Un contratto “migliorativo”, ma solo per le aziende. È questo il messaggio mandato dalla Federazione Industria della Centrale Sindacale Unitaria. Una bella “fregatura” per i lavoratori, anzi tre.
SAN MARINO – Un contratto “migliorativo”, ma solo per le aziende. È questo il messaggio mandato dalla Federazione Industria della Centrale Sindacale Unitaria, che dal canto suo difende la bontà dell’accordo sottoscritto lo scorso 27 luglio con ANIS.
Per la CSU infatti con il contratto “parallelo” sottoscritto dal terzo sindacato “gli unici a rimetterci sono i lavoratori”, mentre “le aziende OSLA hanno portato a casa un potenziale buon risultato”, dove la parola chiave è proprio quel “potenziale”.
Sono infatti 3 le principali fregature contenute nell’intesa, secondo la CSU.
Vediamole.
ORARIO
La prima è il passaggio alle 36,5 ore settimanali a parità di salario. Meccanismo che l’azienda può adottare unilateralmente, ed in tal caso non vi sarà l’adeguamento agli aumenti retributivi definiti nell’accordo, peraltro senza chiarire se tutti o in parte. In sostanza, significa che il passaggio all’orario ridotto comporta una perdita secca che va da un minimo del 3,5% delle retribuzioni fino ad oltre il 9%. Perdita che non verrà mai più recuperata anche nel caso di un ritorno alle 37,5 ore settimanali. Conti alla mano, i lavoratori vedrebbero andare in fumo ogni anno una intera mensilità.
La “fregatura” potrebbe però qui essere anche ribaltata, aggiungiamo noi. Come è possibile sbandierare per il datore di lavoro la possibilità di far lavorare meno il proprio dipendente pagandolo la stessa cifra del passato e nel contempo parlare di strumento utile per evitare licenziamenti e cassa integrazione? Se le cose non vanno bene oggi, all’azienda, non andranno certo bene domani che continuerà a pagare la stessa cifra.
FLESSIBILITA’
La seconda fregatura è legata alla flessibilità. Questo strumento non prevede infatti preavvisi né limiti quantitativi sia del monte ore generale sia di quelli giornalieri, perché il tutto viene demandato alla contrattazione aziendale. Ma è evidente che, in particolare nelle micro imprese a cui è destinata questa forma di contrattazione la proporzione dei rapporti di forza è a netto sfavore dei lavoratori.
RETRIBUZIONE VARIABILE
La terza fregatura è relativa alla “retribuzione variabile”, che prevede un premio generalizzato dello 0,5% e di un altro 0,5% per chi lavora almeno 1.600 ore all’anno. Ma per le aziende che applicheranno il regime delle 36,5 ore metà del premio viene di fatto vanificato per il semplice motivo in nessun modo raggiungeranno quota 1.600. Uno specchietto per le allodole, dunque. Ma non è finita: l’azienda potrà, (“concordandolo con il lavoratore”, si legge nel contratto), non erogare l’intero premio in base all’andamento economico dell’attività. Insomma, una fregatura dopo l’altra.
IL DOLOROSO TEMA DELL’ERGA OMNES
Al di là infine dei singoli contenuti presenti nell’accordo, l’operazione di firmare un contratto che ha unicamente l’obiettivo di autocelebrarsi, contrapponendo un altro testo a quello stipulato fra CSU e ANIS, è una strada che non porta nessuno da nessuna parte. Anzi danneggia lavoratori ed imprese, perché crea un quadro di incertezza e confusione normativa. Per di più in un momento in cui il nostro sistema economico ha assolutamente bisogno di regole chiare e certe.