delle piccole e medie imprese?
“In questa senso, Italia e la Repubblica di San Marino hanno un terreno in comune. Per il rilancio del sistema, rappresentano un autentico volano. La grande impresa non si crea: si devono sviluppare le piccole e medie imprese, si deve dare la possibilità di farle crescere. devono essere protette e non uccise nella culla. La passione imprenditoriale, anche nei settori innovativi, è un volano. Bisogna creare scenari favorevoli”.
Argomento di strettissima attualità, il passaggio epocale dall’imposta Monofase al sistema IVA.
“In chiave europea, è importante avere regole comuni, verificabili, confrontabili. Se investo a San Marino, io imprenditore devo sapere a cosa vado incontro. Avere un’imposta che almeno come struttura è uguale a quella in vigore negli altri Paesi, è certamente importante. In un’ottica di armonizzazione delle regole, è, dal mio punto di vista, un passo indispensabile. Faccio un esempio. In Svizzera l’IVA – con aliquota dell’8-9% – è stata introdotta da circa 10 anni. In Italia l’Imposta sul valore Aggiunto è del 21%. Spero che il Titano si avvicini maggiormente allo Stato elvetico che a Roma”.