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Commissione Antimafia, tra Gabriele Gatti e il Pdcs volano gli stracci

da Redazione

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Nel corso di una pirotecnica conferenza stampa lo storico esponente democristiano Gabriele Gatti lancia strali contro la Commissione d’Inchiesta, a partire dal suo Presidente Anna Maria Muccioli (Pdcs anch’essa). A stretto giro di posta la replica del Partito che difende l’operato della Commissione.

Gabriele Gatti

 

SAN MARINO – Nel corso di una pirotecnica conferenza stampa l’ex Segretario del Pdcs nonché ex Segretario di Stato e Capitano Reggente Gabriele Gatti, da sempre anima storica del partito di via delle Scalette, scatena il putiferio nei confronti della Commissione Consiliare Antimafia, di tutti i Commissari e in particolare del Presidente, Anna Maria Muccioli, membro del suo stesso partito.

Gabriele Gatti non è tra i 364 candidati di questa tornata elettorale perché rimasto appiedato proprio per via dell’esito della Commissione stessa, un esito “politico” a detta di Gatti, senza elementi probanti delle sue vere o presunte responsabilità e dei suoi veri o presunti rapporti con elementi della criminalità, a partire dal clan Vallefuoco. Nel pomeriggio è poi arrivata la replica del suo partito, che difende l’operato della Commissione e del Presidente Muccioli, ma non corriamo.

I commissari, ha detto Gatti in conferenza stampa, hanno creato “un  polverone dal nulla”, tanto da far sorgere il dubbio che a  muoverli sia stato un fine secondario. “Troppo  gravi” sono i vizi procedurali che hanno portato a quella che definisce una condanna politica “a solo un mese dalle elezioni”.

 

DIFFAMAZIONE: ESPOSTO CONTRO I DUE “OMISSIS”

Ci sono i testimoni “omissis” che hanno fatto precipitare una pietra sulla lunga carriera politica di Gabriele Gatti. E sulle dichiarazioni di questi “omissis” i Commissari avrebbero “inventato  una favola completamente sbagliata”. Nei confronti di questi Gatti aveva presentato un esposto alla magistratura, chiedendo conto per verificare se c’è stato “abuso di potere”. Gatti ha assicurato inoltre che, una volta acquisite tutte le carte  richieste dal tribunale, non farà sconti a nessuno degli otto  consiglieri della commissione, tanto meno alla presidente Anna  Maria Muccioli, sua compagna di partito.

Dalle pagine, peraltro poche, al momento consegnate dal  Commissario della Legge Laura Di Bona, al suo legale, Filippo  Cocco, Gatti assicura che “non è emerso nessun elemento” probante  della presunta familiarità con il clan Vallefuoco. Il fatto è talmente grave, lamenta l’ormai ex Consigliere, che “i componenti della  Commissione d’inchiesta dovrebbero essere depennati dalle liste  dei candidati”. 

Forte della documentazione  consegnata dal tribunale, Gatti smonta pezzo per pezzo  l’attività della commissione d’inchiesta che lo riguarda. “A  livello di procedure è stato uno scandalo e ora mi  chiedo se ci sia dolo, se è stato costruito qualcosa per  danneggiare qualcuno”. Non solo è mancato il contraddittorio, sostiene Gatti, ma tutto l’impianto accusatorio si basa sulle  dichiarazioni di due testimoni, per altro “non attendibili”. Dichiarazioni che non sarebbero state verificate. “Dicono che mi hanno visto a cena o a  fare jogging con questa persona – prosegue Gatti – ma ci sono  elementi circostanziali che avrebbero dovuto essere provati”.
E ancora: “Si ha l’impressione che nella relazione i commissari  abbiano preso alcuni dati e tralasciati altri in modo  strumentale”, e ciò comporta “responsabilità molto gravi”.

Uno dei due testimoni che lo incastrerebbero è Roberto  Zavoli, che “ha una mandato di cattura in Italia – spiega – ed è stato denunciato anche dall’avvocato Maurizio Proietti per le sue  affermazioni”. Del secondo testimone non fa il nome, su richiesta del magistrato, ma rivela che non è sammarinese e di non  conoscerlo: “Ha fatto affermazioni completamente false”. 

Gatti poi è uno tsunami che si scaglia a tutta forza contro il Presidente della Commissione, peraltro – anzi a maggior ragione – collega di partito. “Anna Maria Muccioli è avvocato, ha lavorato per l’Avvocatura di Stato e dovrebbe capire di  diritto”. Aver sottoscritto una tale relazione dimostra “o che è in malafede o che è un’incapace”.
Riferendosi a tutti i  commissari che si sono ricandidati per le elezioni dell’11  novembre prossimo, Gabriele Gatti lancia un monito ai suoi concittadini: “Come i  sammarinesi possono essere governati da persone che si ergono a censore e hanno commesso questi reati?”

Il legale di Gatti, Cocco, chiarisce inoltre che al momento, il magistrato ha  consegnato pochi fogli degli elaborati dei commissari: al giudice  resta la facoltà di valutare quali, tra tutti, sono i documenti rilevanti rispetto alla denuncia del consigliere e di consegnarli  di volta in volta. “Per quanto a nostra conoscenza – puntualizza-  si tratta di testimonianza ‘de relato'”,  indiretta. Lo stesso legale, rispondendo ai  cronisti, assicura infine che Gatti non ha ricevuto avvisi  giudiziari all’indomani della pubblicazione della relazione.

 

IL PDCS REPLICA: RICERCA DELLA VERITA’ MA DIFESA DELLA COMMISSIONE

Con una nota ufficiale, a stretto giro di posta, il PDCS risponde alle accuse del proprio Consigliere. Una nota che difende a spada tratta l’operato della Commissione d’Inchiesta.

Ecco il testo integrale del documento.

La Commissione d’inchiesta è un atto condiviso da tutte le forze politiche per dare una risposta decisa al pericolo grave delle infiltrazioni malavitose nel nostro Paese.

Il PDCS ha condiviso questa responsabilità assumendosi il carico della Presidenza prima attraverso il suo Segretario politico Marco Gatti, poi con il proprio consigliere Anna Maria Muccioli, che con piena dedizione, impegno e condivisione ne ha portato a conclusione il lavoro lo scorso settembre.

La legittima difesa delle persone citate nella relazione non può tradursi in un’azione di contrasto con il lavoro degli organismi preposti sulla valutazione dei risultati della Commissione e sulla responsabilità politica che ne è emersa, rispetto alla quale il PDCS intende manifestare una chiara linea di demarcazione.

L’auspicio è che la ricerca della verità che deve avvenire negli ambiti di competenza e con i mezzi preposti a questo scopo, non può prestare il fianco alla delegittimazione dell’azione di cambiamento che il nostro Partito sta portando avanti, nell’intento di dare credibilità al nostro Paese e riportare fiducia nell’azione politica.

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