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Elezioni a San Marino – E adesso, vincitori e vinti, tutti al lavoro

da Redazione

Il Paese ha deciso. E ha deciso di puntare sulla Coalizione Bene Comune. Ora è tempo di bilanci e di riflessioni, ma contestualmente si deve subito iniziare a lavorare, troppe le priorità a cui far fronte. E il discorso vale per tutti, sia per chi ha vinto, sia per chi ha perso. E anche per chi non ha neppure partecipato.

di Loris Pironi

 

SAN MARINO – Il Paese ha deciso. E ha deciso di puntare sulla Coalizione Bene Comune. Ha votato per essa un sammarinese su due, sia tra gli elettori interni che tra quelli esteri. Quanto basta per evitare il rischio del ballottaggio (che avrebbe avuto effetti collaterali da non sottovalutare, ora lo possiamo dire, a partire dalla necessità di veder approvato un bilancio dello Stato un po’ meno raffazzonato di quanto sarebbe stato con due ulteriori settimane di ritardo). Quanto basta per aggiudicarsi il premio di maggioranza e di governare. Poi si possono fare tutte le considerazioni del caso, si può vedere chi ha vinto di più e chi ha perso di più, ma la decisione dei cittadini non lascia adito a dubbi.

Se si vogliono fare delle prime considerazioni politiche, a caldo come si dice in questi casi, nella partita che si andrà a giocare da adesso ai prossimi cinque anni, una partita cruciale, a portare la palla sarà il Pdcs. La cui scelta di andare a braccetto con l’altra forza politica “popolare”, il Psd, ha pagato in termini di voti. Alleanza Popolare non è riuscita a guadagnarsi seggi sufficienti per risultare l’ago della bilancia, ne servivano almeno un altro paio, dovrà guadagnarsi un ruolo chiave tra i due alleati “big” dimostrando senso di responsabilità giorno dopo giorno. Sul fronte dell’opposizione la scelta di correre separati ha fatto sicuramente perdere appeal alle due coalizioni che si sono messe in concorrenza. Un’alleanza old-style tra Ps, Upr e Su, magari anche con Civico 10, avrebbe portato almeno al ballottaggio? Chi può dirlo, il dubbio resterà per sempre ma noi siamo convinti di sì.

Poi c’è il discorso delle Liste Civiche. Rete può sicuramente essere considerato “l’altro” vincitore di queste elezioni. Quattro seggi sono un vero e proprio trionfo. Per essere una lista che – correndo da sola – non aveva ambizioni di governo, ha catalizzato molti voti di chi è rimasto scontento dei partiti tradizionali, di chi chiedeva una boccata di aria nuova. Certo, Rete non era la sola lista a proporsi come alternativa. C’era Per San Marino, c’erano gli arrembanti ragazzi di 3.0. Ma loro non hanno avuto lo stesso appeal. Nel suo piccolo, quello di Rete è oggettivamente un modello vincente: ha la stessa spinta propulsiva del Movimento 5 Stelle in Italia, la stessa capacità di comunicare coi nuovi media, ma per sua fortuna non ha Grilli (intesi come Beppe) per la testa a minare i meccanismi di democrazia interna con un leaderismo che a San Marino sarebbe comunque fuori luogo.

E adesso? Al lavoro. Da subito. Tutti quanti, con senso di responsabilità, pur nella differenza dei ruoli, sono chiamati a contribuire a una risalita da questo buio pozzo in cui si trova il Paese. Ci sono scadenze da rispettare, riforme da compiere, un cammino sulla strada della trasparenza e della legalità che non ammette tentennamenti. Anche chi è rimasto fuori dal Consiglio può fare la sua parte, anche chi non si è neppure presentato alle urne. Il cambiamento che è richiesto è un cambiamento di modelli economici, ma anche e soprattutto è un cambiamento di mentalità. E il discorso riguarda sia chi governa le scelte, sia chi ogni giorno nel suo piccolo compie scelte individuali. Solo così si può cambiare per davvero.

 

Urna

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