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Diario della crisi del 16 novembre 2012

da Redazione

Uomini, mezz’uomini, ominicchi, e quaquaraquà, così divideva l’umanità Leonardo Sciascia nel suo romanzo il “Giorno della Civetta”.

 

di Saverio Mercadante

 

Uomini, mezz’uomini, ominicchi, e quaquaraquà, così divideva l’umanità Leonardo Sciascia nel suo romanzo il “Giorno della Civetta”.

E certamente appartengono ai quaquaraquà (quelli… che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre…) quei cinque uomini inglesi che hanno ricevuto cinque pensioni milionarie ma anche generosissimi vitalizi per altri membri non esattamente di successo dei loro management: circa 130 milioni di euro in tutto. Un’indagine esclusiva del Times ha rivelato come gli ex boss delle cinque banche responsabili della crisi finanziaria britannica stiano per andarsene a casa ricoperti d’oro. Niente di illegale ma hanno mentito e tradito la fiducia dei loro clienti contribuendo a impoverire mortalmente e mandando sul lastrico migliaia di piccoli risparmiatori. Gli istituti finanziari di cui erano responsabili – RBS, Lloyds Tsb, Hbos, Northern Rock e Bradford &Bingley – travolti da una crisi irreparabile sono stati alla fine salvati dallo Stato. Avranno anche una pensione a vita di almeno 300mila sterline annue. Niente male per chi ha rovinato migliaia di piccoli risparmiatori.

Il tempo non è stato galantuomo. Il tempo è danaro. Il quotidiano svizzero Tages-Anzeiger rivela l’ammontare dell’accordo raggiunto tra Apple e le ferrovie federali elvetiche Sbb: 21 milioni di dollari per continuare a utilizzare l’immagine dell’orologio SSB all’interno del sistema operativo iOs6, adoperato da iPhone, iPad e iPod touch. L’immagine dell’orologio permette di accedere a un’applicazione dove esplorare i fusi orari.

Non c’è più tempo nel Sulcis, in Sardegna, Gli operai dell’Alcoa hanno visto il ministro Passera e il sottosegretario Barca alzarsi in volo con l’elicottero mentre esplodevano le bombe carta e il lavoro di una vita al rallentatore come in “Zabriskie Point” di Michelangelo Antonioni.

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