Home categorieCultura Bologna, concerto di Dente. Al Teatro Duse l’ultima tappa della tournée

Bologna, concerto di Dente. Al Teatro Duse l’ultima tappa della tournée

da Redazione

dente1

Il tour “Io tra di noi” termina il 3 novembre all’ombra delle due torri. “Ho composto i pezzi in giro – spiega il cantautore -. Le ho scritte in due anni. Per aggiustarle e farle diventare canzoni, sono andato per 10 giorni all’Isola d’Elba, un posto che amo particolarmente”.

dente1

 

di Alessandro Carli

 

BOLOGNA – “Io tra di noi”, dove l’io non è quello di chi scrive ma più esattamente quello di Giuseppe Peveri, alias Dente, è un viaggio tra le pieghe del cuore e le aste – che diventano pallini, e di lì diventano musica – del pentagramma. E’ un percorso che si fa gesto, sonorità, emozione e voce.

Il prossimo 3 novembre, sulle assi del Teatro Duse, sarà una data speciale, l’ultima tappa di un tour di oltre 70 date, iniziato ad ottobre 2011 con il quale Dente ha girato in lungo e in largo la penisola per presentare dal vivo il suo ultimo album.

Giochi di parole, calembour ironici, suggestioni agrodolci danzano sulle note dell’amore, di quel sentimento che ha la breve vita di un battito di ciglia. Quadri descritti in prima persona, lì dove l’artista è “uno, nessuno e centomila” volti di persone, di attese di una risposta, di volpi che vogliono essere addomesticate dal piccolo principe di turno. Pagine di un diario, fogli di carta che diventano aeroplanini, stelle filanti, promesse. Musica. E parole. Quelle che il cantautore emiliano sceglie per parlare dell’ultimo album.


Come si trova tra di noi?

 

“Nel senso del titolo dell’album, bene. Nel senso del vivere dentro ad una società, abbastanza male. Non sono una persona socievole: da sempre mi sento fuori dalla comunità, dal pensiero comune. Amo stare ai margini”.


Giorgio Gaber cantava “E pensare che c’era il pensiero”…

 

“La società è cambiata. Oggi è molto diversa rispetto a quella descritta da Gaber. Sì, forse la sua era anche migliore. E’ una lezione che ci hanno dato sin da bambini: pensare poco e rimanere in superficie. La mia generazione (Dente è nato nel 1976, ndr) è stata una delle prime a dover subire questo indottrinamento. Quella di mio padre era invece libera di parlare. Ma forse tutto quel mondo era differente: la televisione era abbastanza pulita e la cultura aveva un peso ben specifico. Ora può pensare solamente chi ha deciso di resistere”.


Nell’album, ‘esce’ una ricerca linguistica: bisticci verbali, calembour, eccetera. Sin dove si è spinto nella ricerca delle parole?

 

“Mi sono spinto sino a dove volevo arrivare, con molta naturalezza. Nelle canzoni ci sono molti giochi di parole, una caratteristica che mi è sempre stata a cuore. Credo che la lingua italiana si presti a questi giochi: pensiamo all’enigmistica, o ai doppi sensi, per esempio. non sono un esperto, ma da tempo mi affascina la sottrazione della scrittura. Tra le mie letture preferite, compaiono gli ermetici. Avere la sintesi è un dono, ed è una strada assolutamente non facile. Io probabilmente sono portato: sono pigro, e nei temi a scuola gli insegnanti mi dicevano spesso di approfondire il testo”


Romanticismo e ironia: l’ironia serve per esorcizzare una certa vena smielosa che talvolta attraversa l’amore?

 

“L’ironia non serve solamente a questo. E’ un’erba curativa che mi ha salvato la vita più volte. L’autoironia è una via di fuga, un salvagente: è importante non prendersi troppo sul serio. Se mi accade una cosa tragica, penso che tra qualche anno ci riderò sopra”


Può essere definito un concept album?

 

“Credo di no: l’album non ha queste caratteristiche. Certo, ci sono alcune logiche, all’interno della track list. Ho messo canzoni che per me potevano stare bene. Ogni pezzo racconta una storia”.


Dove ha composto le canzoni?

 

“In giro. Le ho scritte in due anni. Per aggiustarle e farle diventare canzoni, sono andato per 10 giorni all’Isola d’Elba, un posto che amo particolarmente”.


Che donna ritrae?

 

“Sono storie vere e personali, intime. Non si parla di donne, ma di una donna sola. La ragazza che mi ha fatto scrivere di più nella vita…”.


Qual è l’eredità e l’attualità di Charles Aznavour, l’artista da cui ha mutuato il titolo del cd?

 

“I temi delle canzoni, affrontate in quel modo, hanno una potenza incredibile, e sono perennemente quotidiane. Alla bellezza dei testi, si aggiunge la magnifica interpretazione di Aznavour. Il segreto è nascosto nel tempo: riuscire a scrivere canzoni che superano gli anni”.

 

CLICCA QUI per il video ufficiale di “Vieni a vivere”.

 

Buio in sala alle 21.

Info: 051.231836.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento