Tra Vendola Bersani e Renzi è una vera guerra, anche di comunicazione. E’ scontro anche tra gli staff. Tutti attenti alla buccia di banana.
di Saverio Mercadante
Non è solo una questione di rottamazione e di usato sicuro ma è una questione di una nuova narrazione come direbbe Nichi Vendola che vuole rottamare il liberista e rottamatore Matteo Renzi, e sente più vicino il post comunista Bersani che si è autodefinito, per l’appunto, “ usato sicuro”. Le primarie del PD hanno aperto un nuovo fronte, al di là del risultato finale, piuttosto interessante nella comunicazione politica. Da una parte, c’è il camper e la nuova grammatica del comizio di Renzi, dall’altra, c’è l’adeguamento di Bersani che inizierà la campagna elettorale per le primarie dalla pompa di benzina di Bettola nel profondo piacentino, una volta di proprietà di suo padre. Scelta molto populista all’americana, il ritorno alle origini del segretario piacentino. Quella pompa di benzina che Gianfranco Fini, invece, ha fatto di tutto per dimenticare: anche suo padre ne gestiva una. Camper di Renzi contro la pistola erogatrice di Bersani. Altro nuova invenzione linguistica del segretario del PD: un suo intervento da un autogrill, lungo la via Emilia, per parlare al popolo dei Tir e degli spostamenti di massa, l’Italia quella vera che suda e smania per vendere l’urbi et orbi merceologico o per farsi la vacanzina.
Anche gli staff si guardano a specchio: dalla parte renziana, Giorgio Gori, ragazzo di bottega precocissimo delle televisioni berlusconiane assurto a ruolo di guru, dalla parte di Bersani invece ci sarà probabilmente Simona Ercolani ideatrice di “Sfide” e di altri programmi di successo, moglie del giornalista Fabrizio Rondolino, che sembra puntare invece su Renzi.
Rondolino fu portavoce di D’Alema ai tempi della sua presidenza del Consiglio. Era uno dei tre “Tarzan” di D’Alema, il cerchio più stretto intorno all’attuale presidente del Copasir. Oltre alla Ercolani in pianta organica bersaniana anche la direttrice di You Dem, la televisione del PD, Chiara Geloni. Ma sono già iniziati i duelli tra gli staff. Chiara Geloni sul blog dell’Huffington Post ha rivendicato il diritto a potersi schierare “perché non sono una dipendente del PD, ma una dirigente nominata da questo segretario. Qualche scrupolo in più dovrebbe farselo chi da dipendente del PD, ritiene di sostenere altri candidati diversi da Bersani”. Il renziano Lino Paganelli chiamato in causa, è l’uomo delle feste del PD, ha subito replicato con un ruvido liscio e busso su Facebook: “Assurdo quello che ha scritto la Geloni. Magari Bersani a dispetto della sua adulatrice principale ragiona valutando le competenze e le capacità e non il tasso di leccaculismo”.
Ma il PD bersaniano s’era già mosso contro questo intruso di fiorentino accettato nella competizione delle primarie dall’assemblea del PD di sabato scorso.
‘’Dopo averlo sollecitato a chiarire la propria posizione in palese conflitto di interessi, prendiamo atto della decisione di Giorgio Gori di lasciare la carica di consigliere di amministrazione di Zodiak Media e cedere a De Agostini l’intero pacchetto azionario che ancora possedeva. Una decisione che avevamo auspicato, visto il suo ruolo nella squadra di Matteo Renzi’’, ha affermato Stefano Esposito, deputato del PD.
“Speriamo adesso che i programmi di Magnolia, società della quale Gori ha fatto parte fino a poco tempo fa e che produce contenuti che i telespettatori possono vedere su ogni rete, dalla Rai a Mediaset, passando per La7 e Sky, mantengano un atteggiamento equidistante e professionale nella sfida delle primarie per la leadership del centrosinistra, come purtroppo non è accaduto in alcune occasioni”.
La televisione che dovrebbe uscire dalla porta rientra dalla finestra nel ruolo di spin doctor, suggeritori, di quelli che potrebbero essere i candidati alla prossima presidenza del Consiglio. Si ha l’impressione anche che si stia superando anche il format berlusconiano. Vendola e Renzi avevano già innovato: il primo con la Fabbrica di Nichi, il secondo con gli incontri alla Leopolda. Due evidenti progetti di rigenerazione della politica dove carisma e nuove tecnologie viaggiano a braccetto. La Fabbrica qualcuno l’ha definita un organismo neo-tribale: il collante è emozionale e carismatico, veicolato da alte competenze e dalle nuove piattaforme comunicative. Dal web si estende alle periferie urbane. Gli incontri alla Stazione Leopolda di Firenze invece ricordavano in qualche modo le esperienze dei TED americani. Mini contributi di qualche minuto a forte concentrazione di imprenditori e persone che ce l’hanno fatta. Le parole chiave: merito, figli, innovazione e ambiente. Anche qui ambiente tecnologico, internet mediatore assoluto. Da quell’esperienza credo che derivi anche il nuovo comizio renziano. Che vedeva già Giorgio Gori tra i protagonisti, ma anche un economista di vaglia come Luigi Zingales, da tanti anni negli Stati Uniti. Scomparso il simbolo del PD, come anche Bersani farà scomparire durante la sua campagna per le primarie la nomenklatura del PD. Il palchetto dove Renzi parla ha solo una grande scritta cubitale: “Adesso!”.
Accanto uno schermo dal quale partono immagini che intervallano l’intervento.
Film, immagini di repertorio, comici. Poche parole d’ordine. Matteo Renzi, microfono in mano va avanti e indietro. Più un intrattenitore che un politicante. La lezione grilliana è evidente. Il canovaccio è sempre lo stesso, una sorta di spettacolo portato in giro in replica quasi sempre uguale. Bersani, invece in ogni città prenderà di petto un solo argomento. Parole chiave: Verità, coraggio, realtà. Ma dalla pompa di benzina di Bettola sembra che premerà molto sul tasto più personale e intimista perché “io non sono come Renzi, cresciuto a pane e comunicazione. Ma una mia storia ce l’ho. E, per la prima volta, voglio raccontarla”.
L’altra questione è quella dei soldi. Su Renzi girano già voci incandescenti. L’ex tesoriere Ugo Sposetti ha accusato Matteo Renzi di aver già speso 2 milioni e 35 mila euro e di prendere anche soldi dall’estero. Si dice che vengano dalla destra USA americana, da Israele. Renzi già promette querele. I contributi e i nomi dei finanziatori che hanno dato l’autorizzazione sono sul sito del sindaco: finora raccolti quasi 60 mila euro. Molto volontariato e comitati pro Renzi che affittano le sale. Gli alberghi se li paga da solo come anche il camper. Ha rifiutato l’aiuto del partito. Come anche Bersani che lancerà una raccolta di fondi online, mettendo tutto per iscritto.
Anche Vendola lancerà una sottoscrizione. I creativi che gli cureranno la campagna per le primarie sono volontari. Massima attenzione da parte di tutti alla buccia di banana alla ciociara che ha fatto cadere oltre al povero Fiorito l’intero PDL.
Il magna magna nel Lazio e in Lombardia ha fatto perdere oltre che la faccia, milioni di voti.