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San Marino, Michele Placido porta in scena “Re Lear”

da Redazione

La stagione teatrale di San Marino Teatro apre il sipario lunedì 19 novembre con un appuntamento imperdibile: Michele Placido porta in scena al Teatro Nuovo (ore 21.15) la grandiosa tragedia shakespeariana Re Lear, affrontando con successo il tema stesso dell’esistenza umana, l’amore e il dovere, il potere e la perdita, il bene e il male, la fine di un mondo, il crollo di tutte le certezze di un’epoca, lo sgomento dell’essere umano di fronte all’imperscrutabilità delle leggi dell’universo.

Re Lear è la tragedia della modernità incipiente, intesa come mondo governato da leggi e norme etiche. Scritta nel 1605, è un monito contro la rottura dell’equilibrio rappresentato dall’ordine costituito: la perfezione della piramide sociale al cui vertice sta il sovrano che viene sconvolta da un’azione avventata.

Placido ne compie una lettura egregia – cimentandosi anche nella regia insieme a Francesco Manetti-, trattando con determinazione e coraggio i temi della vecchiaia, della delusione affettiva, dell’inganno, e sopratutto quello del potere ormai corroso.

Capolavoro assoluto, ricco di invettive, viene interpretato da Placido in un affascinante altalenarsi di modernità e classicità. Sceglie un’impostazione e un taglio recitativo classico, senza tempo, facendo emergere i momenti filosofici dal meccanismo drammaturgico, aiutato in questo dall’impianto scenografico e dalle luci che creano un palcoscenico plurale, dai costumi moderni con echi elisabettiani. L’azione invece scorre su un suo ritmo veloce, quasi cinematografico, in abili dissolvenze e intensi “primi piani”; una lettura in chiave post-moderna, che pure nella stilizzazione degli elementi simbolici e nella traduzione del linguaggio sia letterario – realizzata a quattro mani dallo stesso Placido e Marcica Gungui – che scenico, rispetta in pieno il senso e le intenzioni del drammaturgo inglese.

Una messa in scena con un grande successo di pubblico e critica, presentata per la prima volta al Teatro Romano di Verona durante il Festival Shakespeariano, arricchita dalla presenza di 14 attori che Placido ha voluto reclutare tra i ragazzi dell’Accademia, creando una versione e un italiano a misura degli interpreti nel rispetto di varie personalità e predisposizioni. ” il Matto” è impersonato da Brenno Placido, il figlio che ha scelto perchè voleva un attore che ricordasse al pubblico la somiglianza con Lear stesso, una sorta di Lear adolescenziale, capace di sprigionare qualche emozione simile.” Cordelia è Federica Vincenti, sua moglie nella vita. “Simbolicamente è la figlia più vicina al re così come è stata la persona che più ha creduto in me spingendomi a fare lo spettacolo, coinvolgendosi anche finanziariamente. Un ulteriore legame, di maturità e di conterraneità pugliese, è quello che mi unisce a Gigi Angelillo, che fa Gloucester ovvero un altro padre “accecato” che non ha saputo riconoscere il buono dal cattivo nella prole” ha rivelato il regista a Rodolfo Di Gianmarco.

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