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Giulia Piccari, Rimini – New York: la Mela è sempre Grande

da Redazione

E’ il viaggio artistico (e di vita) intrapreso qualche anno fa dalla fotografa riminese, che racconta le sensazioni respirate durante il passaggio dell’uragano Sandy.

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di Alessandro Carli

 

Rimini – New York, sola andata. E’ il viaggio artistico (e di vita) intrapreso qualche anno fa dalla fotografa riminese Giulia Piccari, che a San Marino Fixing racconta l’anima della Grande Mela e le sensazioni – poi catturate dalla sua macchina fotografica – respirate durante il passaggio dell’uragano Sandy.


A partire proprio dalla forza distruttiva della tempesta di pioggia e vento.

 

“Sandy è arrivato definitivamente la notte del 29 ottobre, verso le 8 di sera. Fino a quell’ora, solo qualche folata forte, e un po’ di pioggerella leggera. Una volta barricata in casa, si sentivano le folate arrivare e gli alberi che si trascinavano dietro il vento e forse anche rabbia… Io sono stata fortunata, la zona di Midtown East e Uptown East non è stata colpita come il resto di Manhattan. Tutti i primi 10 canali delle tv (CNN, NBC, Foxnews, Abc…) erano concentrati sull’uragano e mandavano aggiornamenti da diverse parti di New York e del New Jersey, dove c’è stato l’allagamento peggiore e dove il mare si è alzato talmente tanto che giravano anche piccoli squali tra i giardini delle case. La luce ha iniziato a saltare nel Lower side di Manhattan, dove è scoppiata la centrale della luce della ConEdison e una gru si è ribaltata. Sono caduti alberi ovunque, anche quelli coi tronchi più grandi, e anche qualche semaforo ha ceduto. Camminare per strada era rischioso, così tutti si sono chiusi in casa. Qualcuno si è trasferito fuori New York per qualche giorno, altri (i giornalisti delle tv) erano in giro a cercare l’immagine più spaventosa di questo uragano. E’ venuta giù la facciata di un palazzo a Chelsea e certamente ci vorranno molte settimane prima che tutto il traffico di New York sia ripristinato. Metropolitana e autobus sono ancora bloccati. I ponti sono aperti ora, ma sono stati chiusi in caso di emergenza. Dicono che abbia creato 3 volte tanto i danni del suo uragano predecessore, Irene, e che ci sono stati 18 morti solo nella città di New York”.


Che città è New York?

 

“E’ una primadonna: le piace essere sempre al centro dell’attenzione. Le piace vestirsi di tutti i colori e le piace che si parli di sé, nel bene o nel male. A New York non succedono le cose normali: non vengono borseggiate le vecchiette, i ragazzini non rompono i vetri delle scuole con le palline da baseball, le macchine non hanno incidenti gravi, al massimo si limitano a tamponarsi. New York fa le cose in grande: qui cadono aerei, arrivano bufere all’improvviso, cadono gru sui palazzi; sparano per le strade senza motivo… Se ha un pregio o un difetto questa New York, è che non la puoi prevedere… nemmeno per gli uragani. Se ne sta tranquilla a guardare il mondo, e forse, proprio quando si sente messa da parte, allora fa le cose a modo suo, e a modo suo, per una città da 8 milioni di abitanti, deve essere senza dubbio di grande ascolto. Allora arrivano tv da tutto il mondo, e lei è di nuovo lì, bella come il sole, pronta a farsi del male pur di finire di nuovo in prima pagina. Sa catalizzare l’attenzione dell’intero pianeta, sa arrivare persino in Cina e dall’altro capo del mondo. Io non so come faccia, a volte le vorrei chiedere che gusto c’è a vivere sempre sul filo del rasoio, a non sapere quanto tempo ti rimarrà, a rischiare la vita ogni volta. Ma forse questo è anche il suo bello e se non fosse così allora New York sarebbe una semplice cittadina nel nord dell’America, dove le persone si vogliono tutte bene e nessuno ha sogni da realizzare perché i ragazzi se ne vanno via di casa ventenni, nella speranza di trovare successo e fama da qualsiasi altra parte del globo. Se fosse un colore sarebbe indubbiamente il giallo, perché il giallo è un colore da donna, è un colore che non stanca, è un colore che va su tutto, ed è un colore che non sta mai fermo e sa farsi rincorrere da tutti gli altri. Sicuramente, è un colore furbo, non di certo uno di quelli inventati poco tempo fa. Ahimè, dicono che ci vogliono dieci anni prima di potersi definire un vero newyorkese. Ora, a metà strada di questo cammino, ho capito perché…”.


Ha trovato il suo vestito?

 

“Quando hai ottenuto la carta verde e il passaporto americano, quando hai pagato tutti gli avvocati della città, quando hai almeno una volta denunciato qualcuno, quando ti sei sposato per amore al City Hall, quando hai cambiato casa almeno cinque volte, quando hai imparato che per gli italoamericani ‘Caprese’ si dice ‘Capris’, quando ti sei scottato la lingua con un tall cappuccino di Starbucks, quando hai aspettato otto ore nella sala emergenza di un ospedale, quando hai pianto in metropolitana, quando ti sei commosso a Natale perché sei lontano dalla tua famiglia e alla fine, quando hai realizzato il sogno per il quale dieci anni prima eri arrivato fino a lì, allora indossa quel vestito e fatti bella. Corri in bagno, prendi i trucchi, guardati allo specchio, stirati i capelli, mettiti lo smalto, passati il rossetto sulle labbra, mettiti la collana più costosa che hai, quella che conservi da tanti anni, infilati i tacchi per una volta e indossa quel vestito. E poi vai fuori nella tua bellezza. Sii pronta a sorridere a tutti, saluta la gente se vuoi, accarezza i bambini, lascia che i muratori si girino a guardarti e ti sorridano, chinati a salutare i cani, fai qualche foto, e vai nel punto più importante della città. Sali quelle scale rosse, non sono rosse per caso, arriva fino in cima, vacci nell’ora di punta e guarda dritto davanti a te. Quel giorno, in quell’esatto momento, la città, tutta New York sarà tua. E sarà poi un niente, ritornare indietro negli anni e scambiare le fatiche in sorrisi, le speranze in decisioni. Guarda dritto davanti a te, fissa un punto lontano della città, quello più alto e sappi che oggi il vestito giusto l’hai indossato tu. Allora New York non sarà più una città piena di imprevisti, di difficoltà, di sogni da realizzare, sarà semplicemente e onestamente diventata solo una cosa per te. Perché in tutti quegli anni ti ha guardato, osservato, protetto di nascosto, scrutato, studiato, e ora è pronta a fidarsi di te”.

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