Home FixingFixing San Marino, gestione rifiuti: rispetto all’Italia, anche +600%

San Marino, gestione rifiuti: rispetto all’Italia, anche +600%

da Redazione

Sulle imprese sammarinesi “pesano” in particolar modo le fidejussioni. Titano: per creare un dossier di notifica ci vuole anche un mese.

 

di Alessandro Carli

 

Dopo aver largamente parlato di rifiuti, dando vasta eco a quelli transfrontalieri, ci siamo chiesti, giornalisticamente parlando, se esistono differenze di costi tra le aziende sammarinesi e quelle italiane nella gestione del rifiuto.

Siamo partiti da un dato di fatto: la Repubblica di San Marino, per recuperare o smaltire i proprio rifiuti urbani e speciali, pericolosi e non pericolosi, ha l’obbligo di rivolgersi allo Stato italiano, in particolar modo alle regioni limitrofe, quindi all’Emilia-Romagna, alle Marche e alla Lombardia.

Abbiamo così deciso di mettere a specchio gli impegni economici che le imprese locali e quelle oltreconfine devono sostenere per “eliminare” i rifiuti.

Abbiamo preso una manciata di campioni, che crediamo essere rappresentativi: carrozzerie, officine meccaniche e imprese edili. In molti casi, il gap a favore delle aziende italiane è a dir poco impressionante.

Ecco, voce per voce, i costi e l’iter burocratico.

I costi per le procedure burocratiche transfrontaliere fanno riferimento a tre leggi: il codice ambientale sammarinese numero 44 del 2012; il Reg. CE 1013/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio (giugno 2006) e il Decreto Ministeriale numero 370 del 1998 (garanzia finanziaria per trasporto transfrontaliero rifiuti).

Ricordando che le tre diverse aziende campioni producono diverse tipologie di rifiuti, per alcune di queste i costi possono essere di 5 o 6 volte superiori a quelle che sostiene un’azienda italiana impiegata nello stesso settore.

L’incidenza dei costi sui rifiuti inizia proprio dagli oneri procedurali da versare per la medesima pratica presso entrambe le Autorità competenti di spedizione e destinazione: una parte entra nelle casse dello Stato sammarinese (100 euro per il modulo di notifica, a cui si devono aggiungere 10 euro per ogni modulo di movimento), l’altra nelle casse delle tesorerie comunali (258,23 euro per il modulo di notifica e i primi cinque moduli di movimento, oltre a 25,82 euro per ogni modulo di movimento aggiuntivo).

Quindi è la società sammarinese che lucra sulla gestione del rifiuto, incrementando vertiginosamente i prezzi e creando business? Nulla di più fuorviante. Anzi.

Sono diversi i fattori che fanno lievitare i prezzi; innanzitutto gli oneri procedurali, assai costosi, come precedentemente elencati sono di circa 400 euro (solo per un modulo di notifica e un solo modulo di trasporto); inoltre sono elevate le responsabilità civili, sanzionatorie e penali a carico della società sammarinese o dell’Amministratore Unico e/o Delegato incaricata della spedizione transfrontaliera. A pesare sui costi ci sono quindi le polizze fidejussiorie.

L’azienda incaricata della procedura di notifica transfrontaliera deve infatti chiedere agli istituti bancari o alle agenzie assicurative una polizza fideiussoria a copertura di eventuali danni all’ambiente ai sensi del Decreto Ministeriale 370/1998. Le formule di calcolo proviamo a sintetizzarle qui di seguito facendo un esempio.


Calcolo

 

1) G = S+T

 

2) S = 0,154 euro (valore fisso) x numero tonnellate di rifiuti spediti (10 tonnellate) x km (ad esempio, 150 km presso un impianto bolognese) = 232,40 euro;

 

3) T = valore di K2 (520 euro se il rifiuto è destinato a recupero; 2.080 euro se è destinato a smaltimento) x numero di tonnellate spedite (10 tonnellate) = 5.200 euro / 20.800 euro.

 

Esempio

 

Quindi come sopra riportato, per un solo trasporto e solo per 10 tonnellate di rifiuto, il notificatore dovrà richiedere all’istituto o all’agenzia una polizza fidejussoria pari a 5.432,40 euro / 2.1034,40 euro. Va precisato che la società non esborsa direttamente l’importo, ma la somma viene comunque vincolata per 24 mesi dall’Eccellentissima Camera.

A questo, si aggiunge che l’impresa deve versare il premio assicurativo, pari al 1% o 2% annuale della somma stanziata. Quindi ai precedenti costi si aggiungono circa altri 150 euro. Se la spedizione non incontra ostacoli e tutto procede per il meglio, all’emissione del Certificato di avvenuto recupero o smaltimento da parte dell’impianto finale, l’autorità competente di spedizione rilascia la relativa polizza fidejussioria.

Una volta richiesto il modulo di notifica e i moduli di movimento, l’azienda notificatrice sammarinese si deve occupare della relativa compilazione in maniera assolutamente perfetta.

La procedura di notifica deve contenere diverse informazioni, circa una cinquantina: numero d’ordine del documento di notifica, numero complessivo di spedizioni previste, nome, indirizzo, numero di telefono, numero di fax, indirizzo e-mail, numero e copia dell’autorizzazione integrata ambientale del notificatore, produttore, trasportatore e destinatario del produttore intermediario e finale italiano o altro Stato, copia delle varie polizze assicurative fideiussorie a copertura degli impianti e dei trasporti, tecnologie utilizzate, percorsi stradali da effettuare; denominazione dei rifiuti, attribuzione codice CER, codice Basilea e OCSE se pertinenti, descrizione precisa del rifiuto, composizione ed eventuali caratteristiche pericolose; quantitativo minimo e massimo stimati; tipo di imballaggio previsto e molte, moltissime altre voci.

Per creare un dossier di notifica, ci si può impiegare anche un mese.

Una volta ultimato, il dossier va presentato all’UOGA e successivamente – se integro – va inoltrato in Italia, all’autorità di destinazione presso la provincia italiana ove risiede l’impianto intermedio di destinazione del rifiuto. Il dossier, a questo punto, viene controllato e confrontato.

Una volta che la documentazione viene verificata presso le autorità di destinazioni, il dossier completo riprende la via del ritorno, verso il monte Titano, indirizzato nuovamente all’UOGA.

Più semplice per le imprese edili, che invece utilizzano solo limitatamente le procedure transfrontaliere in quanto producono minori rifiuti speciali pericolosi adottando così procedure semplificate per i loro rifiuti speciali non pericolosi.

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