Home FixingFixing Storie d’innovazione: che banca avranno Google e Amazon

Storie d’innovazione: che banca avranno Google e Amazon

da Redazione

A disposizione della platea di milioni di clienti un’immensa liquidità. Prestiti e carte di credito a tassi agevolati in Gran Bretagna e USA.

 

di Saverio Mercadante

 

C’è chi ce l’ha e c’è chi non ce l’ha. La stretta del credito pesa in tutto il mondo, in Europa le banche in crisi di liquidità si affidano alla BCE ma non rimettono in circolo i soldi per le piccole e medie imprese. Allora chi ce l’ha, il danaro, ha pensato bene di iniziare a prestarlo a tassi favorevoli a chi deve comprare i propri servizi. Ed è quello che stanno facendo proprio Amazon e Google. Che di soldi ne hanno tanti: 5,6 miliardi di dollari sotto il cuscino di Jeff Bezos a disposizione del colosso dei libri in Rete, mentre a Mountain View hanno messo da parte circa 43 miliardi. Big G ha esordito nei giorni scorsi in Inghilterra, a seguire negli Stati Uniti, e più in là anche in altre nazioni, con una carta di credito. E in molti pensano che sarà il primo passo per trasformarsi in una vera e propria banca.

La decisione di Google viene dopo un test condotto circa un anno fa negli Stati Uniti che ha dato buoni risultati in 1.400 esercizi commerciali: secondo un sondaggio, il 74% ha utilizzato principalmente la carta di credito di Google per acquistare spazi pubblicitari su AdWords.

Google offre prestiti ai suoi clienti tra i 200 e i 100 mila dollari al mese per pagare le inserzioni di Adwords: è la società che piazza i messaggi pubblicitari, brevi annunci testuali pubblicati tra i search results sul motore di ricerca e che l’anno scorso ha avuto un fatturato di 37 miliardi di dollari. AdWords genera già oggi più del 90% del fatturato del gruppo. Lo scopo è chiaro: difendere gli elevati flussi di pubblicità e contemporaneamente offrire un servizio ulteriore ai propri clienti arricchendo l’offerta rispetto alla concorrenza. Il tesoriere di Google, Brent Callinicos, ha sottolineato comunque, in un’intervista al Financial Times come la società non sia “entrata in questo business per perdere soldi” anche se non intende neppure “condurlo come un centro di profitto”. La carta di credito è emessa da Barclays in Gran Bretagna e da Comenity Capital Bank negli Stati Uniti. Sarà utilizzato il circuito Mastercard. La Google AdWords Business Credit non avrà spese di gestione: a tutt’oggi si potrà accedere soltanto tramite invito.

E potrà essere utilizzata per ottenere appunto anticipi che vanno da 200 a 100mila dollari, a un tasso d’interesse inferiore (negli Usa è fra il 13 e il 19% e nel Regno Unito è attorno al 16%), a quello delle carte di credito: l’11,9% nel Regno Unito e dell’8,99% in USA.

L’iniziativa di Brin&Page (nella foto) è partita da Mountain Wiew, subito dopo quella molto simile annunciata da Amazon.

Secondo quanto riportato dal Financial Times, “la mossa segna l’apertura di un nuovo fronte nella battaglia tra le più grandi società di Internet”. L´ultima azione di Google rappresenta infatti un attacco diretto al suo concorrente Amazon, che ha iniziato a far credito verso i venditori indipendenti che offrono i loro prodotti nel suo mercato. Ma la sfida ha un precedente. Il colosso di Mountain View pochi giorni fa ha raggiunto un accordo con gli editori americani di libri, ponendo fine a una causa avviata nel 2005, che potrebbe scalfire il monopolio di Amazon nella vendita degli e-book, anche se secondo gli analisti l’intesa raggiunta con gli editori non riuscirà a scalfire la supremazia di Amazon.

La libreria digitale, dunque, eroga micro prestiti ai venditori indipendenti che utilizzano il portale come principale luogo di compravendita di libri e prodotti multimediali. L’obiettivo è sempre lo stesso: fornire risorse finanziarie agli imprenditori in una fase di crisi di liquidità nel mondo bancario. Questo flusso di danaro a basso interesse permetterà ai commercianti che utilizzano il sito di e-commerce di ampliare la propria linea di vendite proprio in occasione delle prossima stagione natalizia.

Amazon stessa ne riceverà ulteriori vantaggi: offrirà un’offerta più larga di prodotti ai clienti finali.

Il programma è quello di Amazon Lending ed è rivolto soprattutto ai negozianti che vendono prodotti e accessori attraverso il network della libreria online, dove oltre a libri, ebook e dischi oggi sono molto presenti anche i prodotti dell’elettronica di consumo. I tassi di interesse dovrebbero avere un range piuttosto ampio: da un minimo dell’1% a un massimo del 13 %. Una volta sottoscritta la partecipazione ad Amazon Lending, al venditore vengono accreditati i soldi richiesti mediante il suo account su Amazon, entro cinque giorni lavorativi. Anche gli interessi verranno dedotti automaticamente dal conto.

Sebbene Amazon non abbia rilasciato commenti ufficiali sulle caratteristiche del programma Lending, gli analisti americani parlano di finanziamenti fino a 800mila dollari.

Sia Google che Amazon pretendono che i crediti ricevuti vengano spesi per programmi di promozione o di vendita da effettuarsi sulle loro piattaforme proprietarie.

Non come la startup Kabbage, che offre ai venditori online prestiti di importo compreso tra 500 e 50mila dollari ma permette alle aziende che usufruiscono dei finanziamenti di vendere i propri prodotti su piattaforme diverse, da eBay a Yahoo a Etsy alla stessa Amazon. Altra protagonista della nuova frontiera hi-tech del settore bancario Paypal acquistata da eBay per 1,5 miliardi di dollari 2002.

Ha avviato quest’estate una sperimentazione, sempre in Gran Bretagna. Si tratta di un’operazione di prestiti caricati direttamente sul conto Paypal per effettuare acquisti via web. Anche qui tassi bassi concorrenziali intorno al dodici per cento.

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