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Diario della crisi del 7 dicembre 2012

da Redazione

Non finisce più questa crisi. Ancora cattive notizie dall’Eurozona. Lo scorso ottobre i consumi delle famiglie dell’area hanno registrato il crollo più forte da oltre tre anni a questa parte.

 

di Saverio Mercadante

 

Non finisce più questa crisi. Ancora cattive notizie dall’Eurozona. Lo scorso ottobre i consumi delle famiglie dell’area hanno registrato il crollo più forte da oltre tre anni a questa parte. Secondo i dati diffusi da Eurostat, le vendite del commercio al dettaglio sono infatti diminuite dell’1,2 per cento rispetto al mese precedente: una flessione così marcata non si registrava fin dal maggio del 2009.

Questa ulteriore decrescita arriva dopo il meno 0,6 per cento già registrato a settembre. Dati pesanti anche nel settore terziario italiano. A novembre vi è stata la flessione più marcata nel tasso di occupazione nel settore terziario da giugno 2009. Secondo l’indice dell’attività aziendale fornito da Markit/ADACI, derivato da un sondaggio che si basa su una sola semplice domanda posta al campione di manager intervistati, in relazione al cambiamento riscontrato nel business delle proprie società rispetto a un mese prima, da ottobre la lettura è scesa a 44,6 punti da 46.

Anche il PMI nel comparto manifatturiero aveva subito un calo marcato in Italia, per l’esattezza il più pesante in Europa. Le cifre di novembre hanno fatto peggio delle stime, calate da 45,3 a quota 45,1.

Altro indice, altra corsa verso il baratro della sua reputazione per l’Italia.

Il CPI 2012, l’indice dell’associazione non governativa Transparency International, che misura la percezione della corruzione nel settore pubblico e politico a livello globale – da quest`anno rinnovato nella metodologia, più solida e certa – posiziona l’Italia al 72° posto su 174 nel mondo, con un punteggio di 42 su 100.

Anche nel 2012, dunque, l’Italia rimane in fondo alla classifica europea della trasparenza, accompagnata da Bulgaria e Grecia, con un voto ben lontano dalla sufficienza e soprattutto dai Paesi ritenuti più etici: Danimarca, Finlandia e Nuova Zelanda (tutti e tre con un voto di 90/100).

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