Home FixingFixing Diario della crisi del 12 ottobre 2012

Diario della crisi del 12 ottobre 2012

da Redazione

Nei mesi scorsi l’Italia è stata colpita da un fugone di capitali che ha interessato la periferia dell’area euro.

 

di Saverio Mercadante

 

Moody’s ha declassato il giudizio su Fiat, da Ba2 a Ba3. Secondo l’agenzia non c’è trippa per gatti. Detto tra noi, ma non lo dite in giro, si conferma quello che ha scritto Carlo De Benedetti su “Il Sole 24 ore” e ribadito in una recente lectio magistralis: “E’ una palla ben studiata quella di Marchionne che dice che non si investe in un mercato debole. A me hanno sempre insegnato il contrario”. Moody’s, d’accordo con l’ingegnere mette in guardia sul fatto che il ritardo nel rinnovo dei modelli e la mancanza di lancio di altri modelli potrebbe ulteriormente “appesantire” la competitività di Fiat in Europa, rispetto ai suoi concorrenti Peugeot e Renault. Anche perché Wolkswagen in un mercato debole come quello europeo sfornerà nei prossimi tre anni 16 nuovi modelli. Ah saperlo, quello che c’è nella testolina dell’ingegnere canadian-abruzzese che paga le tasse in Svizzera.

Anche qualcun altro porta i suoi capitali all’estero. Difatti, nei mesi scorsi l’Italia è stata colpita da un fugone di capitali che ha interessato la periferia dell’area euro. Nell’attuale Italietta sono stati soprattutto gli investitori esteri a fare uscire, zitti, zitti, dal paese 235 miliardi di euro. Evviva, è il 15 per cento del Pil. Lo rileva il FMI in una analisi inserita nell’ultima edizione del suo Global Financial Stability Report, la relazione sulla stabilità finanziaria presentata a Tokyo in occasione delle assemblee autunnali con la Banca Mondiale.

“Sia la Spagna che l’Italia hanno sofferto massicci deflussi di capitali nei 12 mesi conclusi a giugno: dell’ordine dei 296 miliardi di euro per la Spagna, ossia il 27 per cento del Pil, e di 235 miliardi di euro per l’Italia – recita salmodiante il rapporto – il 15 per cento del Prodotto interno lordo. Sempre il FMI lancia l’allarme da Tokyo e afferma che gli istituti potrebbero aver bisogno di smobilizzare asset per un valore fino a 4.500 miliardi di dollari per tutto il 2013, dunque per i prossimi 14 mesi.

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