Home FixingFixing San Marino, il sogno bipolarismo è tramontato. E la legge elettorale va cambiata

San Marino, il sogno bipolarismo è tramontato. E la legge elettorale va cambiata

da Redazione

Domenica 11 novembre i seggi apriranno alle ore 7 circa e si chiuderanno alle ore 20. La legge elettorale dovrebbe essere perlomeno ritoccata. Il sogno del bipolarismo è definitivamente naufragato.

di Loris Pironi

 

SAN MARINO – Domenica 11 novembre i seggi apriranno alle ore 7 circa e si chiuderanno alle ore 20. Come sempre ci si attende una buona affluenza (di solito è circa il 90% degli elettori iscritti ai seggi interni). Il Segretario di Stato per gli Affari Interni, Valeria Ciavatta, all’approssimarsi di questo importante appuntamento ha rivolto agli elettori un appello ad andare a votare.
Gli elettori possono scegliere tra la bellezza di undici liste e 364 candidati. A conoscerli uno al giorno sarebbe servito un anno intero (Natale escluso). Ciascuno di loro matematicamente ha una possibilità su 6 di essere eletto. Ma più che il numero dei candidati ci preoccupa quello delle forze politiche: alla faccia della semplificazione del quadro politico. Approfondiamo. Otto liste si sono composte in tre differenti coalizioni: San Marino Bene Comune racchiude la lista Pdcs – Noi Sammarinesi, il Psd e Alleanza Popolare. Intesa per il Paese invece coalizza l’Unione per la Repubblica, il Partito Socialista e i Moderati Sammarinesi. Cittadinanza Attiva invece è la somma degli sforzi di Sinistra Unita e Civico 10. Poi ci sono tre liste civiche che fanno corsa a sé, senza poter sperare “tecnicamente” di andare al governo (non hanno un numero sufficiente di consiglieri per governare): Rete, San Marino 3.0 e Per San Marino.
Questo quadro così frastagliato – per citare un celebre romanzo di Douglas Adams possiamo dire che ci ricorda i fiordi della Norvegia – e non solo questo denotano alcuni limiti strutturali della materia legislativa sammarinese in materia di elezioni.
Andiamo dritti al dunque. La legge elettorale era stata stilata con la malcelata ambizione di giungere al sogno del bipolarismo. In realtà sono i partiti e i movimenti che dovrebbero adeguarsi alla legge e non viceversa, ma così non è. Poi dobbiamo rilevare che è datata tutta la normativa legata al silenzio elettorale. E questa volta, ipotesi non verificatasi nella precedente legislatura, si sta assistendo ad un caso che non era stato preso in esame, quello di liste che concorrono senza avere la possibilità di governare, ma che – paradosso – tra le altre cose  sono costrette a presentare programmi di governo. Ripartendo dalle norme antiribaltone e dal premio di stabilità, anche se nessuno l’ha inserito nei propri programmi elettorali, forse sarebbe il caso di rivedere qualcosa nella materia.

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